Le location di Shutter Island: itinerario in Massachusetts sulle tracce del film di Scorsese

“Lo sapeva che la parola trauma viene dal greco, vuol dire ferita. E qual è la parola tedesca per sogno? Traum, ein traum. Le ferite possono creare mostri, e lei, lei ha tante ferite, agente.”
Dr. Jeremiah Naehring

Era il 19 Febbraio 2010 quando uscì nelle sale la versione cinematografica del romanzo Shutter Island, “un ibrido tra i libri delle sorelle Brontë e L’invasione degli Ultracorpi”, come viene descritta dallo stesso Lehane, autore del romanzo (lo stesso di Mystic River) a cui il film è ispirato. Diretto da Martin Scorsese, con la coppia Di Caprio – Ruffalo a dominare lo schermo, l’adattamento della Kalogridis è annoverato tra i capolavori del regista, pur non avendo ricevuto nessun premio e pochissime candidature (appena 2: una ai Nastri d’Argento come Miglior Film Non-Europeo e 1 a Di Caprio ai Saturn Awards come Miglior Attore Protagonista. Anzi, possiamo dire tre se vogliamo considerare la nomination e la vittoria di Di Caprio ai Teen Choice Award), infatti è l’unico film della squadra Scorsese-Di Caprio a non aver ricevute nomination agli Oscar. In compenso, rappresenta il più alto incasso al botteghino per Scorsese.

Con Shutter Island Scorsese ha voluto rendere omaggio a Hitchcock e ha mescolato diversi genere: poliziesco, thriller psicologico, noir e anche un pizzico di fantasy.
Di cosa parla quindi quest’opera così apprezzata dal pubblico?
Nel 1954, li U.S. Marshal Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo – a proposito, sapevate che ha ottenuto il ruolo scrivendo una lettera a Scorsese? Proprio come fece Margot Robbie con Tarantino, il quale poi le offrì la parte in “C’era una volta Hollywood”) vengono inviati a Shutter Island, una delle Boston Harbor Island, su cui si trova un ospedale psichiatrico federale per pazienti criminali, per indagare sull’evasione di una paziente di nome Rachel (Emily Mortimer), nonostante sia impossibile evadere dall’isola. Qui incontrano il vice direttore McPherson (John Carroll Lynch) e il dottor Cawley (Ben Kingsley), i quali spiegano che l’ospedale si divide tra coloro che credono nelle lobotomie come forma di cura e quelli che preferiscono i nuovi psicofarmaci. Mentre cercano indizi nella stanza di Rachel, trovano un biglietto misterioso che recita: “La legge del 4. Chi è il 67?” e che si rivelerà essere la chiave di tutto.
Durante una riunione del personale, scoprono che il medico di Rachel, Shaheen, è appena partito per una vacanza, suscitando la rabbia di Teddy che nel frattempo ha frequenti flashback del suo passato come soldato nella Seconda Guerra Mondiale, in particolare di un’esperienza terribile nel campo di concentramento di Dachau. La storia si sviluppa intrecciando il presente e il passato di Teddy, con il suo subconscio continuamente tormentato dalla morte della moglie Dolores a causa di un incendio nella loro casa. Teddy inizia a sospettare che ci sia qualcosa di molto più sinistro dietro l’evasione di Rachel e l’atmosfera inquietante di Shutter Island, soprattutto quando la paziente viene ritrovata senza neanche un graffio e riportata nella sua stanza, dove ha una reazione violenta. Un giorno Teddy e Chuck stanno indagando sull’isola e tornano accanto al faro (curiosità: sull’isola si abbatte un tremendo uragano, una tempesta che dura diversi giorni. Rappresenta il vero uragano Carol, uno dei tre maggiori uragani che si abbatterono sul New England nel 1954) . Teddy si allontana un momento ma al ritorno scopre che Chuck non c’è più e trova Rachel, che si sta ancora nascondendo e lo avvisa che nell’ospedale stanno compiendo esperimenti illegali sui pazienti e lo avverte che probabilmente anche lui è stato già drogato appena arrivato sull’isola. Teddy viene trovato dal direttore e riportato all’ospedale, dove tenta di scappare ma viene fermato e tutta la verita gli viene rivelata.

