Itinerario Stati Uniti: viaggio insolito tra musica, auto, film e Route 66

Amiamo molto gli itinerari insoliti, quelli che al classico uniscono il meno conosciuto, che si perdono per strade meno battute. Amiamo creare percorsi personalizzati, studiare ogni singola tappa non solo dove dormire ma anche tra un punto e l’altro. Questo è per me un viaggio negli Stati Uniti on the road: scoprire chilometro dopo chilometro il solito e soprattutto l’insolito, trovare “i miei luoghi” creando un viaggio cucito su di noi.

Ogni viaggio è il risultato di studi e ricerche. Una cosa che mi appassiona fare! Così, anche in quest’ultimo viaggio, sono partita da itinerari classici per crearne uno personalizzato sui nostri gusti, alla scoperta di posti nuovi e alla riscoperta di altri già visti, per vedere cose che ancora non avevamo visto. Un itinerario circolare che inizia e finisce a Chicago, passando per Detroit, Indianapolis, Nashville, Memphis, per poi risalire verso Springfield in Missouri, la Route 66 fino a St. Louis e poi concludersi di nuovo a Chicago, la città che più amiamo degli Stati Uniti.

I temi centrali di questo itinerario, che attraversa il Midwest e una piccola parte del Deep South, sono diversi. Si va dalla scoperta delle auto americane a Detroit, Auburn e Branson, alla musica con Nashville, Memphis e St. Louis, passando per la Route 66 del Midwest – da Springfield, Missouri, a Chicago – e, ovviamente, tante location cinematografiche anche insolite, come il lago di Candy Candy (ma non solo: c’è anche un bellissimo museo a Branson che unisce auto e film!). Un percorso entusiasmante che tocca anche tanti punti importanti della storia e della cultura americana.

Un piccolo consiglio utile prima: per essere connessi ovunque senza problemi (sia per questioni di lavoro sia per i contatti con la famiglia visto il fuso orario), abbbiamo acquistato una Travel Sim prepagata che ha funzionato benissimo. Vi metto il link per acquistarla, nel caso fosse utile.

Primo e secondo giorno: Chicago

Si arriva all’areoporto internazionale di O’Hare, eletto tra i migliori areoporti degli Stati Uniti. In alternativa c’è il Midway, ma i voli sono più cari e la posizione più scomoda.
Per dormire vi consiglio il Felix Hotel, vicinissimo alla Magnificent Mile, molto carino, comodo e più economico degli altri nella zona (qui un post su Facebook in cui mostro qualche foto). Ha anche un parcheggio vicino nel caso servisse per l’auto e potete scaricare l’app SpotHero per prenotare il posto nel parcheggio (vale per tutti gli Stati Uniti!) pagandolo a prezzo scontato.
Oppure, se volete un soggiorno speciale, il Drake Hotel è un albergo storico di Chicago, entrato di diritto negli Historic Hotel of America, dal fascino senza tempo. Centralissimo e lussuoso, è stato rinnovato da poco per offrire servizi migliori e stare al passo con l’evoluzione della città, mantenendo però intatta la sua identità storica.

In questo itinerario il tempo che abbiamo dedicato a Chicago è stato davvero poco (2 giorni) ma l’abbiamo visitata già altre volte. Se è la prima volta che la visitate, vi consiglio di dedicare alla Second City almeno tre giorni. Qui trovate tutto l’itinerario completo.
Questa volta ci siamo dedicati alla Street Art, visitando i quartieri di Logan Square – dove si trovano i murales di Robin William, Quincy Jones e Greetings from ChicagoWicker Park e il Wabash Corridor, nel South Loop, dove si possono ammirare venti grandi murales in appena sette isolati.

