Assaggiando Trevi

Dopo “appena” due mesi, sono riuscita a vivere il regalo di compleanno che mi ero fatta: un soggiorno a Trevi, in Umbria, in una dimora antica, con degustazione di vino (che avevo dimenticato e all’albergo non mi hanno ricordato), olio e tartufo con tanto di caccia.

La giornata non è partita bene: influenza appena finita, primo giorno di ponte e tante, tante macchine per strada. Sei ore per arrivare da Roma a Bastardo (50 km da Perugia), dove ci siamo fermati a mangiare da Laura, per poi ripartire alla caccia del paese perduto.
Perduto per colpa del navigatore che, come al solito, trova solo le strade e i paesi che vuole lui. Alla fine, comunque, tra navigatore, indicazioni dell’albergo via telefono e delle persone (rarissime) che incontravamo per strada, siamo riuscite (ve l’ho detto che mi sono portata dietro mamma, stavolta?) ad arrivare a Trevi.

trevi, belvedere

La prima cosa che ho capito di questo paese, è che va assaggiato.

L’albergo
L’albergo in cui abbiamo soggiornato è l’Antica Dimora alla Rocca, un 4* al centro del paese (per i regali di compleanno mi tratto bene!).
Affaccia su una piccola piazza, e subito sono rimasta incantata dall’ingresso. Non ha nulla di particolare o sfarzoso, solo tavolini e sedie in ferro battuto, fiori e piante che si arrampicano sulle pareti… e mi ha ricordato i cafè parigini così come li ho sempre immaginati (ma che a Parigi non ho trovato).

Piazza della Rocca, Trevi

Al costo di 100 euro a persona (non è economico, lo so, ma per farsi un regalo ne vale la pena) per due notti, colazione ed “esperienze” comprese, ho scelto la Junior Suite.
Per essere antico, è antico, il palazzo: soffitti alti almeno sei metri, scale di pietra liscia tanto sono consumate (un po’ come i sanpietrini, consumati per gli innumerevoli passi che le hanno accarezzate negli anni), affreschi alle pareti… L’arredamento e lo stile della camera si adatta al resto dell’albergo, con colori sul verde/oro e design all’antica.
Il letto era piacevolissimo, alto e comodo.
Lo so che parlo sempre della comodità dei letti quando parlo di alberghi, ma… che senso ha un albergo senza un letto comodo?

Camera antica dimora alla rocca, Trevi

Ma in assoluto la cosa che più ho amato di questo hotel (oltre all’estrema gentilezza e disponibilità dei ragazzi che ci lavorano) è stata la colazione. Non vedevo una tavola così imbandita da non so quanti alberghi. Mi sentivo come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, davanti a quella tavola imbandita, c’era tutto ciò che vi può venire in mente si possa mangiare e bere per colazione, dolce e salato.

Colazione all'Antica Dimora alla Rocca, Trevi

Ormai lo sapete, non amo molto lo stile antico negli alberghi, ma… tra comodità del letto, gentilezza e colazione dei sogni, qui ci tornerei sicuramente. E lo consiglio!

Festivol
Forse il fatto di aver ritardato tanto il regalo è stata una fortuna: senza programmarlo siamo capitate a Trevi durante il Festival dell’Olio e, per di più, in concomitanza con il primo weekend di Frantoi Aperti in Umbria.
L’albergo, per questo, ci ha fatto un regalo meraviglioso: un massaggio all’olio d’oliva su viso e mani.

Studio Estetica 53, Trevi

L’intero weekend è stato rilassante, ma quei venti minuti sono stati il top. Non solo la ragazza, dello Studio Estetica 53 di S. Eraclio di Foligno, è stata bravissima, ma le creme che utilizzavano, prodotte proprio da un frantoio, hanno avuto un effetto straordinario sulla pelle.

