Weekend a Catania: itinerario di tre giorni

Questo weekend a Catania l’ho inseguito per circa due anni, il destino sembrava proprio non volere che vedessi questa bella città… oppure ha aspettato l’occasione migliore, i giorni in cui avrei potuto apprezzarla al meglio: sole ma niente caldo afoso, uno volo perfetto, giornate perfette.
Non mi dilungo a raccontarvi tutte le vicissitudini che mi hanno portato a saltare (e perdere) i precedenti viaggi per Catania, vi racconterò solo di come abbiamo approfittato del B&B Day per riuscire finalmente a visitarla, dedicandole un intero weekend.

Qualche tempo fa, prossima alla partenza di uno di quei voli per Catania prenotati e poi saltati, avevo scritto un post su tutte le cose che mi sarebbe piaciuto fare una volta messo piede nella città siciliana. Rileggendolo oggi devo ammettere di aver calcolato male i tempi: Catania non è poi così piccola se la si vuole vedere bene (e soprattutto se nella visita si vuole includere un’escursione sull’Etna), perciò un weekend pieno è l’ideale per vedere la città.
Un’altra soluzione di viaggio comoda e vantaggiosa per raggiungere Catania è quella via mare. Si trovano diverse offerte online in cui è possibile effettuare la prenotazione dei traghetti a/r da e verso la Sicilia.

Weekend a Catania: primo giorno

Siamo arrivati il venerdì mattina alle 10.30 e dopo il pranzo (fatto a casa di un’amica) ci siamo dedicati subito all’esplorazione.
Il nostro b&b (di cui vi parlerò, come sempre, in un post dedicato) era vicinissimo alla Via Etnea, perciò i nostri primi passi da viaggiatori a Catania sono stati lungo la sua arteria principale.
Strada detta anche “Il salotto di Catania” e ottima non solo per lo shopping, ma anche per le pasticcerie: noi ci siamo fermati (dopo uno sguardo veloce all’Orto Botanico) alla Pasticceria Mantegna in via Etnea 350, per gustare una cassata e uno squisito semifreddo al pistacchio (si, il pistacchio a Catania – e in tutta la Sicilia – vince tutto). Ce l’avevano consigliata sia amici catanesi che altri passati per Catania in visita ed è stato un ottimo consiglio che siamo felici di aver seguito. È una pasticceria nata nel 1946 da Gaetano Mantegna e da allora portano avanti le stesse tradizionali ricette, ma c’è una cosa in cui sono imbattibili: le sculture di martorana!

Weekend a Catania - la pasticceria Mantegna
Dolce al pistacchio della pasticceria Mantegna

Proseguendo su Via Etnea verso il centro, dopo qualche centinaio di metri si incontra l’ingresso principale di Villa Bellini, tappa successiva della nostra passeggiata e punto immancabile in un weekend a Catania.
Villa Bellini non è altro che un parco: il più grande di Catania e tra i più belli d’Europa, intitolato al grande musicista catanese (vanto della città, c’è una parte di lui ovunque) e inaugurata nel 1883.
Salita la grande scalinata che porta all’ingresso del parco, c’è una cosa che salta subito all’occhio: l’orologio botanico. Si tratta di un orologio con data e ora costituite da piante, che viene aggiornato quotidianamente ripiantando le piante. Si trova su un punto alto, con il sole alle spalle al tramonto, la bandiera italiana che svetta al centro e lo splendido chiosco in controluce. Sarei rimasta lì le ore a fotografarlo (ero anche curiosa di vedere l’aggiornamento dell’orologio, ma avviene in orari un po’ complicati… peccato!).
La Villa è un tripudio di mosaici, vialetti alberati, fontane, fiori, ponticelli e statue bianche. La parte che mi è piaciuta più di tutte le altre però è il piazzale con il Chiosco dei Concerti. Abbiamo trovato il chiosco in ristrutturazione, purtroppo, ma la vista che offre il piazzale sull’Etna è incantevole.
Il vulcano sembra guardare la città come una mamma guarda i suoi figli.

