Non si finisce mai di scoprire Roma. Non basta un weekend, non basta una settimana, ed ogni volta che si ritorna è come fosse la prima volta. Si dice che i romani la conoscano meno dei turisti ed è purtroppo vero. Per questo sono stata subito entusiasta di visitare Castel Sant’Angelo con una visita guidata e cogliere al volo l’opportunità di conoscere meglio uno dei simboli imperdibili di Roma.
La visita guidata fa la differenza. Ogni luogo ha storie da raccontare e nessuno meglio di una guida che conosce bene il posto può raccontarle. Castel Sant’Angelo in particolare è stato al centro di tante storie che hanno fatto Roma e i romani nei secoli, per questo è una visita imprescindibile se si vuole conoscere a fondo la città.
Abbiamo prenotato la visita tramite Musement e il servizio è stato ottimo: prenotazione rapida, informazioni precise, assistenza perfetta (l’abbiamo utilizzata perché è stato spostato il giorno della visita per motivi non dipendenti da Musement che, anzi, ci ha proposto diverse alternative. Per noi fortunatamente, vivendo a Roma, non è stato un problema spostare la data della visita).
Ora c’è anche la app, ancora più comoda!
Visitare Castel Sant’Angelo: la storia
Prima di tutto è importante capire cosa si va a visitare. Sapete che questo per me è un aspetto importantissimo, infatti quando pianifico un viaggio lo studio per mesi per scoprire la storia e le curiosità di ogni luogo e farmi un’idea del perché andare a vedere certi posti è importante, perché scegliere una cosa da vedere invece di un’altra.
Castel Sant’Angelo è nato come Mausoleo di Adriano. L’imperatore infatti lo commissionò all’architetto Demetriano: voleva un gigantesco monumento funebre per sé e la sua famiglia ispirato a Mausoleo di Augusto e costruito in una zona dell’allora periferia di Roma. Quando fu ultimato, diversi anni dopo, venne costruito anche il Ponte Elio, oggi Ponte Sant’Angelo, per collegarlo al Campo Marzio. Trecento anni dopo circa, venne intromesso nelle Mura Aureliane per ordine dell’Imperatore Onorio e perse la sua funzione originaria per diventare fortezza a difesa della città. È solo nel 1367 che il destino di Castel Sant’Angelo si lega a quello dei pontefici, quando cioè le sue chiavi vennero donate a Papa Urbano V per riportare la curia a Roma da Avignone. Nel 1527 Roma venne assediata da circa 14.000 Lanzichenecchi tedeschi e 6.000 spagnoli, i quali riuscirono a penetrare in Vaticano massacrando tutti. Clemente VII, l’allora pontefice, riuscì a trovare rifugio dentro Castel Sant’Angelo insieme ad altre tremila persone. L’assedio durò un mese e la fortezza non cedette mai, ma una guarnigione riuscì a penetrare al suo interno e fece prigioniero il papa (in realtà era tutto organizzato dallo stesso Papa ma questa è un’altra storia). Data la resistenza dimostrata dalla fortezza, i successivi Papi ne fecero la loro residenza almeno fino al 1870 quando Roma venne eletta Capitale del Regno d’Italia e Castel Sant’Angelo divenne per un breve periodo una caserma, poi un museo.
Visitare Castel Sant’Angelo: i personaggi
Raccontare le storie di tutti i personaggi che sono passati per la fortezza richiederebbe un libro intero ma io ve ne racconterò soltanto tre, le mie preferite, giusto per stuzzicare la vostra curiosità (per conoscerle meglio e per scoprirne di nuove, prenotate la visita guidata!).
Il primo è Benvenuto Cellini, lo scultore, scrittore e orefice fiorentino che venne accusato di sodomia, furto di tesori papali e tre omicidi. Dopo un lungo processo venne rinchiuso a Castel Sant’Angelo ma, lavorando alla corte dei Medici, gli fu riservata la cella al piano più alto della fortezza, gli venivano cambiate le lenzuola ogni giorno e pranzava insieme al castellano, un uomo completamente folle convinto di essere un pipistrello. Avete presente quelle scene in cui i prigionieri evadono calandosi giù con le lenzuola annodate? Benvenuto Cellini fu uno dei primi a farlo: una notte legò insieme le lenzuola che aveva raccolto e si calò dalla finestra, lasciandosi poi cadere oltre il muro, caduta che gli costò la rottura di una gamba (e l’attacco dei mastini di guardia, da cui si salvò grazie ad un coltello rubato dal tavolo del pranzo). Riuscì a raggiungere Trastevere e chiese l’aiuto di un passante, che impietosì raccontandogli di essere dovuto scappare dalla camera dell’amata. Alla fine però fu ripreso e stavolta nessuna conoscenza lo salvò dal finire prigioniero nei sotterranei.