Durante i tre giorni di festival, da mattina a sera, si susseguono eventi di musica e arte, degustazioni di olio d’oliva di ogni tipo (soprattutto di olio nuovo, orgoglio di Trevi), presidi slow food, mercatini di prodotti DOP e artigianali da tutta Italia, i ristoranti preparano menù creati apposta, artisti di strada si esibiscono in piazza e una navetta fa la spola per tutti i frantoi dei dintorni.
Camminando lungo la strada del belvedere, per caso e fortunatamente, siamo capitate all’oleoteca, durante il corso di cucina dello chef Emilio Pompeo, proprietario anche de “L’Hosteria dei Folli”, ristorante famoso a Trevi e dintorni.
Beh, questo chef mi ha incantato. Ad accompagnarlo c’era una coppia di ragazzi che dal vivo si esibivano con voce e chitarra, e tutto sembrava una poesia. Il modo di parlare di Emilio, il suo spiegare col cuore, riusciva a rendere ogni passaggio pura arte, passione, cucina fatta con l’anima. Era un piacere sentirlo, ancora prima di assaggiare i suoi piatti. Fa dei corsi anche al suo ristorante, e se solo abitassi più vicina, non me li perderei.

Corso di cucina con Emilio Pompeo, Trevi

San Pietro a Pettine
Dall’olio al tartufo, altra specialità del posto, ma soprattutto dell’Azienda Agricola San Pietro a Pettine.
Qui ci si arriva prendendo una strada che scende dal paese, costeggia prati, ulivi e tradizionali paesaggi umbri.
Unica pecca, è che ancora non ci sono indicazioni (ma ci stanno lavorando su!), perciò bisogna essere attenti a capire dove girare.
Dopo un grande cancello di ferro, la prima cosa che si nota della tenuta è la chiesa romanica, che hanno restaurato con orgoglio, e secondo me ne è valsa la pena.


Chiesa romaica di San Pietro a Pettine, TreviIl sentiero che passa in questa tenuta, è la prima, autentica, Via Francigena. Qui San Francesco passava per andare a trovare Santa Chiara nel suo convento, alle porte di Trevi.
Ma qui la cosa che colpisce più di ogni altra, non è la valle umbra su cui si affaccia la tenuta, camminare su un sentiero secolare, l’antica chiesa… No, c’è una cosa che fa colpo ancora prima e ti entra dritta diretta alle prime parole: l’armonia, la serenità. Si respirano nell’aria, impregnano ogni cosa.
Dal rapporto che ha Bruno con Molly, mascotte e bravissima cacciatrice di tartufi, all’entusiasmo con cui Sara parla del loro lavoro, alla passione e l’amore che si leggono negli occhi Carlo quando racconta la loro storia e i loro tartufi, all’ammirazione e l’affetto con cui i ragazzi che ci lavorano parlano di loro.


i tartufi di San Pietro a pettine, Trevi
Bruno e Molly, Trevi

Le persone straordinarie rendono straordinario tutto ciò che fanno.
Questo è quello che ho pensato quando siamo venute via dalla tenuta.

Abbiamo seguito Molly nella tartufaia, ed è stato incredibile vederla partire metri e metri prima, diretta a scavare lì dove aveva la certezza di trovare il tartufo… che puntualmente si scopriva!
Dopo la caccia, la degustazione…che chiamarla degustazione è minimizzare. E’ stato un pranzo. Carlo, il proprietario dell’azienda, non si è minimamente misurato nel grattare il tartufo preparare le bruschette. Normalmente questa degustazione costa 5 euro, ma credo che solo un cucchiaio del tartufo che ti danno costa più di 5 euro. E cavoli se era buono. Avete presente quell’odore di gas che sembra avere il tartufo? Dimenticatelo del tutto. Odore e sapori del tutto naturali, genuini… il tartufo più buono che abbia mai mangiato (non per niente lavorano con i migliori ristoranti del mondo).
La vedete la differenza nel fare le cose con amore e passione, e nel farle per interesse e dovere?
Ogni venerdì sera, alla tenuta organizzano degustazioni (cene) di tartufo bianco. Dall’antipasto al secondo, tutto ricoperto di tartufo bianco. Lo sapete che il tartufo bianco arriva a costare anche 8mila euro al chilo?
Lo sapete quanto costa questa degustazione del venerdì? 45 euro.
Davvero, c’è altro da aggiungere?

 

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