Ispirata alla miniserie a fumetti “The Secret Service” di Mark Millar, la saga di Matthew Vaughn è nata da una chiacchiera al bar tra lo stesso Millar e il regista: i due parlavano di quanto fossero diventati troppo seri gli spy-movie nel corso degli anni e del bisogno di farne uno divertente.
Vaughn era così convinto della cosa da rinunciare a girare “X-Men: Giorni di un futuro passato” – giudicato dalla critica il miglior film fatto finora sugli X-Men – per paura che qualcun altro gli rubasse l’idea, oltre al fatto che Kingsman rifletteva di più la sua personalità. Così misero su la sceneggiatura ispirata al fumetto a cui avevano già lavorato come co-autori, disegnato da Dave Gibbson (lo stesso che disegnò Lanterna Verde). Si rivelò una scelta azzeccata: il primo film fu un successo, incassando 414 milioni di dollari a fronte di una spesa di 94 milioni per la sua realizzazione.
Una curiosità: per presentare il film, volevano creare un teaser trailer in cui si vedevano tutti e sei gli attori che hanno interpretato James Bond (Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig) discutere la necessità di una nuova generazione di agenti segreti prima di venire interrotti dall’ingresso di Harry e Eggsy – i protagonisti di Kingsman, a simboleggiare il passaggio del testimone.
Tutti gli attori avevano accettato di partecipare ma Connery era troppo malato e la sua demenza senile non gli permetteva di girare la scena, quindi l’idea venne abbandonata.
Dopo una tale accoglienza, per Vaughn la scelta naturale fu quella di realizzare prima un sequel – Kingsman – Il Cerchio d’oro – e cinque anni dopo il prequel, Kingsman – Le Origini, il film girato in Italia di cui vi racconto in questo articolo.
A ispirarlo per il prequel fu il film L’uomo che volle farsi re, a sua volta ispirato all’omonimo libro di Rudyard Kipling – il più giovane vincitore del Premio Nobel per la letteratura – del 1888.
Cosa racconta questa parodia della storia e degli spy movie?
Siamo nel 1902, durante la Seconda Guerra Boera, e il duca di Oxford Orlando (Ralph Fiennes), sua moglie Emily (alexandra Maria Lara) e il figlio Conrad visitano un campo di concentramento britannico in Sudafrica. Durante un attacco dei boeri, Emily viene uccisa da un cecchino e, in punto di morte, fa promettere al marito di non permettere mai che il figlio conosca la guerra.
Dodici anni dopo, Orlando ha creato una rete segreta di spionaggio formata da domestici e servitori di personaggi potenti, aiutato dai fidati Shola (Djimon Hounsou) e Polly (Gemma Arterton). Il loro obiettivo è proteggere il Regno Unito e prevenire il conflitto che si profila all’orizzonte. Conrad (Harris Dickinson), ormai adulto, vuole arruolarsi, ma Orlando glielo proibisce e convince il generale Kitchener (Charles Dance) a non accettarlo nell’esercito.
Quando Orlando e Conrad accompagnano l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, il giovane sventa un primo attentato, ma poco dopo il ribelle Gavrilo Princip riesce comunque a uccidere l’arciduca e la moglie, scatenando la Prima Guerra Mondiale.
Indagando sull’accaduto, Orlando scopre che Princip faceva parte di un’organizzazione segreta, Il Gregge (The Flock), guidata da un misterioso leader chiamato Il Pastore. Tra i suoi agenti spicca Rasputin (Rhys Ifans), consigliere dello zar Nicola II, che manipola lo zar per tenerlo fuori dal conflitto.
Conrad scopre l’inganno e informa Kitchener, ma la nave su cui viaggia il generale viene affondata da un sottomarino. Orlando parte allora per la Russia con Shola, Polly e Conrad. Quest’ultimo però è sempre più deciso a combattere. Nonostante il padre cerchi di impedirglielo, si arruola nei Grenadier Guards e, pur destinato a Londra, assume l’identità di un altro soldato per raggiungere il fronte. In missione nella terra di nessuno, recupera preziose informazioni sul Telegramma Zimmermann…
Il prequel fu un insuccesso di botteghino e di critica, probabilmente per questo il quarto film previsto è stato cancellato, almeno per il momento.
A noi in realtà è piaciuto e la vera parodia l’ho vista solo nell’ultima parte del film, nelle scene più d’azione, dove i personaggi si ritrovano a fare cose impossibili, sfiorando spesso il ridicolo.