La seconda è Giulia Farnese. Lei in realtà non c’entra molto con Castel Sant’Angelo, ma qui è custodito uno dei pochi quadri che la ritraggono: La Dama e l’unicorno di Luca Longhi. Giulia fu considerata la donna più bella della sua epoca, tanto da essere soprannominata Giulia la Bella. Figlia di Pier Luigi I Farnese, il suo matrimonio fu combinato già da quando era piccolina con Orsino Orsini, nipote del cardinale Rodrigo Borgia, un personaggio orbo da un occhio, codardo e insignificante. Giulia divenne, forse già prima del matrimonio, amante del cardinale Borgia che divenne Papa Alessandro VI. La loro relazione era praticamente pubblica, tanto che invece di vivere col marito a Bassanello, Giulia viveva in un palazzo attiguo al Vaticano insieme alla suocera compiacente. Dopo altre varie vicessitudini e aver avuto una figlia, Lucrezia, che si presume fosse figlia del Papa, Giulia riuscì a fuggire da Roma. Quando morì, anni dopo, suo fratello Papa Paolo III, date le maldicenze che giravano sulla sorella, la condannò ad una sorta di damnatio memorie, facendo modificare tutti i quadri che la ritraevano. Uno dei più affidabili è rimasto, pare, proprio quello di Luca Longhi che si trova a Castel Sant’Angelo.
L’ultima storia che voglio raccontarvi è quella di Beatrice Cenci, il cui fantasma si aggira ancora per Castel Sant’Angelo la notte dell’11 settembre, giorno della sua morte per decapitazione. Beatrice era figlia del Conte Francesco Cenci, un uomo violento che picchiava moglie e figli e violentava le figlie ma che scampava sempre dalla giustizia grazie alla sua amicizia con il Papa di allora, Clemente VIII. Beatrice, insieme alla matrigna (la madre morì quando lei aveva otto anni e il padre si risposò non molto tempo dopo), organizzarono l’assassinio del padre. Riuscirono nell’intento e provarono a far passare la morte dell’uomo come incidente. Al Papa però la storia non convinceva, soprattutto perché in questo modo tutti i beni del conte sarebbero passati in eredità ai figli… a meno che non fosse riuscito a dimostrare che erano stati proprio loro ad ucciderlo. Utilizzò tutte le sue conoscenze e Beatrice insieme alla matrigna Lucrezia e ai fratelli Giacomo e Bernardo furono accusati dell’omicidio. Il processo fu breve e tutti vennero condannati a morte. Il giorno dell’esecuzione di Beatrice, tutta Roma – che conosceva la sua storia – venne ad assistere indignata e tra il pubblico c’erano perfino Caravaggio e Orazio Gentileschi, con la figlia (la futura pittrice Artemisia). La storia di Beatrice ispirò tanti artisti e scrittori, tra cui Stendhal, Shelley, Moravia e tanti registi.
Visitare Castel Sant’Angelo: cosa vedere
Ci sono ben sette livelli da visitare all’interno di Castel Sant’Angelo e in ognuno ci sono diverse cose interessanti da vedere.
Nel primo livello sono visibili le mura romane della Mole Adriana e la rampa elicoidale, che porta alla sala delle urne, al secondo livello, dove furono conservate le ceneri dell’imperatore Adriano, la moglie e i figli. Al secondo livello si possono vedere anche i quattro bastioni del castello che portano i nomi dei quattro evangelisti (San Matteo, San Marco, San Luca e San Giovanni) e il Passetto di Borgo, il camminamento che unisce Castel Sant’Angelo a San Pietro, costruito per garantire una via di fuga ai Papi in caso di necessità. Al terzo livello si trovano le prigioni storiche, mentre al quarto si trova il Cortile dell’Angelo: nato come Cortile d’Onore perché concepito come spazio di accesso ai cortili papali e di rappresentanza, ha cambiato nome quando venne posta qui la statua di San Michele Arcangelo, rimossa nel 1747 dalla terrazza più alta perché troppo danneggiata (e sostituita sulla terrazza con l’attuale in bronzo). Al quarto livello c’è anche la bellissima Sala di Apollo, l’ambiente principale del primo piano degli appartamenti papali, così chiamata per le decorazioni a grottesche che raffigurano le storie di Apollo.
Il quinto livello per me è il più bello. Percorrendo la Loggia di Giulio II, il Giretto e le salette di Pio IV, la Loggia di Paolo III e il Giretto di Alessandro VII si possono vedere bellissimi esempi di pittura grottesca, scultura e meravigliosi affacci sul Tevere e su Roma. Quella nel giretto di Alessandro VII, dove si trova anche il bar se volete fermarvi per una sosta, è considerata una delle viste più belle su Roma (quella che vedete nella seconda foto di questo articolo). Al quinto livello si trova la bellissima Sala della Biblioteca, la Sala del Tesoro e la prigione di Cagliostro.
L’ultimo livello è quello della Terrazza dell’Angelo, dove si può godere di un’indimenticabile vista a 360° su Roma. Accanto alla colossale statua dell’Arcangelo Michele (alta 5 metri e con un’apertura alare di 6), opera di Peter Anton van Verschaffelt, si trova la Campana della Misericordia, così chiamata perché annunciava le esecuzioni capitali. La Terrazza è anche lo sfondo dell’epilogo tragico di una delle più celebri opere di Puccini. la Tosca.
Consigli per chi viaggia con i bambini: visitare Castel Sant’Angelo con i bambini è possibile, ma senza passeggino (noi lo abbiamo lasciato in macchina e siamo andati con la fascia), perché ci sono troppe scale da fare e stareste tutto il tempo a dover portare il passeggino a mano.