La location di Dune in Italia: il Memoriale Brion, la casa dell’Imperatore Corrino

Le location mozzafiato sono uno dei tanti ingredienti che hanno contribuito a rendere la seconda parte dell’opera di Denis Villeneuve uno di quelli che, a mio parere, è tra i film migliori dell’ultimo ventennio. Anche la location di Dune in Italia è insolita e bellissima, uno di quei luoghi di cui ho scoperto l’esistenza proprio grazie al film.

Questo mondo è al di là della crudeltà.
Paul Atreides

Dune – Parte 2 mostra per la prima volta la figlia dell’Imperatore – la principessa Irulan (nome di cui sono a conoscenza solo i lettori del libro, perché nel film non viene mai detto) – intenta a scrivere le sue memorie, mentre su Arrakis Paul Atreides e la madre Jessica, incinta, raggiungono Sietch Tabr. Qui vengono accusati da alcuni Fremen di essere delle spie, mentre Stilgar – il Naib, il capo del Sietch – e altri vedono nel loro arrivo e in Paul i segni della profezia secondo cui una madre e un figlio dal “Mondo Esterno” porteranno prosperità ad Arrakis.
La Reverenda Madre del Sietch sta morendo, perciò Stilgar suggerisce a Jessica, Bene Gesserit anche lei, di prendere il suo posto. Per farlo, Jessica dovrà bere l’Acqua della Vita, un veleno fatale per i maschi e le donne non addestrate. Jessica, sfruttando l’addestramento Bene Gesserit, riesce a trasmutare il veleno e a sopravvivere, ereditando i ricordi di tutte le Reverende Madri del passato. Il liquido risveglia prematuramente anche la mente della figlia non ancora nata, Alia, permettendo a Jessica di comunicare con lei: le due decidono di concentrarsi sul convincere i Fremen del Nord, più scettici, della verità della Profezia. In molti però, tra cui Chani e l’amica Shishakli, credono che la profezia sia stata inventata per manipolare i Fremen, ma iniziano a rispettare Paul dopo che questi dichiara di voler combattere solo a fianco dei Fremen e non di volerli governare.
Paul si immege nella cultura Fremen, impara i loro usi, le loro tradizioni e a sopravvivere nel deserto come loro, a cavalcare i vermi e a compiere raid contro gli Harkonnen. Diventa un combattente Fedaykin al fianco di Chani, di cui si innamora, ricambiato. Adotta i nomi Fremen “Usul” e “Muad’Dib”, diventando ufficialmente uno di loro.
Intanto su Arrakeen, il barone Vladimir Harkonnen sostituisce il nipote Rabban, incapace di fermare i Fremen, come sovrano di Arrakis con il nipote minore Feyd-Rautha, più astuto e psicopatico. Anche su di lui mettono lo zampino le Bene Gesserit, inviando Lady Margot Fenring a valutare Feyd-Rautha come potenziale Kwisatz Haderach e ad assicurarne la discendenza genetica.
Nel mentre, Jessica si reca a sud per unirsi ai fondamentalisti Fremen che credono fermamente nella profezia. Paul rimane a nord, temendo che le sue visioni di una guerra santa apocalittica si avverino se si reca a sud come messia. Durante un’altra incursione contro gli Harkonnen, Paul ritrova Gurney Halleck, che lo conduce alla riserva atomica nascosta della Casa Atreides.
Feyd-Rautha scatena un attacco devastante contro i Fremen del nord, distruggendo Sietch Tabr, uccidendo Shishakli e costringendo Paul e i sopravvissuti a viaggiare verso sud dove si stanno incontrando i capi Fremen. All’arrivo, costretto dalla madre Paul beve l’Acqua della Vita e cade in coma ma viene salvato da Chani. Ora anche Paul, il vero Kwisatz Haderach, possiede la chiaroveggenza attraverso lo spazio e il tempo. Vede un’Alia adulta su Arrakis piena d’acqua e, tra tutti i possibili futuri, un unico percorso verso la vittoria.

