“Ci sono città più forti dei secoli: il tempo non le muta. Si succedono le dominazioni, le civiltà vi si depositano come sedimenti geologici; ma esse conservano attraverso i tempi il loro carattere, il loro profumo, il loro ritmo e il loro rumore, diversi da tutte le altre città della terra. Da sempre Napoli è una di queste e, come appare oggi al viaggiatore, così era nel Medioevo e così indubbiamente mille anni prima, mezzo africana e mezzo latina, con i suoi vicoletti affollati, il suo chiassoso brulichio di gente, il suo odore di olio, di zafferano e di pesce fritto, la sua polvere color del sole e il rumore di sonagli.”
Maurice Druon
Mi sono resa conto di aver scritto davvero poco, quasi nulla, su Roma e su Napoli, le mie città, quelle che conosco meglio. Forse è un po’ come quel fatto che “si conosce meglio l’estero che casa propria”, ma questa non può essere certo una giustificazione, perciò devo rimediare e provo a farlo iniziando a raccontarvi cosa vedere a Napoli in un weekend.
Un weekend è davvero il minimo indispensabile per vedere le cose principali di questa città così ricca di cose da fare, vedere e assaggiare.
Se però avete a disposizione solo un giorno – spesso noi romani facciamo avanti e indietro in giornata – potete leggere l’articolo di Expedia su cosa vedere a Napoli in 24 ore.
Considero Napoli la mia seconda città – Nunzio è nato e cresciuto lì e prima che si trasferisse a Roma ho passato moltissimo tempo con lui a Napoli, tra weekend e vacanze (e tutt’ora scendiamo ogni volta che ci è possibile) – per questo le ho anche dedicato una dichiarazione d’amore.
Alcuni dicono che Napoli ha mille cuori, ma per me ne ha solo uno, forte e pulsante, plasmato da secoli di dominazioni in cui ha dovuto imparare ad adattarsi e sopravvivere. Questo l’ha resa una città ricca di storia e arte, dove si intrecciano le culture delle dominazioni subite, a fare di lei una città bella tanto quanto complicata e affascinante.
Ma vediamo insieme cosa vedere a Napoli – secondo noi – solo in un weekend: un itinerario classico, adatto a chi visita la città per la prima volta.
Cosa vedere a Napoli in un weekend
La metropolitana è il mezzo più comodo per muoversi a Napoli e vale davvero la pena prenderla, perché è una vera e propria opera d’arte (non per niente il complesso di 15 fermate si chiama Stazioni dell’Arte). La fermata Toledo – che porta su Via Toledo, una delle vie principali di Napoli che collega Piazza Dante al centro storico con Piazza del Plebiscito – è stata dichiarata la metro più bella d’Europa: è ispirata al mare e sembra davvero di immergersi nel profondo blu. Oltre a questa, che è la più famosa, vi consiglio anche di non perdere la fermata Dante, con l’installazione di diverse opere artistiche e un brano del Convivio di Dante sul muro; Museo, dai muri azzurri e ricca di copie di opere artistiche e fotografie di Mimmo Jodice; la colorata Materdei; infine Salvator Rosa con le sue installazioni artistiche, tra cui A subway è cchiù sicura di Perino&Vele, una serie di 500 in cartapesta e vetroresina.
Come dicevo, Toledo collega il centro storico al mare. Una volta qui, risalite la via affollata di negozi (e gettate uno sguardo lungo i vicoli che si aprono lateralmente di tanto in tanto, sono molto caratteristici) e arrivate a Piazza Dante, dove fa bella mostra di sè un’imponente statua del Sommo Poeta e il Foro Carolino, un edificio semicircolare che occupa gran parte della piazza, costruito in onore di Carlo III di Borbone, sormontato da 26 statue che rappresentano le virtù del re.
Qui si trova anche Port’Alba, costruita nel 1625 per sostituire un’apertura nel muro scavata dalla popolazione per facilitare il passaggio tra i borghi. La porta da accesso a Via Port’Alba, famosa per i suoi negozi di libri (se ci passate in serata andate a prendere qualcosa da bere alla Libreria Berisia, una libreria cocktail bar con musica live) e per la pizza a portafoglio, una pizza tonda piegata in quattro e infilata in un tovagliolo, da mangiare ripiegata. Con appena dieci minuti a piedi, passando per il decumano maggiore, strade e vicoli acciottolati, si arriva a Spaccanapoli, una via perfettamente dritta che divide la zona nord della città dalla zona sud (guardatela dalla Certosa di San Martino e capirete molto meglio il significato del nome).
A Spaccanapoli c’è moltissimo da vedere, è il cuore della città.