Abbiamo visitato poi l’Oz Park, il parco dedicato al Mago di Oz – perfetto per i bambini! -, per andare a salutare Dorothy con le sue scarpette rosse, l’Uomo di Latta, il Leone e lo Spaventapasseri. Il parco fu costruito nel 1974 e dedicato a  Lyman Frank Baum, l’autore dei romanzi del Meraviglioso Mago di Oz, opera che venne immortalata nel 1939 nel film della MGM Movie (ci furono diverse trasposizioni cinematografiche ma questa con Judy Garland fu la più famosa). Nel 1891 Baum si trasferì a Chicago, ad alcune miglia di distanza dal parco, dove scrisse tutti i suoi romanzi, inclusi i 14 romanzi sul Mago di Oz.

Un giro al Millenium Park è sempre d’obbligo quando si va a Chicago, in tutte le stagioni. Questa volta lo abbiamo visto in inverno ed è bellissimo con la pista di pattinaggio sul ghiaccio sotto il The Bean e l’albero di Natale alto 16 metri che ogni anno, da 109 anni, illumina il Parco da fine Novembre a inizio Gennaio.
Abbiamo concluso con una visita al 360Chicago, un’attrazione scenografica e adrenalinica da non perdere, da cui si possono ammirare le più belle viste di Chicago dall’alto.

Terzo giorno: St. Joseph

Lasciata Chicago, siamo partiti verso Est, direzione Michigan. La prima tappa in questo Stato è stata St. Joseph (circa due ore di viaggio da Chicago), o St. Joe come la chiamano qui, una località sul lago Michigan, famosa soprattutto in estate come località balneare. L’abbiamo scelta per vedere il lago – quello su cui è cresciuta Candy Candy – da un’altra angolazione, per vedere il faro e la sua spiaggia. Un paesino tranquillo, perfetto in inverno per rilassarsi e vedere uno dei fari americani (in inverno, quando gela, è una visione incantevole). Un faro che si contende il titolo di primo faro costruito sul Lago Michigan.
Inoltre a Silver Beach, l’11 ottobre 1898 fu portato da Augustus Moore Herring un aliante a motore, che volò per 7 secondi e, undici giorni dopo, per 10 secondi ma non riuscì a controllarlo di più. Fu battuto cinque anni dopo dai fratelli Wright a Kitty Hawk, prendendosi il posto nella storia che sarebbe potuto appartenere a Herring e St. Joseph.

Quarto, quinto e sesto giorno: Detroit

Con tre ore di viaggio da St. Joseph abbiamo raggiunto Detroit.
Famosa per le automobili e conosciuta come “Motor City”, la città più grande del Michigan offre in realtà molte opportunità inaspettate per i viaggiatori, cosa che – lo confesso – non avrei immaginato prima di mettermi a studiare l’itinerario. Auto, musica, arte, cibo… ce n’è davvero per tutti i gusti e mi ha stupita. É stata anche utilizzata come set per molti film e un tour tra le sue location cinematografiche non può mancare!
Per dormire vi consiglio l’Element Detroit at Metropolitan, in pieno centro, pulito, con grandi camere e una buona colazione. Ha anche un servizio parcheggio incluso (lasciate l’auto al valletto che la porta in un parcheggio vicino equando dovete uscire lo avvisate poco prima tramite sms e ve la fanno ritrovare fuori l’ingresso dell’albergo). Qui potete vedere un reel che gli abbiamo dedicato.
Il primo giorno, arrivando ad ora di pranzo, ci siamo fermati al Ford’s garage Restaurant immergendoci pienamente nell’atmosfera di Detroit. Dopo ci siamo dedicati alla Downtown passeggiando lungo Woodward Avenue – una delle strade più iconiche d’America di cui vi parlerò più approfonditamente – fino al Campus Martius Park e la vicina Monroe Street Midway, allestite per il Natale, con tante attività per le famiglie, l’immancabile pista di pattinaggio sul ghiaccio, la casa con Babbo Natale e un mercatino con casette di legno.
Dopo abbiamo visitato il meraviglioso Guardian Building, il Fisher Building e fatto un piccola sosta al Grand Trunk, il pub ricavato in quella che una volta era la biglietteria della Grand Truck Railway.
Per concludere alla grande il primo giorno a Detroit, siamo andati al Baker’s, il più antico Jazz Club al mondo ancora operativo, con il suo particolare bancone a forma di tastiera del pianoforte.