– SPOILER: NON LEGGERE OLTRE SE NON HAI VISTO IL FILM –

Ci sono stati pareri discordanti sul finale del film, in cui Laeddis chiede al dottor Sheehan: “Cosa sarebbe peggio: vivere come un mostro o morire come un uomo buono?” (la quale, se ci pensate, potrebbe essere anche una risposta alla frase che gli dice all’inizio il Dr Cawley: “La sanità mentale non è una scelta”), una frase che nel libro non compare. Secondo il professor James Gilligan della New York University, consulente psichiatrico di Scorsese, le ultime parole di Laeddis significano: “Mi sento troppo in colpa per continuare a vivere. Non mi suiciderò davvero, ma lo farò consegnandomi a queste persone che mi lobotomizzeranno”. Invece Dennis Lehane, autore del romanzo, ha dichiarato: “Personalmente, penso che Laeddis abbia un flash momentaneo. È solo un momento di sanità mentale in mezzo a tutti gli altri deliri.”
Insomma, come accade in molti film, il finale è aperto alla valutazione dello spettatore.

In realtà, se guardate il film con attenzione, nelle prime scene è possibile intravedere indizi che presagiscono il finale a sorpresa, come oggetti che appaiono in alcune inquadrature e scompaiono in altre o il fatto che ogni volta che il personaggio di DiCaprio fuma una sigaretta, se la fa accendere da qualcun altro poiché ai malati di mente non era permesso avere fiammiferi.
Altro dettaglio che si può notare solo dopo aver visto il film: ogni volta che c’è l’acqua, la scena è reale, mentre quando c’è il fuoco, è tutto “costruito”.
Infine, un dettaglio curioso: “Shutter Island” è l’anagramma in inglese di “truths and lies” (verità e bugie).

Essendo tra i nostri film preferiti, quando abbiamo organizzato il viaggio in New England una tra le prime cose che abbiamo fatto è stata proprio mappare le location del film. É stato girato prevalentemente in Massachusetts, nei dintorni di Boston (a parte qualche scena girata in California e a Bar Harbor, nel Maine). La cartina sopra mostra l’itinerario, fattibile in mezza giornata considerando 3 ore di auto – dal punto più a sud a quello più a nord – e le varie soste.
Nella cartina sopra manca però Peddocks Island, una delle location principali del film, cui si arriva prendendo un traghetto da Boston (trovate tutte le info sul sito delle Boston Harbor Islands) a cui va dedicata un’altra mezza giornata. Vi suggerisco di dividere l’itinerario in due giorni: il primo giorno questo nell’entroterra, che può terminare a Boston così da poter iniziare a scoprire la città, e il giorno successivo al mattino prendete il traghetto per l’isola.

Prima tappa di questo itinerario sulle location di Shutter Island è a Taunton, al 437 di Whittenton Street, dove si trova una vecchia fabbrica tessile abbandonata. Nel film il luogo è stato usato per rappresentare il campo di concentramento di Dachau nei ricordi di Teddy Daniels, quei flash in cui rivive eventi traumatici che ha subito mentre era nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra l’altro, l’uccisione dei Nazisti a Dachau è un evento storico realmente accaduto il 29 aprile 1945, quando gli americani hanno liberato il campo (il “Massacro di Dachau”).
Oggi è ancora una vecchia fabbrica abbandonata, senza nulla di particolare se non il “fascino cinematografico”.
Una volta qui però si può fare un salto a visitare il piccolo ma interessante Old Colony History Museum di Taunton, per scoprire qualcosa in più della storia della zona.

Proseguendo verso nord, si raggiunge il Borderland State Park. Al 259 di Massapoag Avenue, sulle sponde del Leach Pond, si trova una casetta in legno e pietra, quella che appare nei veri ricordi di Laeddis, dove si è svolto l’evento che lo è traumatizzato veramente (non lo racconto per non fare spoiler, nel caso non aveste visto il film. Si lo so, sono passati venticinque anni e non è più spoiler, ma preferisco non dire nulla, sperando di ispirare quella curiosità che invoglia ad andare a vedere il film, oltre a visitarne i luoghi).
Una volta qui, si può passeggiare all’interno del parco (qui trovate una mappa con i trail family-friendly) e visitare la Ames Mansion, la casa di Blanche Ames, artista e attivista americana le cui opere sono esposte al Metropolitan di New York, nota anche per aver inventato un metodo per intrappolare gli aerei nemici ispirato al modo in cui il filo della macchina da cucire si inceppa.

Arriviamo poi alla location più importante – tanto quanto Peddocks Island – del film: il Medfield State Hospital Campus.

NOTA IMPORTANTE: l’ospedale oggi è abbandonato ma entrare dentro gli edifici è assolutamente vietato, sia per le condizioni pericolanti in cui si trovano, sia perché sono pieni di amianto. Quindi va bene fare una passeggiata fuori – è regolarmente accessibile di giorno e ci si tengono anche eventi – ma NON ENTRATE ALL’INTERNO DEGLI EDIFICI.

