Napoli e Street Art sono un connubio ormai indissolubile e i muri della città continuano a riempirsi di opere dei più grandi streetartist nazionali e internazionali. Il più famoso di tutti è sicuramente Jorit, che ha lasciato il segno non solo in città ma anche nei dintorni.
La cosa più interessante è che la maggior parte di queste opere fanno parte di progetti di riqualificazione urbana dei quartieri più disagiati, i quali sono entrati a far parte di tour dedicati alla street art e sono stati così scoperti dai turisti di tutto il mondo. Zone un tempo invisibili che oggi incuriosiscono e affascinano.
Abbiamo creato – e fatto, perché raccontiamo solo itinerari creati e testati personalmente – un itinerario per scoprire le più belle opere di street art a Napoli e dintorni, incentrato soprattutto su Jorit, il nostro preferito, ma che vi porterà a scoprire anche le opere più interessanti e curiose di altri streetartist.
Street Art Tour a Napoli: la Human Tribe di Jorit
Prima di scoprire l’itinerario, vi racconto un po’ del nostro streetartist preferito sulle cui opere è centrato il tour.
Jorit Agoch, nome dell’artista, è l’unione del suo nome di battesimo ed il suo Tag (la firma che si usa mettere sui graffiti) – meglio conosciuto solo come Jorit, per l’anagrafe Jorit Ciro Cerullo – è un giovane artista, classe 1990, nato a Napoli da madre olandese e padre partenopeo. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli con il massimo di voti e lode, inizia a disegnare graffiti sui muri nel 2005, lo stesso anno del suo primo viaggio in Africa, in Tanzania, durante il quale rimane affascinato da questo Paese al punto di tornarci più volte e studiare alla scuola d’arte Tinga Tinga di Dar es Salaam.
È proprio dopo questo viaggio che Jorit passa dal semplice graffitismo alla rappresentazione del volto umano. Nel 2008, a soli 18 anni, realizza mostre al MACRO di Roma e al MAGMA e P.A.N. di Napoli, arrivando ad esporre anche a Londra, Berlino e Sidney, ma nonostante il successo le sue opere restano sempre legate alla strada.
I volti diventano il suo soggetto principale, perché lasciarsi guardare in viso, negli occhi, è offrire sé stessi. Nel volto è rappresentato tutto ciò che siamo.
È in Africa che scopre il rito della scarificazione, un rituale di alcune tribù in Tanzania e Kenya in cui il volto delle persone viene segnato per rappresentare l’ingresso all’età adulta e come simbolo di accettazione e fratellanza. Ogni tribù ha un taglio o un segno diverso che le contraddistingue. Jorit ha scelto il suo e, affascinato da questo concetto, ha iniziato a segnare i suoi volti, perché ognuno appartiene alla Human Tribe: siamo tutti esseri umani e apparteniamo ad un’unica grande tribù, indipendentemente da chi siamo e come siamo fatti.
Un’altra cosa in particolare che caratterizza le opere di Jorit sono i messaggi nascosti. I messaggi più importanti sono nascosti negli occhi ma, proprio come quelli nascosti nel viso, sono difficilissimi da individuare ma molto importanti perché completano il significato dell’opera. È stato il giornalista Vincenzo de Simone a scoprirli per primo e li ha raccolti nel suo progetto “La gente di Napoli”.
Street Art Tour a Napoli: le opere e l’itinerario
Per questo itinerario – che va da nord a sud di Napoli – è necessario almeno un giorno completamente dedicato, magari durante un weekend a Napoli se non è la prima volta che visitate la città partenopea, oppure considerando di fermarvi un giorno in più.
Quarto
Quarto è un posto importante per Jorit, direi fondamentale: è qui che è nato e qui ha iniziato a fare i suoi primi graffiti. Ci sono quello di Hamsik sulla facciata della scuola Viviani – finanziato dal barbiere del calciatore, proprio quello che crea la famosa cresta – quello di Rocco Hunt nell’officina EAV; da marzo 2021 anche la nuova opera dedicata a Maradona, proprio accanto a Hamsik in Piazzale Europa; e la sua opera più grande: il ritratto di Rosa Parks, anche lei marchiata con i segni della Human Tribe.
Il ritratto di Rosa Parks si trova all’officina EAV della Stazione Circumflegrea di Quarto, è disegnato a terra ed è grande 1500 mq (forse un numero non scelto a caso: infatti 15 anni fa, proprio in questa stazione, Jorit ha disegnato i suoi primi graffiti), visibile interamente solo dall’alto.
Bacoli
Qui a Bacoli si trova il mio murales preferito di Jorit: la Sibilla Cumana. Lo ha iniziato prima che l’Italia si spegnesse nel lockdown totale e lo ha finito appena è stato possibile. Si trova in via Gaetano de Rosa e lo trovo di una bellezza magnetica. “Da dove ripartire, se non dalla bellezza? Guardiamo al futuro con gli stessi occhi della Sibilla: determinati e senza paura”. Così l’artista ha interpretato la sua opera, quegli occhi intensi che emergono dalla Piscina Mirabilis, uno splendido sito da visitare assolutamente e che si trova proprio lì vicino.
Napoli
Servirebbe un intero libro per raccontare tutti i murales di Napoli. Ne ho scelti alcuni particolari, oltre a quelli di Jorit.