Iniziate da Piazza del Gesù Nuovo, una delle piazze più importanti e famose della città. Qui troverete la targa UNESCO che spiega perché il centro storico di Napoli è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità («I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell’Europa e al di là dei confini di questa.») e, al centro della piazza, l’Obelisco dell’Immacolata, un’opera barocca alta 30 metri sopra la quale ogni anno, l’8 dicembre, i pompieri posano una corona di fiori in onore dell’Immacolata Concezione. Si dice che a causa dei contrasti di luce e ombra della statua, vista da una certa angolazione (a tre quarti alle spalle della statua, sulla sinistra) riveli l’immagine della Mietitrice. Anche la bellissima, barocca Chiesa del Gesù Nuovo in Piazza è avvolta dalle leggende: sembra sia stata costruita con pietre capaci di attirare energie positive… sarà per questo che la cappella di San Giovanni Bosco all’interno della chiesa è piena di ex voto? L’esterno della chiesa, costruita nelle’ex Palazzo Sanseverino, è di sicuro affascinante con il suo cupo bugnato a punta di diamante in pietra piperina. Un’altra leggenda racconta che queste pietre nascondano in realtà un pentagramma, su cui sarebbe incisa una canzone composta da Raimondo di Sangro, il misterioso principe Sansevero.
A proposito di Raimondo, a Spaccanapoli si trova la Cappella Sansevero, uno tra i più importanti e bei musei di Napoli.
Costruita nel 1593 e nata come Chiesa di Santa Maria della Pietà, della chiesa originale è rimasto ben poco dopo che Raimondo di Sangro la restaurò negli anni ’40 del Settecento. Ormai sconsacrata, oggi è diventata un museo che ospita delle pregevoli sculture, meravigliosi dipinti e, al piano inferiore, le macchine anatomiche, opera di Raimondo: due corpi completamente scarnificati – secondo la credenza popolare due servi di Raimondo – in cui è possibile vedere l’intero sistema circolatorio.
Ma l’opera più starordinaria di tutte è il Cristo Velato, scolpito da Giuseppe Sanmartino. A renderla così celebre è, oltre alla precisione dei dettagli e la sorprendente bellezza, la straordinaria trasparenza del velo, così realistica che da oltre duecento anni si crede il velo non sia scolpito, ma frutto di un processo di marmorizzazione di un velo reale da parte di Raimondo, che all’epoca si dilettava con l’alchimia. Realtà o pettegolezzo, l’opera è innegabilmente meravigliosa e nessuna foto rende la sua reale bellezza.
Altra cosa da non perdere a Spaccanapoli è il Monastero di Santa Chiara. Costruito nel 1310 in stile gotico, venne completamente distrutto dal bombardamento del 4 agosto 1943 e ricostruito dieci anni dopo. Le opere sopravvissute al bombardamento furono spostate inq uello che oggi è il Museo dell’Opera all’interno del monastero. La chiesa è molto semplice, forse troppo, tanto che Carlo d’Angiò la definì “una grande stalla“. Molto diverso invece lo splendido chiostro maiolicato del monastero, opera del Vaccaro, un tripudio di colori.
Prima di spostarvi da Spaccanapoli, fate un salto a San Gregorio Armeno, anche se non è Natale (del Natale a San Gregorio Armeno ne parlai in uno dei primi post che scrissi… abbiate comprensione!). Le botteghe sono aperte tutto l’anno e anche se al di fuori del Natale non espongono le loro opere e la via perde un po’ di fascino, mantiene comunque la sua bellezza e tipicità di vicolo partenopeo.
Altra cosa da non perdere nel centro storico è una delle meraviglie di Napoli: i suoi sotterranei. Visitare Napoli Sotterranea è come un viaggio nel tempo vero e proprio, dove si passa dall’ammirare i tunnel antiaerei della Seconda Guerra Mondiale alle gallerie scavate dai greci per scavare il tufo. Una visita interessante e bellissima, alla fine della quale, tornati in superficie, si può ammirare l’antico teatro greco, incastrato tra i palazzi del centro.
Tornando su Via Toledo e percorrendola fino alla fine dalla parte opposta (cosa che vi consiglio di fare, se seguirete questo itinerario, il secondo giorno) si arriva all’incantevole Piazza del Plebiscito, con il suo Caffè Gambrinus dove una pausa caffè ci sta tutta. Prima di inoltrarvi nella Piazza, andate ad ammirare il Teatro San Carlo che si trova proprio lì di fronte, uno dei teatri lirici più belli e prestigiosi al mondo, così bello che Stendhal per descriverlo disse «Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea.». È anche il più antico teatro chiuso d’Europa e il più antico ancora attivo al mondo. Un teatro dall’architettura maestosa e le decorazioni sontuose. Nel piccolo museo accanto al teatro, il MeMus, è raccontata la storia del San Carlo e dell’opera lirica in generale… consiglio di visitarlo prima di visitare il teatro!
Proseguendo dritti oltre il Teatro (tenendo alle vostre spalle l’ingresso del teatro andate a destra) si arriva al Maschio Angioino, uno dei più famosi castelli di Napoli, il benvunto a Napoli per chi arriva dal mare. Grazie ai lavori del Comune che lo ha isolato dal resto, Castel Nuovo (il nome “ufficiale”) appare come un gioiello nella zona, in tutta la sua maestosità.