L’inizio del secondo giorno a Detroit lo abbiamo dedicato alle location dei film, andando a caccia dei set di Batman e Gran Torino, e poi alla Ford, per visitare i luoghi di un itinerario ad hoc – che scriverò approfonditamente – dedicato al marchio d’auto americane più famoso al mondo. Abbiamo visitato la Ford House, la casa di Edsel – l’unico figlio di Henry Ford – ed Eleanor Ford. Alla morte di Eleanor, per sua volontà la casa fu aperta al pubblico, rendendola un luogo per chiunque, dove ognuno può andare, passeggiare, fare un pic-nic e scoprire un po’ di più sulla famiglia Ford. Un luogo insolito, fuori dai circuiti turistici, che merita una visita. Il complesso è diviso in due: il Visitor Centre, dove sono esposte alcune auto e si organizzano varie attività (noi ad esempio abbiamo fatto la cartolina di Natale fai-da-te!) e la casa, dove si arriva accompagnati da un pulmino che parte dal Visitor Center, ispirata allo stile delle Cotswold in Inghilterra. La casa è bella e accogliente, la si può visitare liberamente ed è come sentirsi nella bellissima casa di un amico.
Nel pomeriggio abbiamo visitato l’Henry Ford Museum of American Innovation, un museo dedicato all’innovazione in tutti i campi: elettrodomestici, mobili, tecnologia, automobili, aerei, ecc… Ospita anche l’unico prototipo rimasto al mondo della Dymaxion House, la casa in alluminio progettata per essere l’abitazione più forte, leggera ed economica mai costruita dall’architetto R. Buckmister Fuller.
Il museo ospita anche mostre temporanee – noi abbiamo avuto la fortuna di vedere quella dei costumi Disney! – il Ford Rouge Factory Tour, un tour per scoprire la produzione di auto e truck tra passato e presente. Quello che è assolutamente da non perdere è il Greenfield Village, un complesso di edifici storici in cui vengono raccontante le storie dei personaggi americani che hanno fatto la storia (e non solo), come anche la casa in cui è nato Henry Ford, l’auto in cui fu ucciso il presidente Kennedy e moltissimo altro ancora (vi consiglio di iniziare la visita dal mattino, così potete godervi tutto con calma e per tutto il tempo che volete).

Infine, il terzo giorno abbiamo continuato a cercare le location dei film per tornare poi nella Downtown e vedere la Spirit of Detroit Plaza, con la sua bellissima scultura omonima, il monumento “The Fist”, una scultura dedicata al boxer Joe Louis, la Hart Plaza e l’International Memorial to the Underground Railroad, un omaggio al ruolo di Detroit come “Gateway to Freedom”, la porta per il Canada e la libertà degli schiavi (approfondirò anche questo argomento). Dopo un breve giro a caccia di Street Art, ci siamo diretti al Ford Piquette Avenue Plant, il luogo di nascita della Model T. Costruita nel 1904 e operativa fino al 1909 è la più antica fabbrica Ford ancora esistente, ed è iscritta al National Register of Historic Places. Un luogo per me estremamente affascinante, dove tutto è ancora come ai tempi in cui la fabbrica era attiva e sono esposti tantissimi modelli di Model T, un’auto che personalmente trovo bellissima ancora oggi. Questa la inserirei sicuramente tra le cose da non perdere assolutamente a Detroit!