Weekend a Catania: l'Etna
l’Etna visto da Villa Bellini

Usciti da Villa Bellini e ripresa la Via Etnea verso il centro, ci siamo imbattuti in Piazza Stesicoro, una delle più frequentate di Catania.
La Via Etnea divide in due la piazza sia fisicamente che stilisticamente: da un lato si trova la statua di Vincenzo Bellini (fermatevi ad ammirarla, soprattutto se ci passate di giorno: vedrete i piccioni zampettare sopra il pentagramma in marmo su cui poggia i piedi il compositore, come se aggiustassero le note) e, dall’altro, l’anfiteatro romano e la chiesa di Sant’Agata alla Fornace, quella da cui ogni anno il 3 febbraio parte la processione dedicata alla santa.
All’anfiteatro romano è legata una leggenda: pare che la lava dell’Etna, durante l’eruzione del 252 d.C., si sia arrestata proprio di fronte all’anfiteatro e alla chiesa di Sant’Agata, dove gli abitanti erano corsi a chiedere aiuto. Anche nel 1943 l’anfiteatro sopravvisse ai bombardamenti alleati e venne utilizzato come rifugio dai catanesi. Praticamente eterno!

Weekend a Catania: Piazza Stesicoro
Piazza Stesicoro

Il primo giorno di esplorazione si è concluso così, con una cena a Nicolosi, un freddo paesino ai piedi dell’Etna pieno di locali e ristoranti dove si mangia veramente bene.
A proposito di cibo, quando siete in Sicilia tenete sempre conto che qui hanno davvero gli orari spostati (almeno rispetto a quelli di noi romani) per i pasti: si pranza tra le 14 e le 15 e si cena dalle 22.

Weekend a Catania: Secondo giorno

C’era una cosa che proprio non volevo perdermi a Catania: i mercati storici.
Così la prima cosa che abbiamo pensato di andare a vedere è stata la Fera ‘o Luni in Piazza Carlo Alberto.
Le origini del nome del mercato sono ancora dubbiose: potrebbe venire dalla dea Luna (Diana), dal dio assiro Luni o, come si crede popolarmente, dal fatto che un tempo si tenesse solo di lunedì (oggi invece si tiene tutti i giorni tranne la domenica). Scegliete la vostra storia preferita!
Proprio come mi aspettavo in questo mercato si viene invasi da sapori, colori e, soprattutto, quelle urla pittoresche che lo hanno reso famoso. É una gara al grido più alto (dette vuciate in siciliano) per vendere la propria mercanzia , cibo di ogni genere che solo a guardarlo viene da leccarsi i baffi. Ma anche stoffe, abiti, scarpe, antiquariato, giocattoli: ci si trova davvero di tutto (in Via Piciani e Via Grotte Bianche anche le macellerie che espongono in strada la loro carne e cesta di uova) e ogni banchetto è una scoperta e un fermento, con persone in continuo movimento intente a tagliare la frutta, cuocere la carne, contrattare, palpare la verdura e qualsiasi altra scena possa venirvi in mente in un mercato.
L’altro mercato storico è la Piscaria, dietro Piazza Duomo (la si può raggiungere anche scendendo i gradini dietro la Fontana dell’Amenano, detta u linzolo perché l’acqua nella fontana è talmente poca da essere spessa come un lenzuolo), il tradizionale mercato del pesce. Qui l’odore del pesce è forte, ma è quell’odore buono che sa di pesce fresco. Gli occhi si incrociano con il sangue del pesce appena pescato e in lavorazione, con i contenitori di ghiaccio, con i tubi dell’acqua, con le vasche dove il pesce ancora si muove e sembra tentare una fuga, con, sullo sfondo, file di anziani che guardano curiosi i turisti e compiaciuti il loro mercato.

Weekend a Catania, il mercato Fera o luni
Fera ‘o luni
Weekend a Catania, la piscaria
Il mercato Piscaria