Il nome significa “fortezza dei d’Angiò”: il termine Maschio (o mastio), indica la torre più fortificata di un castello, quella dove si rifugiano i castellani con la loro famiglia durante gli assedi; mentre Angioinoviene proprioda Carlo I d’Angiò, che fece costruire il castello nel 1266. Oggi il castello ospita la Società Napoletana di Storia Patria e l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, mostre ed esposizioni temporanee, il Museo Civico con la trecentesca Cappella Palatina ed eventi culturali. Punta di diamante del castello è sicuramente la bellissima Sala dei Baroni, affrescata da Giotto con le rappresentazioni delle donne e degli uomini più conosciuti dell’antichità.
Tornate poi su Piazza del Plebiscito, la piazza più famosa e grande di Napoli. Prima di entrare a visitare i palazzi storici, godetevi la piazza. Guardate le quattro statue di Palazzo Reale e la loro posizione: una storiella napoletana narra che Carlo V d’Asburgo chieda chi sia stato a fare la pipì, Carlo III afferma di non saperne nulla e Gioacchino Murat si dichiara colpevole, per questo Vittorio Emanuele II minaccia di evirarlo.
Date poi le spalle alla porta di Palazzo Reale (da visitare assolutamente, e studiate bene la posizione dell due statue equestri di fronte a voi, per provare a passarci in mezzo. Chiudete gli occhi e tentate… è un’impresa impossibile! Secondo la leggenda è colpa della Regina Margherita, la quale scagliò una maledizione sulla piazza, promettendo poi di salvare i prigionieri a patto che fossero riusciti a superare questa prova… ma ovviamente nessuno ci riuscì mai.
Proseguendo oltre Piazza del Plebiscito, scendete fino al lungomare e godetevi la bellissima passeggiata vista Vesuvio fino a Castel dell’Ovo. Questa è in assoluto la mia passeggiata preferita a Napoli e Castel dell’Ovo, col suo Borgo Marinaro, uno dei miei posti preferiti al mondo.
Passerei ore seduta sugli scogli o affacciata sul castello, il più antico di Napoli, a godermi l’atmosfera unica del posto e lo splendido paesaggio del Golfo di Napoli.
Secondo la leggenda è proprio sull’isolotto di Megaride su cui sorge il castello che approdò la sirena Partenope (e secondo la storia, il luogo dove venne fondata Parthènope nel VIII secolo a.C. per mano cumana). Un’altra leggenda invece è legata al nome del castello: l’ovo sarebbe un vero e proprio uovo nascosto dal poeta Virgilio nelle fondamente del castello, un uovo da cui dipende il destino di Napoli. Si dice infatti che il giorno in cui verrà distrutto l’ovo, enormi catastrofi si abbatteranno sulla città.
Oggi l’ingresso al castello è gratuito – si paga solo il biglietto facoltativo per accedere alle mostre temporanee tenute in alcune sale del castello – e la vista che si gode dalla cima delle sue torri è semplicemente incantevole.
Cosa vedere a Napoli in un weekend: se avete ancora tempo…
L’itinerario consigliato finora riguarda le zone classiche e centrali con le loro cose più conosciute, ma a Napoli c’è molto altro ancora da vedere.
Se siete stati veloci e avete ancora tempo per visitare altro, o se preferite un percorso alternativo a quanto suggerito, vi consiglio di visitare il Vomero, il quartiere collinare di Napoli, la zona di Posillipo e/o quella di Capodimonte.
Al Vomero non perdete la Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo. Vale la pena arrivare fin quassù anche per il panorama che si può godere dal Belvedere di San Martino, che abbraccia tutta Napoli.
La Certosa è uno scrigno d’arte, con un ricco patrimonio artistico, storico e architettonico fatto di marmi, stucchi, sculture, che conta circa cento sale, due chiese, un cortile, quattro cappelle, tre chiostri e giardini pensili e dal 1866 è Museo Nazionale.
A Posillipo sono meravigliosi i panorami e, in particolare, il Parco Virgiliano. Costruito con una struttura a terrazze sul promontorio di Posillipo (non confondetelo col Parco Virgiliano di Piedigrotta!). Passeggiare nel parco è davvero rilassante ed arrivati sulla terrazza panoramica si può godere di una delle viste più belle e complete del Golfo di Napoli (nei giorni di bel tempo da qui si può vedere dal Vesuvio a Sorrento, le isole di Capri, Procida, Ischia e Nisida, la costa di Posillipo, Coroglio e la costa flegrea da Pozzuoli a Capo Miseno).
A Capodimonte da vedere assolutamente è, ovviamente, il Museo e Real Bosco di Capodimonte. Il bosco, polmone verde di Napoli, è il parco preferito dai napoletani per le passeggiate e per le corse mattutine. Qui nella reggia – che ospitò la Real Fabbrica di Porcellane nella seconda metà del ‘700 – ebbe inizio la tradizione delle porcellane di Capodimonte. Oggi la Reggia, voluta da Carlo di Borbone, ospita la collezione Farnese, con dipinti di Raffaello, Tiziano, Parmigianino, Guido Reni e molti altri; la collezione della Galleria Napoletana con le opere delle chiese messe in salvo; e una collezione d’arte contemporanea con alcune opere anche di Andy Warhol.