Sesto e settimo giorno: Indianapolis

Dopo la visita alla Ford Piquette Plant, abbiamo lasciato Detroit per scendere verso Indianapolis (4 ore e mezzo di viaggio all’incirca).
Lungo la strada ci siamo fermati ad Auburn, in Indiana, una tappa a cui tenevo particolarmente per visitare l’Auburn Cord Duesenberg Automobile Museum.
Il museo aprì le porte nel 1974, per salvaguardare la storia delle auto Auburn, Cord e Duesemberg, all’interno di quella che fu sede amministrativa della Auburn Automobile Company dal 1930 al 1937, anno in cui la Auburn scomparve e lo showroom e la sede della fabbrica servirono come centro ricambi e restauro per le auto obsolete del marchio fino agli anni ’60, quando la società venne venduta e l’edificio cadde in disuso. Fortunatamente alcuni vollero salvare l’edificio in art decò e la storia delle Auburn-Cord-Duesemberg, decidendo di restaurare la sede e aprire il museo.
Proprio accanto al museo, altra cosa da non perdere è il National Auto&Truck Museum, una scoperta inaspettata che ci ha fatto brillare gli occhi! Il Museo raccoglie una collezione incredibile di auto americane di ogni epoca, dalla Golden Age ai giorni nostri. Ci sono anche alcune auto viste nei film, come Hazzard o Ritorno al Futuro.
Si trova, tra l’altro, in un edificio storico, costruito alla fine degli anni ’20 che servì come fabbrica per la Cord e dove fu costruita la prima 29 Cord 810, la prima automobile a trazione anteriore.

Il settimo giorno è dedicato ad un assaggio di Indianapolis: una visita all’Indianapolis Speedway Museum, una passeggiata per Massachussets Avenue e i suoi murales, fino ad arrivare al vicino Monument Circle – da cui la città prende il soprannome – con il suo Soldiers and Sailors Monument. Infine una bella cena da Nevermore at Union Station, il pub dedicato ad Edgar Allan Poe.

Ottavo giorno, on the road fino a Nashville: Santa Claus e Lincoln City, Indiana

Da Indianapolis ci vogliono circa 4 ore e mezzo di viaggio per arrivare a Nashville, ma è un percorso ricco di cose da vedere che impiega tutta la giornata. Per questo abbiamo deciso di lasciare, per stavolta, Nashville solo come città di passaggio, dedicandole in un altro viaggio tutto il tempo che merita.
Prima sosta è stata il Jasper City Mill, in Indiana, sul fiume Patoka. L’attuale mulino è stato terminato nel 2009 sulle fondamente del precedente, costruito nel 1865 e abbattuto nel 1964 in seguito ad un’alluvione, che a sua volta era la ricostruzione del primo mulino, risalente al 1815 e in cui passarono a macinare il grano anche un giovane Abraham Lincoln insieme al padre Thomas.
Oggi è ancora funzionante e macina mais e grano per produrre farina da vendere. Si può visitare e al suo interno sono contenuti cimeli della storia del mulino.

Tappa successiva è Santa Claus, in Indiana, la città dove è Natale tutto l’anno. Non potevo perderla!
Fondata nel 1849 col nome di Santa Fe, la cittadina presto ebbe bisogno di istituire il suo ufficio postale ma la richiesta venne rifiutata dal Post Office Department, in quanto esisteva già una Santa Fe in Indiana. I cittadini dovettero riunirsi per trovare un nuovo nome alla città e, secondo la leggenda, per risolvere questa incombenza si riunirono tutti in una piccola chiesa di legno la sera della vigilia di Natale. Vennero lanciati diversi nomi, ma nessuno sembrava essere quello giusto. I bambini correvano in giro a giocare mentre gli adulti discutevano. All’improvviso, una folata di vento aprì le porte della chiesa e si sentì il suono di tanti campanelli che ricordava quello della slitta di Babbo Natale. E così il nome venne deciso senza indugio e fu accettato dal Post Office Department.
Trattandosi dell’unico ufficio postale al mondo con questo nome, venivano recapitate qui tutte le lettere che i bambini americani spedivano e Babbo Natale. Nel 1914 James Martin, il 14° direttore dell’ufficio postale della città, iniziò a spedire a proprie spese le lettere di risposta da parte di Babbo Natale. Tradizione rimasta attiva anche oggi: chiunque scrive all’ufficio postale, riceverà una lettera di risposta da Babbo Natale (anche se scrivete e imbucate sul posto, come abbiamo fatto noi!).
Non solo questo: a Santa Claus è stato costruito anche il primo parco a tema del mondo, il Santa Claus Land, e la prima attrazione a tema al mondo, inaugurata nel 1935: il Santa’s Candy Castle, entrambi aperti e attivi ancora oggi.
Anche qui c’è tanto altro da dire e ve ne parlerò più approfonditamente!