Come dicevo, il film è riuscito in tutto: cast, musica, fotografia, sceneggiatura, scelta delle location e, cosa più difficile, perfino nel riprodurre nel migliore dei modi l’ambientazione del libro, fatto di cui si possono vantare pochissimi registi. Persino Steven Spielberg ne è rimasto impressionato:

«Hai realizzato uno dei film di fantascienza più brillanti che abbia mai visto. È veramente un’epopea visiva ed è anche pieno di personaggi profondamente realizzati. Questa è una storia che ama il deserto, ma per essere un film così amante del deserto c’è un tale desiderio di acqua… Perché in questo film c’è tanta sabbia, ma in realtà si tratta di acqua. Le acque sacre che desiderano prati verdi e l’acqua blu della vita. Hai filmato il deserto in modo che assomigliasse a un oceano, a un mare. I vermi erano come serpenti marini. E la scena del surf sui vermi è una delle cose più belle che abbia mai visto. In assoluto! Hai fatto sembrare il deserto un liquido
«Ci sono filmmaker che costruiscono mondi. Non è una lista lunga e sappiamo benissimo chi sono molti di loroa partire da Georges Méliès, Walt Disney, Stanley KubrickGeorge Lucas, includo anche Ray Harryhausen nella lista. Federico Fellini costruiva mondi suoi. Tim Burton. E ovviamente anche Wes AndersonPeter JacksonJames CameronChristopher NolanRidley ScottGuillermo del Toro. La lista va avanti ma non è molto lunga e credo fortemente che tu sia uno dei suoi nuovi membri».

Con un incasso globale di 712 milioni di dollari – 82 milioni al solo debutto – è il film di Timothée Chalamet che ha incassato di più in assoluto e ha fatto raggiungere alla Warner Bros, insieme agli incassi di Godzilla e Kong – Il nuovo impero, il traguardo di primo studio a guadagnare 1 miliardo di dollari al Box Office nel 2024.
É considerato uno dei più grandi film di fantascienza mai realizzati ed è stato definito “Puro Cinema” da James Cameron.
Come accennava Spielberg, Villeneuve è riuscito a produrre un capolavoro costruendo un intero mondo. Come fece Tolkien per l’elfico, anche lui ha inventato un’intera lingua: il Chakobsa, la lingua dei Fremen – realmente parlata dagli attori sul set – che deriva dall’arabo e contiene anche parti di francese, greco, romanì e slavo, oltre a qualche alterazione di sanscrito e di ebraico, come la parola “Kwisatz Haderach” che si riferisce all’ebraico Kefitzat Haderech, che significa ‘un viaggio miracoloso tra due luoghi lontani in un tempo breve’.
Una piccola curiosità: Villeneuve ha inserito nel film un piccolo omaggio a David Lynch, regista di Dune (1984): alla fine di Dune – Parte 2, viene mostrato il cadavere del Barone Harkonnen e la telecamera inquadra da vicino il suo orecchio che brulica di formiche. É un riferimento a Velluto Blu, di Lynch, nel quale Jeffrey Beaumont trova un orecchio umano mozzato, brulicante di formiche.