Nel centro storico si può iniziare da Vico Santa Maria dell’Aiuto, dietro il Chiostro di Santa Chiara (circa dieci minuti a piedi), dove si trova uno dei murale di Zilda, streetartist francese che usa una tecnica particolare: disegna prima su carta, dipinge, poi incolla i poster, per bene e ben ritagliati, al muro. Un’altra sua opera si trova in Vico San Giovanni in Porta. Entrambe rappresentano due angeli.
A Forcella, in Via Vicaria Vecchia, si trova San Gennaro Operaio, opera di Jorit. Si è ispirato al volto di un operaio napoletano (alcuni dicono il suo carrozziere) perché, proprio come faceva Caravaggio, è dai volti della strada che prende i suoi soggetti. Il dipinto inoltre si trova vicino il Museo del Tesoro di San Gennaro, il tesoro più ricco al mondo dopo quello della Corona Inglese.
In 5 minuti a piedi da via Vicaria Vecchia, si arriva in Piazza dei Girolamini dove si trova, ben protetta da un vetro, l’unica opera documentata in Italia di Banksy, la quale racconta il legame tra religione e criminalità organizzata che esiste a Napoli.
Per ammirare un altro simbolo di napoletanità basta arrivare in Piazza Eduardo de Filippo, dove sulle serrande del Teatro San Ferdinando spiccano i tre volti di Eduardo de Filippo, altra opera realizzata da Jorit su quel teatro che l’attore e drammaturgo contribuì a ricostruire nel 1948.
Allontanatevi poi verso il Rione Sanità (dal Teatro dista circa 15 minuti a piedi) per trovare un graffito davvero unico: si intitola Speranza Nascosta, di Francisco Bosoletti. Si trova in Via Sanità, proprio sull’ingresso del centro d’accoglienza La Tenda – un’associazione che aiuta senzatetto e famiglie in difficoltà della zona – ma a prima vista sembrano quasi degli scarabocchi. Per vedere il vero volto dell’opera, quello nascosto l’unico modo è fare una foto e metterla al negativo.
Un’altra opera di Bosoletti è la Iside velata nei Quartieri Spagnoli: per vederla svelata bisogna usare lo stesso trucco del negativo.
Spostatevi poi – coi mezzi pubblici o in auto – all’Arenella, per ammirare altre due opere di Jorit: Ilaria Cucchi in Via Francesco Verrotti, e quello dedicato a Kobe Bryant sul campetto da basket di Via Francesco dell’Erba (le foto all’inizio dell’articolo).
Uscite poi dalla città per raggiungere i quartieri più in periferia, come Scampia. In Via Piero Gobetti, proprio fuori dalla stazione della metro Linea 1, si trovano due murales uno accanto all’altro, dipinte sulle facciate laterali dei palazzi: rappresentano Pier Paolo Pasolini e Angela Davis, attivista statunitense.
Spostandosi verso Ponticelli, si trova un luogo importante che non può assolutamente mancare in un tour dedicato alla Street Art: il Parco Merola, conosciuto come Parco dei Murales. Il quartiere, a Napoli Est, è quello con il tasso più alto di dispersione scolastica e disoccupazione. Per questo proprio qui è nata una rete di associazioni culturali e sociali con l’obiettivo di sviluppare un graduale riscatto culturale e socio-economico.
Il Parco dei Murales è nato grazie a INWARD, l’Osservatorio sulla creatività urbana, in un progetto di riqualificazione urbana.
Sono tante le opere dipinte sui muri dei palazzi e diversi gli artisti che hanno partecipato: Jorit, Rosk&Loste, la Fille Bertha, CDO, Zed1, Zeus40, Fabio Petani e Daniele Hope Nitti.
A dieci minuti di macchina da Ponticelli si trova San Giovanni a Teduccio, casa del murale forse più famoso di Jorit, in Via Taverna del Ferro: quello che vede vicini Maradona – il più grande murales al mondo dedicato al campione – e lo scugnizzo Niccolò, in cui mette sullo stesso piano umano e divino. Alle loro spalle si trova Che Guevara.
Negli occhi di Maradona sono nascoste due parole, visibili solo quando la luce di alba e tramonto arrivano nello sguardo del calciatore argentino.
Se vi interessa la storia del Pibe de Oro, potete fare un tour dedicato ai suoi luoghi!
Ultima tappa del nostro Street Art Tour dentro la città è Barra. Qui sul tetto di un palazzo si trova il dipinto dedicato a George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia. e quello dedicato a Martin Luther King, in corrispondenza della fermata “Barra” della Circumvesuviana. Quest’ultimo fa sempre parte di un progetto di riqualificazione ed è stato realizzato con l’intento di parlare ai ragazzi di razzismo, inclusione e sogni.
San Giorgio a Cremano
Ultima tappa del tour, ospita l’imperdibile è il murale dipinto sul Palazzetto dello Sport di San Giorgio a Cremano – il Palaveliero in Via Alessandro Manzoni – dedicato a Troisi, un simbolo di Napoli e della napoletanità. Terminato il giorno del 64° compleanno dell’attore, rappresenta tre scene dei film più belli che lo hanno visto protagonista: Ricomincio da tre, Non ci resta che piangere e Il Postino. Anche questo è opera di Jorit, molto diverso da quello a cui ci ha abituati, a ulteriore dimostrazione del suo talento.
Troisi è rappresentato anche in un altro murale alla stazione della città, firmato Rosk&Loste, accanto ad Alighiero Noschese, attore, comico e imitatore nato proprio a San Giorgio.