Vicino a Santa Claus si trova il Lincoln Boyhood National Memorial, la ricostruzione fedele della casa di legno nel bosco dove Lincoln trascorse l’infanzia e l’adolescenza (di cui si può vedere una riproduzione anche al Lincoln Presidential Memorial di Springfield, Illinois), vivendo qui con la famiglia dal 1816 al 1830, anno in cui si trasferirono in Illinois. Un altro piccolo tassello dell’itinerario sui luoghi dedicati a questo Presidente che cambiò l’America.

Giorno 9, 10, 11: Memphis

Un’altra città che non vedevo l’ora di scoprire, che mi ha colpito moltissimo e dove ho lasciato ancora tante cose da vedere… la scusa per tornare serve sempre!
Memphis dista poco più di 3 ore da Nashville ed è la città del Blues, di Elvis, del Lorraine Motel, del Sun Studio, del BBQ… e moltissimo altro! Tre giorni non sono sufficienti per godersela al meglio, ma è un buon inizio.
Il primo giorno, arrivati per ora di pranzo, siamo andati a pranzare all’Arcade Restaurant, un’icona di Memphis: è il ristorante più vecchio della città, aperto nel 1919, e il posto preferito da Elvis per mangiare. Mantiene ancora lo stile tipico dei diner anni ’50, il cibo è ottimo e vende anche delle birre particolari della Beale St. Brewing Co, tipo la King’s Ransom al gusto peanut&banana!
Subito dopo siamo andati a visitare il Sun Studio, la mecca della musica, un luogo che è una leggenda senza tempo. L’emozione di essere lì dentro, il luogo in cui è nato il rock’n’roll, è indescrivibile. Vedere cimeli originali degli anni d’oro della musica, ritrovarsi nello stesso post in cui Elvis si metteva a registrare, poter usare uno dei loro microfoni originali… piccole, grandi cose che sono vere e proprie emozioni.
Dopo un giro da Bass Pro Shop (un posto americanissimo) all’interno della famosa piramide di Memphis, la sera abbiamo passeggiato per Beale Street, la casa del Blues, la strada più iconica d’America. Qui sembra di fare un salto indietro nel tempo, ritrovandosi in pieni anni 50-60. Insegne luminose, neon, musica dai locali, murales… i simboli che rendono così affascinante il lato vintage dell’America, sono tutti qui. Una via da percorrere e ripercorrere, sentendone l’anima e vivendone il ritmo… e mangiando le ribs più buone al mondo al BB King Blues Club!

Il secondo giorno abbiamo visitato Graceland, la casa di Elvis Presley e probabilmente il luogo più famoso di Memphis. Nel periodo natalizio la si può ammirare con gli stessi decori che usava la famiglia Presley. Ogni stanza è un racconto della loro vita, dai momenti più intimi e familiari e quelli sul palco. Sono esposti tutti i premi vinti da Elvis, la sua collezione di auto, tutti i suoi vestiti, l’aereo Lisa Marie, e molto altro. Il racconto di una vita di lusso e successo che nascondeva anche dolore. Alla fine si visitano le tombe, sempre piene di fiori e piccoli cimeli lasciati al cantante dai milioni di fan che passano a salutarlo ogni anno.
A pranzo vi consiglio il Central BBQ, ottimo per assaporare la famosa carne al barbecue di Memphis.
Dopo siamo andati a visitare il Lorraine Motel, oggi National Civil Rights Museum. Si tratta del motel dove fu ucciso Martin Luther King il 4 aprile del 1968, per questo è stato poi trasformato nel museo dedicato alla storia dei diritti civili, lasciando intatta la stanza – la numero 306 – dove King ha alloggiato e perso la vita. La visita al museo è un percorso nella storia degli Afro Americani, della loro lotta per la conquista dei diritti, della libertà. Un percorso che fa sentire coinvolti, come solo gli americani sanno fare, tanto da soffrire o gioire insieme al racconto che si dipana sotto i nostri occhi attraverso immagini, testimonianze, racconti, cimeli e ricostruzioni.