Una cosa però è certa: l’itinerario sulle location di Kingsman in Piemonte è davvero bello, un modo diverso per esplorare Torino (e una volta qui, approfittare per un tour sulle location di Profondo Rosso) e dintorni.
E come spesso accade, seguendo le tracce lasciate dal cinema si finisce per scoprire molto più di un set: dettagli nascosti, prospettive insolite e luoghi che raccontano la storia di un territorio elegante, complesso e sorprendentemente cinematografico. É proprio il lato versatile di queste zone che ha convinto Buckley, responsabile per le location del film, che appena visitate le zona non ha avuto dubbi fossero proprio quello di cui avevano bisogno per il prequel di Kingsman:
Ho visto Torino e ho notato che aveva questi meravigliosi palazzi e infrastrutture barocchi, non solo in città, ma in tutto il Piemonte. Torino era proprio una gemma nascosta. Sebbene la gente lo sapesse, nessuno sembrava rendersi conto veramente di quanto fosse versatile la città.
Il bello del Piemonte è che da Londra in un’ora e mezza puoi volare fino a Torino e in mezz’ora sei in montagna. È una regione molto ricca e versatile per le location delle riprese. Puoi fare base a Torino e girare in montagna o nei palazzi poiché una volta era la capitale d’Italia e si respira la storia.
Itinerario sulle location di Kingsman in Piemonte
Lungopo Armando Diaz – Torino
La prima tappa si trova lungo il Po, tra i viali alberati di Lungopo Armando Diaz, una delle zone più scenografiche di Torino, che affaccia sui Murazzi. Qui il fiume scorre accanto ai palazzi ottocenteschi e sotto i ponti monumentali che ricordano la grandeur sabauda. Da qui, vale la pena continuare poi la passeggiata fino al Parco del Valentino.
Nel film, questa zona è stata scelta dal regista per rappresentare Sarajevo nelle sequenze che precedono l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando. Le vie ampie, i ponti e le prospettive del fiume hanno permesso di ricreare l’atmosfera mitteleuropea del 1914, con carrozze, bandiere d’epoca e figuranti in divisa, trasformando Torino in una capitale austro-ungarica credibile. E’ stata proprio l’assenza di elementi troppo moderni nella zona, cosa che permetteva facilmente la trasformazione, a convincere il regista e il location manager – Buckley – secondo il quale la zona “aveva la stessa geografia del luogo in cui è stato realmente compiuto l’assassinio.”
Palazzo Reale di Torino
Questo è forse il luogo che ha dato più problemi alla produzione. Infatti la sovrintendenza ha dato l’ok a effettuare le riprese all’interno della sala da ballo del castello soltanto dopo che i registi hanno accettato di mettere a terra dei tappeti che non rovinassero i pavimenti. Per fortuna, l’accordo è stato raggiunto e possiamo ammirare le sale del palazzo nelle scene più sontuose del film.
Costruito per volere di Carlo Emanuele I quando Torino era la capitale del ducato sabaudo (per volere del duca Emanuele Filiberto, nel 1563), oggi il Palazzo Reale di Torino è uno dei musei più affascinanti d’Italia, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO insieme alle altre Residenze Sabaude. Fu dimora dei duchi, poi dei re di Sardegna e infine della Royal Family italiana. L’atmosfera che si respira nelle sue sale e nei corridoi è la stessa che il film ha voluto ricreare per raccontare la nobiltà europea di inizio Novecento: eleganza, potere e un pizzico di intrigo. Ma, indovinate un po’? Il palazzo nel film rappresenta una dimora russa!
È proprio all’interno del palazzo che viene organizzata la festa di Natale del principe Yusupov, durante la quale Orlando cerca inutilmente di avvelenare Rasputin.
Oltre alla Sala da Ballo, che nel film diventa teatro di una delle scene più sfarzose, meritano una visita anche la Galleria del Daniel e la Cappella della Sindone, simbolo dell’arte barocca torinese.
Pochi lo sanno, ma all’interno del complesso del Palazzo Reale si trova anche la Biblioteca Reale, fondata nel 1831 per volontà di Carlo Alberto di Savoia-Carignano. Custodisce oggi oltre 200.000 volumi, antiche carte geografiche, incisioni e preziosi manoscritti miniati. Tra le sue raccolte spiccano i capolavori acquisiti nel 1839 con l’acquisto della collezione di Giovanni Volpato, che portò a Torino una straordinaria selezione di disegni di grandi maestri italiani e stranieri. Tra questi, tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci, a cui si aggiunse in seguito il celebre Codice sul volo degli uccelli, una delle testimonianze più affascinanti del genio rinascimentale.
