Il secondo giorno della fuga Veneziana, ci aspettavano due piccoli gioielli: volevamo infatti visitare Murano e Burano.
Dopo essere riusciti a fare un’intera notte di sonno, ci sentivamo come nuovi, pronti ad affrontare altre ore di cammino. Ci imbarcammo a Fondamenta Nuove, sebbene la giornata promettesse pioggia, scegliendo un biglietto valido 12 ore, durante le quali potevamo prendere tutte le barche che volevamo, al prezzo di 16 euro.
Il traghetto arrivò puntualissimo, e il breve viaggio fino a Murano passò in fretta osservando i paesaggi grigi a causa brutto tempo, ma sempre belli, della laguna.
La cosa positiva di questo obbligo fu che appena fuori la fabbrica ci sono due negozi di souvenir, uno di fronte l’altro, che avevano prezzi ottimi. Ne approfittammo subito, comprando là tutto ciò che dovevamo. Come uscimmo dai negozi carichi di souvenir, la prima cosa che ci saltò all’occhio fu la fila infinita che ci attendeva per poter entrare nella fabbrica. Ci guardammo e con un ampio sospiro, a passi lenti e rassegnati, iniziammo ad attendere. Il nostro turno arrivò mezz’ora dopo e mi stupì molto scoprire che la visita era gratuita e si poteva lasciare un’offerta libera.
La visita consisteva nell’osserva un vetraio al lavoro, mentre un altro ragazzo spiegava cosa stavamo osservando.
Ma finì appena dopo un quarto d’ora. Un po’ controvoglia, mi costrinsi a seguire gli altri e la folla verso il negozio dove bisognava per forza entrare per uscire dalla fabbrica. Un negozio che conteneva oggetti di vetro di ogni colore, forma, dimensione. Solo il prezzo restava alto. Tanto alto.
Il giro successivo per Murano è fin troppo breve, il tempo di mangiare qualcosa lungo uno dei suoi canali, e dobbiamo correre a prendere il traghetto per Burano.
Solo che il traghetto ci mette molto di più di quanto immaginavamo, e quando raggiungiamo l’isola dei merletti, abbiamo appena dieci minuti, prima di riprendere il traghetto per Venezia e poter vedere San Marco.
Giusto il tempo di ammirare i negozi che esponevano merletti bianchi dalle mille forme e gli scintillanti colori delle case, di imparare che il nome dell’isola viene da Boreana, il nome della porta della città esposta a sud-est che raccoglieva la Bora, e dovemmo scappare di nuovo al porto.
Tante corse, ma tutto fu inutile. Arrivammo davanti San Marco alle 16.50, e nonostante fuori un cartello diceva “Ingresso turisti ore 14-17”, la guardia non ci fece entrare.
Questa cosa, cambiò l’umore del gruppo e della serata. E salutammo Venezia con ancora lo zucchero sulle labbra.