L’ultimo giorno, prima della partenza, ci tenevo a visitare lo Slave Haven Underground Railroad Museum, un importante tassello del Civil Rights Trail di Memphis. Si tratta della casa di Jacob Burkle, un immigrato tedesco, che faceva parte del movimento antischiavista e rischiò la vita per aiutare gli africani in fuga, ospitandoli nella sua case e aiutandoli nel loro viaggio verso la libertà dal 1855 fino all’abolizione della schiavitù. La visita è molto toccante. Il museo racconta anche del viaggio dall’Africa all’America e delle condizioni in cui gli schiavi venivano tenuti e durante il tour viene cantata anche una delle canzoni che cantavano gli schiavi nei campi e lì l’emozione è davvero tanta, una ragazza si è perfino commossa fino alle lacrime.

Giorno 12 e 13: Springfield e Branson, Missouri

Lasciata Memphis abbiamo iniziato la risalita verso Chicago. La prima tappa è stata Springfield, in Missouri, per poi prendere da lì la Route 66 fino a Chicago.
Da Memphis a Springfield è stata la tratta più lunga di tutto il viaggio, poco più di 5 ore. Lungo la strada ci siamo anche fermati a Dyess, in Arkansas, in un luogo speciale che non potevamo non visitare: la Johnny Cash Boyhood Home, la casa in cui la famiglia Cash si trasferì nel 1935 e Johnny rimase fino al 1950. Le canzoni di Johnny hanno molto della sua vita a Dyess e qui si può ammirare il pianoforte originale su cui ha imparato a suonare. La casa è una piccola bomboniera a vederla oggi, ma viverci non era facile: considerate che spesso i campi si allagavano – per questo l’Arkansas è il maggior produttore di riso degli Stati Uniti – e quando accadeva, l’acqua sfiorava l’ingresso della casa e loro non potevano uscire.
Un luogo bello da vedere e ricco di cose da imparare, su Johnny e sull’Arkansas.

Springfield è il luogo in cui è nata la Route 66, nel senso che qui venne deciso il nome da dare alla strada. La sua downtown rimanda all’epoca d’oro della Route 66 e vi si trovano anche la forchetta più grande del mondo, il murale Greetings from Springfield e l’History Museum on the Square, che racconta la storia di Springfield dalla fondazione ai giorni nostri. Ogni piano è dedicato ad una o più epoche differenti e ci sono molti spazi interattivi dedicati ai bambini. Vi è esposto anche il premio a Tom Whitlock, nativo di Springfield, per celebrare i nove milioni di dischi venduti col il suo “Take my breath away”, colonna sonora del primo Top Gun.
Oltre alla downtown, legato alla Route 66 c’è anche il Roadside Park e, per mangiare, dovete assolutamente provare Red’s, che oltre ad avere ottimi panini è stato il primo drive-thru d’America.
A Springfield si trova anche un tratto del Trail of Tears, la strada che furono costretti a percorrere i Nativi quando vennero cacciati dalla loro terra per raggiungere l’Oklahoma.

Per dormire vi consiglio il Route 66 Rail Haven (qui l’articolo dedicato), un motel in puro stile Route 66 dove dormì anche Elvis!