Orari: aperto da martedì a domenica, 9.00–19.00.
Biglietti: intero €15, ridotto €2 per i cittadini UE 18–25; gratuito ogni prima domenica del mese.


Reggia di Venaria Reale
Usciamo appena fuori città, per raggiungere la terza tappa: la Venaria Reale, per me la location più bella di questo itinerario.
Nel film, la Reggia diventa il palazzo dello zar Nicola II e vi hanno luogo alcune della scene più intense del film: quelle in cui Rasputin avvelena il figlio dello Zar per ricattarlo e quella in cui Nicola abdica al trono.
Il nome della Reggia viene dal latino Venatio Regia, ovvero Reggia venatoria, legata alla caccia. Infatti è stata costruita tra il 1658 e il 1679 per volere di Carlo Emanuele II di Savoia, il quale comprò due interi villaggi – Altessano Superiore ed Inferiore – per poter costruire una reggia legata al suo nome e a quello della consorte.
Il progetto fu affidato all’architetto Amedeo di Castellamonte, che la concepì come una grandiosa residenza di caccia immersa nel verde, con giardini geometrici, fontane e padiglioni scenografici. Oggi, dopo un importante restauro durato anni, la Venaria è tornata al suo splendore originario: passeggiare lungo la Galleria di Diana, con la luce che filtra dalle finestre e illumina le volte bianche, è un’esperienza che lascia senza parole e non sorprende che la produzione di The Kingsman l’abbia scelta come set per rappresentare la corte dello Zar: maestosa, solenne, perfetta per evocare la potenza e la decadenza dell’Impero Russo.
Oltre agli interni, vale la pena esplorare i Giardini Reali, tra i più belli d’Italia, dove si alternano geometrie barocche, installazioni d’arte contemporanea e scorci romantici sul profilo delle Alpi.
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 17.00 (fino alle 18.30 nei mesi estivi).
Biglietto: 20€ intero (comprensivo di Reggia + Giardini), 10€ ridotto.
Consiglio: fermati nel borgo storico per un caffè o un aperitivo, la vista sulla Reggia al tramonto è una delle più suggestive del Piemonte.


Castello Reale di Racconigi
Per l’ultima tappa, scendiamo vicino Cuneo raggiungendo la residenza estiva dei Savoia: il Castello di Racconigi.
Nel film diventa la tenuta privata del duca di Oxford, Orlando, dove si svolgono alcune delle scene più intime tra padre e figlio, legate alla promessa di non vedere più la guerra.
L’origine del Castello risale all’anno Mille, ma l’aspetto attuale si deve al grande architetto Guarino Guarini, che nel Seicento ne trasformò la struttura medievale in una residenza barocca dalle proporzioni eleganti. Nel corso dei secoli, divenne la residenza estiva ufficiale dei Savoia, amata in particolare da Carlo Alberto e da Umberto II, l’ultimo re d’Italia.
Camminando tra i suoi saloni si respira un’atmosfera intima e domestica, molto diversa dalla solennità delle altre regge piemontesi: ed è proprio questo contrasto che il regista ha voluto catturare nelle scene del film. Le stanze della dimora, con i loro arredi originali, le pareti tappezzate di sete e i giochi di luce che filtrano dalle finestre sul parco, diventano lo sfondo perfetto per raccontare la parte più umana e affettiva del Duca di Oxford e del figlio Conrad.
Il Parco del Castello, progettato da André Le Nôtre (lo stesso dei giardini di Versailles) e poi ampliato in epoca romantica, è un piccolo capolavoro di equilibrio tra rigore francese e natura all’inglese. Qui Emanuele Filiberto sposò Caterina d’Este nel 1684.
Tra i sentieri ombrosi, i canali e i piccoli padiglioni si possono ancora scorgere stormi di cicogne: qui si trova infatti una delle colonie più importanti d’Italia, che ogni anno tornano a nidificare sui tetti del castello.
Orari: aperto dal giovedì alla domenica, dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.00).
Biglietto: 7€ intero, 2€ ridotto (gratuito sotto i 18 anni).
Consiglio: Il centro storico di Racconigi è a pochi minuti a piedi e vale la pena visitarlo. È un borgo elegante e tranquillo, perfetto per una pausa gelato o un pranzo tipico dopo la visita.