Ma veniamo alle location.
Per questo secondo film, Villeneuve ha fortemente voluto tutte location nuove e mai usate nel primo film. In un’intervista ha detto: “Una delle mie preoccupazioni principali era accertarmi che il pubblico non avvertisse un senso di déjà vu. Volevo trovare nuove location, e tutti set nuovi; non siamo tornati al punto in cui avevamo lasciato i personaggi nella Parte Uno. Quindi Patrice Vermette (lo scenografo) ha dovuto progettare nuovi veicoli, nuovi ambienti… era profondamente ispirato. La cosa bella rispetto alla ‘Parte Uno’ è che tutti conoscevano le linee di confine e la tavolozza dei colori, quindi non abbiamo dovuto ridefinire questi elementi, ma semplicemente usare il linguaggio molto specifico che era già stato testato. E Patrice è stato più creativo che mai, mi ha veramente lasciato a bocca aperta con il suo contributo al film. Uno dei miei set preferiti era la Grotta degli Uccelli, pensata per essere scolpita nelle rocce dove nidificano gli uccelli. Rappresentava una sorta di rifugio dei Fremen che ho trovato molto poetico, nonché uno dei set più belli che abbia mai visto.”
Il film è stato girato a Budapest, Abu Dhabi, la Giordania, la Namibia (qui solo il cameo di Anya Taylor Joy, girato a parte da un’unità speciale di produzione) e l’Italia. Patrick McCormick, produttore, ha commentato: “Non so quale altra parola usare per descrivere l’emozione di trovarmi in quei luoghi. In Giordania, mi sembrava che ognuna di quelle formazioni rocciose fosse una sorta di opera d’ arte indipendente, scolpita dalla natura, in grado di rivaleggiare con le cattedrali medievali o rinascimentali di tutta Europa. Eravamo in un luogo chiamato Al Siq vicino a Wadi Araba, un po’ più lontano rispetto al nostro solito territorio, che era Wadi Rum, ed è un altro luogo sorprendente, con formazioni rocciose e un canyon che sono semplicemente maestosi. Fotogenico e potente. Non mi viene in mente altro. Che fortuna essere stato lì, davvero.”
E proprio in Giordania, Il regista e Greig Fraser, il direttore della fotografia, hanno spesso scelto le location del deserto in base a specifiche dune di sabbia con una certa forma che Villeneuve desiderava, o all’orientamento perfetto del sole di cui Fraser aveva bisogno. Per mantenere le viste del deserto il più possibile incontaminate, hanno dovuto mantenere una rigida disciplina con la troupe, facendola camminare in corridoi stretti per non disturbare la sabbia con le impronte prima delle riprese. C’era addirittura una speciale “Squadra della Sabbia” che spazzava la sabbia per cancellare le impronte per la mattina successiva.
E proprio qui, nel bel mezzo del deserto giordano, la troupe ha dovuto costruire quasi 30 km di nuova strada per trasportare tutta l’attrezzatura. Per girare le scene più romantiche, hanno sfruttato la cosiddetta Golden Hour, quindi dovevano fare il più in fretta possibile avendo a disposizione solo un’ora al giorno per poter filmare.
La scena della cavalcata sul verme invece è stata quella che ha fatto pensare a Greig Fraser “Come cavolo facciamo a farla?” dopo averla letta la prima volta. Alla fine ci sono voluti 44 giorni, una piattaforma di 28 metri per 7 su cui Chamalet ha dovuto lavorare con riprese individuali di 20 – 30 minuti ciascuna.
Una curiosità a proposito di deserto: la scena iniziale in cui si vede l’imboscata dei Fremen a uno squadrone Harkonnen, è stata girata il 25 ottobre 2022, sfruttando la luce di una vera eclissi solare, proprio quella che si vede nel film.

In Italia, la troupe è rimasta solo due giorni a girare le riprese preliminari nel bellissimo Memoriale Brion, ad Altivole in provincia di Treviso (per la precisione a San Vito, frazione di Altivole).
Su questa location di Dune – Parte Due in Italia, la produttrice Tanya Lapointe ha rivelato: “È stata l’ispirazione per la maggior parte dell’architettura Caladan nel primo film, ma non abbiamo mai girato lì. Per il secondo film, Patrice Vermette ha contattato la famiglia Brion e ha chiesto: ‘Sarebbe possibile girare sul posto?’ Avevano sempre detto di no: nessun altro film era stato girato lì, ma si dà il caso che la famiglia Brion avesse letto Dune di Frank Herbert e avesse amato il film diretto da Denis Villeneuve, così ci hanno dato il permesso. L’unica cosa che abbiamo cambiato è stata l’aggiunta di alcuni mobili per creare l’ufficio della principessa Irulan. Per il resto, era così bello che non c’era nulla da fare.”