Da Springfield siamo andati a visitare anche la vicina Branson, o almeno una piccola parte. Città scoperta grazie ai parenti che vivono lì, è praticamente un immenso parco divertimenti. Ha tantissime cose da vedere o da fare, infatti ci siamo promessi di ritornare!
Questa volta siamo venuti qui per visitare il Celebrity Car Museum, un museo dove sono raccolte centinaia di auto prese dai film. Proprio quelle originali usate sul set, guidate dagli attori (o i loro stuntmen)! Mi brillavano gli occhi lì dentro, sembravamo due bambini a Disneyland. E la cosa più bella è che pagando 10$, si può salire su una delle macchine a scelta e farsi fotografare. Una vera emozione! Non ci sono solo auto ma anche cimeli e oggetti presi dai set. Un posto imperdibile – di cui vi racconterò meglio – per gli appassionati di cinema!
Sempre a Branson si trova anche Silver Dollar City, un parco divertimenti a tema che ha ricevuto tantissimi premi e che nel periodo natalizio è illuminato da oltre nove milioni di luci, ricco di giochi di luci, parate e divertimenti per le famiglie.

Giorno 14 e 15: St. Louis

Partiti da Springfield abbiamo preso la Route 66 – che avevamo già percorso in senso inverso – passando per Lebanon, il Devil’s Elbow Bridge, Rolla e Cuba, per vedere cose mai viste e riscoprire quelle già viste.

La prima sera a St. Louis abbiamo girato un po’ la sua downtown, addobbata per Natale con luci ed eventi, che ospita perfino una statua di Pinocchio!
Il giorno successivo abbiamo passeggiato lungo l’Old Chain Rocks Bridge sulla Route 66, fatto un bellissimo giro per location cinematografiche – di cui vi racconterò meglio – che ci ha permesso di scoprire un po’ la città, mangiato custard da Ted Drewes, siamo saliti sul Getaway Arch, che regala una vista meravigliosa sull’Illinois e sul Missouri (per me quella più bella), e infine fatto un bel giro nella Budweiser Brewery, che nel periodo natalizio viene illuminata dalla Brewery Lights, un tripudio di luci, parate e attrazioni natalizie.

Il giorno successivo abbiamo visitato il National Blues Museum, dove vengono raccontate le radici della musica Blues e tutta la sua evoluzione fino ai giorni nostri. Ho scoperto tantissime e bellissime voci nuovi, aneddoti interessanti e quanto sia realmente importante la musica Blues, radice del rock e di altri generi. Un luogo veramente interessante, ricco di informazioni e storie, dove è perfino possibile incidere, digitalmente, la propria canzone Blues!

Subito dopo siamo ripartiti per Chicago, seguendo la Route 66 con soste a Livingston, Postville – dove si trova la prima Courthouse in cui Lincoln esercitò come avvocato – e Funks Grove, sede dell’unica Maple Farm della Route 66.

Giorno 16: Chicago

L’ultimo giorno è di nuovo dedicato a Chicago. Un consiglio su dove mangiare: provate la Green Door Tavern, un locale risalente al 1872, ritenuto il più antico locale di Chicago, costruito subito dopo il Grande Incendio di Chicago e subito prima che venne emanata la legge che proibiva la costruzione di edifici in legno in città. Nel 1921 divenne un ristorante con il suo speakeasy, per questo aveva la porta verde: nell’era del Proibizionismo, il colore verde sulle porte serviva a segnalare proprio che all’interno del locale si trovava uno speakeasy.
Imperdibile la loro Turtle Cheesecake con caramello, cioccolato e noci pecan.

Itinerario insolito negli Stati Uniti: informazioni utili

Questo itinerario tra Midwest e sud degli Stati Uniti, non rientra nei percorsi classici ed è stato studiato con cura. Sono circa 3500 i chilometri da percorrere e per essere goduto ancora meglio, con più calma (con la possibilità, ad esempio, di visitare anche Nashville e fare una notte in più a Memphis, aggiungendo una visita a Tupelo, la città dove è nato Elvis), sarebbe perfetto in venti giorni – durata del viaggio considerata inizialmente, poi cambiata cause di forza maggiore.
Si potrebbe abbreviare passando da Indianapolis direttamente a St. Louis, nel caso si avesse a disposizione solo una settimana.
Se siete interessati a vivere questo splendido viaggio, possiamo anche organizzarlo insieme.

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