Il Medfield State Hospital Campus ha aperto le porte nel 1896 ed è stato il primo complesso ospedaliero del Massachusetts. Disegnato da William Pitt Wentworth, un architetto del Vermont, gli edifici in cui i pazienti alloggiavano, erano divisi su due piani: al secondo piano le camere da letto e al primo piano spazi che ricordavano quelli di casa, per farli rilassare e accogliere le famiglie.
Negli anni precedenti alla nascita di questo ospedale, il modo in cui i pazienti venivano trattati era etichettato come “barbarico”. I pazienti stessi venivano chiamati detenuti, come venissero ricoverati per essere rinchiusi invece di essere curati. L’idea del Medfield State Hospital era di cambiare tutto questo (viene ripreso anche nel film, quando Cawley spiega che loro preferiscono l’uso dei nuovi psicofarmaci alla vecchia lobotomia). Il nome ufficiale era Medfield Insane Asylum, ma anni dopo fu cambiato in Medfield State Hospital. Nel corso degli anni l’ospedale crebbe ulteriormente e a un certo punto arrivò ad essere composto da quasi 60 edifici distribuiti su circa 3 km quadrati di terreno, ospitando fino a 2000 pazienti e 1000 impiegati. Produceva da solo calore ed elettricità e avevano campi agricoli e bestiame per produrre cibo sufficienti per i pazienti e gli impiegati, oltre ad una propria fonte d’acqua.
Molti dei pazienti non avevano nessuno al di fuori dell’ospedale e quando morivano, i loro corpi venivano donati all’Università di Harvard. Da questa solitudine e dall’isolamento in cui erano costretti a vivere, nasce la placca che si vede nel film, che oggi trovate tra gli edifici dell’ospedale e che si trova anche nel Medfield’s Vine Lake Cemetery: “Remember us, for we too have lived, loved and laughed” (Ricordatevi di noi, perché anche noi abbiamo vissuto, amato e riso”).

L’itinerario continua verso la Wilson Mountain Reservation, dove sono state girate le scene in cui Teddy e Chuck vengono sorpresi dalla tempesta mentre investigano sull’isola. Qui, oltre a cercare il punto esatto in cui sono state girate le scene (384 Common Street) se siete amanti del trekking potete dilettarvi con belle passeggiate e arrivare al punto in cui si può ammirare dall’alto lo skyline di Boston.

Penultima tappa è East Point, Nahant, dove sono state girate le più famose scene del faro.
La strada per arrivare qui – Nahant Road, una lingua di terra nella Baia di Nahant – vi regalerà una meravigliosa vista sullo skyline di Boston e già solo per questo vale la pena arrivarci. Per raggiungere il punto esatto in cui sono state girate le scene, dovete lasciare la macchina fuori dal Northeastern University Marine Science Center e proseguire a piedi per circa dieci minuti e raggiungere il Lodge Park, un luogo bellissimo con una stupenda vista sull’oceano (ed ecco il secondo motivo per cui vale assolutamente la pena arrivarci). Una volta qui, però, non cercate il faro perché non esiste. É stata costruita realmente solo la base e il resto è stato creato al computer. Approfittate però per passeggiare nel parco e rilassarvi godendovi la vista e la brezza marina.

Ultima tappa di questo insolito – ma bellissimo! – itinerario nel Massachusetts sulle location di Shutter Island, è il 251 Topsfield Road, a Ipswich. Qui si trova il Turner Hill Golf Club, che ospita la Turner Hill Mansion, all’interno della quale sono state girate le scene in cui Teddy e Chuck vengono ospitati dal dottor Cawley nella sua casa per bere qualcosa.
Il nome della residenza risale al 1638, quando la proprietà apparteneva al Capitano Nathaniel Turner. Nel 1899, Anne Proctor e Charles G. Rice acquistarono l’intera tenuta, all’epoca conosciuta come Brackett Farm, che comprendeva sia Turner Hill che Little Turner Hill. La costruzione della residenza principale iniziò nel 1900 sotto la direzione dell’architetto William G. Rantoul, che accompagnò i coniugi Rice in Inghilterra per trarre ispirazione per la loro casa in stile elisabettiano. La dimora fu completata nel 1903 e comprendeva quattordici edifici, tra cui il cottage del maggiordomo, il garage con alloggio per l’autista, la casa del giardiniere costruita nel 1918, le stalle ed una serra. Dopo la morte di Charles Rice nel 1943, la tenuta fu venduta ai Missionari di La Salette, che vi stabilirono un ritiro spirituale. Successivamente, la proprietà è stata trasformata in un club di golf, con la residenza principale adibita a clubhouse. Attualmente, Turner Hill offre un campo da golf da 18 buche, campi da tennis, una piscina all’aperto e altre strutture ricreative.
Il posto ideale per rilassarsi alla fine dell’itinerario!

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