Donato al FAI da Ennio e Donatella Brion nel 2022 – dopo essere stato restaurato e portato all’originaria bellezza – è un capolavoro architettonico ispirato all’amore assoluto, nato mescolando modernismo, arte veneziana e filosofie orientali. Un’opera in cui Carlo Scarpa – tra i più grandi artisti e architetti del secolo – ha condensato tutto il suo sapere. Fu proprio Onorina Tomasin, moglie di Giuseppe Brion (fondatori del brand Brionvega), a commissionare l’opera a Scarpa nel 1969, per ricordare il marito scomparso. L’architetto accettò ad una sola condizione: Onorina doveva giurare che non si sarebbe mai risposata e che Giuseppe sarebbe rimasto il suo unico, vero, amore. Onorina accettò senza esitazione e così, nel 1970, Scarpa iniziò a lavorare all’opera, la quale rappresenta un inno al vero amore che si raggiunge passando prima per la conoscenza del sé.

Il progetto ha impegnato Scarpa fino al 1978, anno in cui muore cadendo dalle scale mentre si trovava a Sendai, in Giappone. Ma era così legato al Memoriale, da averlo indicato anche come suo luogo personale di sepoltura.
E proprio dall’ingresso del piccolo cimitero inizia la visita – gratuita se non guidata – al complesso. Si passa per un vialetto che conduce ad un grande pino piangente che abbraccia l’ingresso del Memoriale, subito oltre il quale attende il punto più iconico di tutto il complesso: i due cerchi intrecciati che rappresentano lo Ying e Yang, gli opposti che si incontrano e si fondono in un’unica entità e anima.
Da qui si può andare a destra o a sinistra, un invito a perdersi per poi ritrovarsi.
Se si va a destra, si raggiunge un lato dell’opera che richiama molto il pensiero orientale di Scarpa: il Giardino Zen, poggiato sull’acqua, a simboleggiare la rinascita. Un padiglione dedicato alla meditazione (si vede bene anche in una scena del film quando la Reverenda Madre parla con la Principessa Irulan e Lady Margot Fenring), circondato da ninfee.

Andando invece a sinistra, si percorre un vialetto che conduce all’arcosolium, decorato con mosaici colorati, dove si trovano le tombe di Giuseppe e Onorina, ricavate da un unico blocco di marmo con i nomi dei coniugi intarsiati in ebano e avorio.

Proseguendo oltre si giunge al piccolo edificio che ospita la cappella ispirata alle sale da tè giapponesi e le tombe dei parenti dei Brion. Nel film è lo studio della principessa Irulan, dove la si vede registrare le sue memorie. Tagli e intarsi sono studiati alla perfezione per rendere protagonista la luce e creano degli effetti suggestivi. Ogni dettaglio è curato alla perfezione e creato artigianalmente, su misura. Un miscuglio perfetto di avanguardia e tradizioni orientali che riescono a creare nel complesso un’isolita armonia. Le architetture di tutta l’opera sembrano create apposta per la saga di Herbert ed è facile capire perché Tanya Lapointe si sia sentita così ispirata per Caladan da questo posto.

All’uscita della cappella si raggiunge un altro piccolo giardino con vasche d’acqua, da cui si può ammirare il complesso da un’altra angolazione e riflettere sulla rivelazione finale che ci regala Scarpa: l’amore è il contrario della morte, l’unico in grado di sopravvivere perfino ad essa.

Info utili:

L’accesso al Memoriale senza visita guidata è gratuito.

Visita guidata
Dal 23 febbraio al 22 dicembre 2024, con prenotazione obbligatoria.

  • Iscritti FAI: € 5
  • Intero: € 12
  • Ridotto (6-18 anni) e studenti (19-25 anni): € 7
  • Bambini fino ai 5 anni: ingresso gratuito

 aperto al pubblico con i seguenti orari di apertura:

Da venerdì 23 febbraio a giovedì 31 ottobre
Dal mercoledì alla domenica dalla 10 alle 18
Da sabato 02 novembre a domenica 01 dicembre
Dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 17
Da venerdì 6 fino a domenica 22 dicembre
Dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 17

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