Dal mercato del pesce si può risalire verso Piazza Duomo dove vedere la famosa Fontana dell’elefante (‘u liotru) e, proprio di fronte, la Cattedrale di Sant’Agata.
La fontana dell’elefante è il simbolo di Catania e ormai i catanesi hanno un legame talmente forte con essa da considerarla quasi magica e in grado di proteggere la città.
La Cattedrale di Sant’Agata invece rappresenta il forte legame con la santa. Distrutta più volte dai terremoti e poi ricostruita, la facciata porta i segni di queste ricostruzioni nei diversi stili di cui è composta (differenze che si ritrovano anche all’interno).
Al suo interno ospita una cappella con le reliquie della santa e la tomba di Vincenzo Bellini, oltre che uno splendido organo a canne monumentale.
Le leggende legate alla santa e alla sua cattedrale sono numerose, ma una soprattutto è particolarmente conosciuta: quella che riguarda Federico II.
Quando nel 1232 Catania aderì ad una rivolta contro Federico II di Svevia, che aveva riunito sotto il suo comando diverse città siciliane, egli ordinò di attaccare la città per distruggerla e uccidere tutti i suoi abitanti. Si fermò quando, ascoltando una messa nella cattedrale, sul suo breviario apparve all’improvviso la frase “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est” ovvero “non offendere la patria di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia.”

Weekend a Catania, cattedrale di Sant'agata
Cattedrale di Sant’Agata

Riprendendo a salire la Via Etnea, si raggiunge Piazza dell’Università, una delle piazze più belle (se non la più bella a parer mio) della città, la quale ospita, oltre a quattro magnifici palazzi, uno per ogni lato, anche i quattro candelabri di bronzo che rappresentano le quattro leggende di Catania (Gammazzita, Colapesce, Uzeta e i fratelli Anapia e Anfimono).

Dietro Piazza dell’Università, a meno di un centinaio di metri, si trova Via dei Crociferi, in cui si trovano le più belle chiese barocche (tra cui la Chiesa di San Giuliano, il più bell’esempio di barocco catanese) della città, il convento delle suore benedettine e il Collegio dei Gesuiti.

Dopo tutta questa bella passeggiata, il modo miglio per riprendere le forze è quello di mangiare una delle cose più tipiche di Catania: la carne di cavallo.
Noi l’abbiamo mangiata alla trattoria Dal Tenerissimo in Via del Plebiscito (dietro Piazza Stesicoro), dove abbiamo trovato un servizio ottimo con personale gentile e disponibile (sembrava di essere a casa), prezzi bassi e, soprattutto, una carne di cavallo incredibilmente morbida, squisita e ben cotta (soprattutto quella con il salmoriglio, è rimasta nel cuore delle nostre papille gustative).

Weekend a Catania: giorno tre

Il terzo giorno c’è una scelta da fare: Etna o mare?
Noi, per questa volta, abbiamo scelto la seconda e così abbiamo fatto un giro ad Aci Trezza e Aci Castello, a circa una ventina di chilometri da Catania (in questo caso noleggiare la macchina è la scelta migliore. Noi eravamo accompagnati, fortunatamente, dai nostri amici).
I due piccoli paesi, oltre al mare, hanno due cose in particolare da vedere: il Castello di Aci Castello e i Faraglioni ad Aci Trezza.
Il primo sorge su un promontorio che, dicono le leggende, un tempo era staccato dalla terra da un braccio di mare che venne ricoperto da pietre laviche durante l’eruzione del 1169. Anche questo Castello venne più volte distrutto e ricostruito: fu castrum, qalaf, fortezza, castello, carcere militare e oggi museo civico (il biglietto costa 3 €). Si può arrivare gratis fino ad un certo punto, un terrazzino che offre una bella vista sul borgo… vale la pena salire qualche scalino per arrivarci!

I Faraglioni invece sono otto costoni che fanno da guardia ad Aci Trezza, costoni lavici nati addirittura prima dell’Etna. A me però piace di più credere nelle leggende, mi piace credere che in realtà sono i sassi lanciati da Polifemo contro Ulisse, così come racconta Omero nell’Odissea.
Si trovano all’interno dell’Area Marina Protetta Isola dei Ciclopi, oltre 600 ettari in cui viene salvaguardata la flora e la fauna marina.

Weekend a Catania, Aci Trezza
i Faraglioni di Aci Trezza

Ed è con questa immagine negli occhi che abbiamo salutato Catania, pronti a tornarci per il secondo giro in cui scoprire ancora di più (e, soprattutto, mangiare quel famoso cornetto al pistacchio).

Se avete bisogno di qualche consiglio in più, vi consiglio la guida Lonely Planet sulla Sicilia che potete trovare qui.

 

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