Nell’immaginario comune, Detroit appare come una città industriale grigia e decaduta, dal passato turbolento, una città poco sicura che può incuriosire solo gli appassionati di automobili. Non nego che avevo anche io questa impressione finché non ho iniziato ad incuriosirmi su cosa aveva da offrire e su cosa vedere a Detroit e mi sono subito ricreduta.
Ho scoperto una città che innanzitutto – ed è stato il motivo principale che ha portato ad incuriosirmi e inserirla nel nostro itinerario on the road – ha fatto da sfondo a moltissimi film (da Gran Torino a Batman VS Superman, da Transformers a 8 Mile e molti altri) e offre tante cose da vedere belle e interessanti, che vanno ben oltre l’industria automobilistica: arte, musica, cibo, architettura e storia… Detroit ne ha davvero per tutti.
Ma cosa ha portato Detroit ad avere questa fama?
Il 24 luglio 1701, l’esploratore Antoine de La Mothe Cadillac, accompagnato da un centinaio di francesi e da un altro centinaio di indiani algonchini, fondò Fort Pontchartrain du Detroit, nel punto ancora oggi visibile al Campus Martius Park. Il nome viene dal fiume su cui si affaccia la città, che in realtà è più uno stretto tra due laghi – il lago Huron e il lago Erie – infatti Dètroit significa proprio stretto in francese.
Ben presto, intorno a quel piccolo forte, si sviluppò un insediamento, ma nel 1760, durante la Guerra dei Sette Anni, Detroit fu conquistata dagli inglesi e fino al 1812 fu presa e ripersa diverse volte dagli americani, finché nel 1815 riuscirono a conquistarla definitivamente. Nel 1825 venne aperto il Canale Erie che facilitò i trasporti da Detroit. Le industrie manifatturiere della città ebbero un boom, come la produzione di navi, carri, carrozze e motori a vapore. Nel 1837 il Michigan fu ammesso all’Unione e, dato che la costituzione dello Stato proibiva la schiavitù, Detroit divenne una tappa importante della Underground Railroad, la ferrovia sotterranea che aiutava gli schiavi a fuggire dal Sud. Alla fine del XIX secolo, Detroit continuò a crescere rapidamente. La farmaceutica divenne una delle principali industrie della città e l’industria manifatturiera continuò a prosperare. Poco dopo, Henry Ford iniziò a produrre le prime auto in serie, facendo di Detroit la mecca dell’occupazione e il numero di abitanti decuplicò. Negli anni ’20 la città seguì le tendenze e la rivoluzione progressista dei Roaring Twenties: aprirono numerosi teatri, lo zoo e il Guardian Building. Tra una ruggente industria automobilistica e l’illecito ma redditizio commercio di liquori del proibizionismo, la Detroit degli anni Venti era una delle città più eccitanti e frenetiche del mondo.
Nel 1950, quasi due milioni di persone vivevano a Detroit, soprannominata “Parigi del Midwest” per le sue origini francesi, l’architettura e le strade progettate come boulevard parigini da Augustus B. Woodward. Proprio nella Motor City aprì il primo centro commerciale degli Stati Uniti: il Northland Center. Negli anni ’60 ci furono i riot ma anche il successo della Motown, l’etichetta discografica basata sulla black music che lanciò grandissimi artisti come Marvin Gaye e Stevie Wonder.
Poi arrivarono le macchine e la tecnologia, che tolsero il lavoro a migliaia di persone. Le fabbriche licenziarono moltissimi operai, perché non ne avevano più bisogno: ne bastavano un quinto per lavorare la stessa produzione.
La crisi economica del 2008 colpì pesantemente la città che si trovava già sotto il pessimo sindaco Kwame Kilpatrick, il quale venne accusato di 24 reati federali tra cui abuso d’ufficio, riciclaggio, ostacolo alle indagini, truffa, corruzione, falsa testimonianza, frode postale e telematica, racket… venne condannato a 28 anni di carcere. Le case automobilistiche erano strozzate dai debiti e chiesero aiuto all’amministrazione Obama. Nessuno pagava le bollette e la Detroit Water and Sewerage Department bloccò l’acqua a chi non pagava entro 60 giorni, tagliando un bene primario a 15.000 case. Nel 2013 la città dichiarò bancarotta con un debito di 19 miliardi di dollari. La gente iniziò a scappare, il trasporto pubblicò era praticamente distrutto e la quantità di case abbandonate spropositata. Potete immaginare il clima e il tasso di criminalità dell’epoca: era una lotta alla sopravvivenza.
Da allora la città si è ripresa moltissimo e sta rinascendo dalle sue ceneri, anche se porta ancora i segni di quelle cicatrici: sono gli spazi aperti della periferia, quei campi vuoti e senza case. Non è la città più pericolosa degli Stati Uniti, non più. É una città che sta curando la sua anima e lo sta facendo bene.
Nota: questo è un itinerario molto intenso, soprattutto il secondo giorno. Valutate in base a quanti giorni avete a disposizione (su 4 giorni sarebbe perfetto), alle cose che volete vedere e ai vostri ritmi di viaggio. Per qualsiasi consiglio sulle modifiche, sono a disposizione.
Cosa vedere a Detroit: itinerario di tre giorni nella Motor City
In collaborazione con Visit Detroit ho studiato un itinerario di tre giorni pieni, che permettesse di scoprire il meglio della città – secondo i nostri gusti – tra luoghi imperdibili, location cinematografiche e attrazioni fuori dai classici percorsi turistici.
Il primo giorno è ideale per esplorare la Downtown.
Iniziate con una passeggiata lungo Woodward Avenue, considerata una delle strade più iconiche d’America (è stata anche dichiarata All-American Road dalla Federal Highway Administration e inclusa nella Motorcities National Heritage Area dal Congresso degli Stati Uniti). La strada inizia nel Campus Martius Park, cuore dei luoghi in cui Augustus Woodward – il primo giudice capo del Michigan da cui la strada prende il nome – progettò diligentemente e con passione la ristrutturazione della città dopo l’incendio che la distrusse nel 1805.
Soprannominata anche Main Street di Detroit, la strada è lunga 27 miglia (43 km circa) e arriva fino a Pontiac, anche se molto prima che Detroit venne fondata, la stessa strada era in realtà il Saginaw Trail, utilizzato dai Nativi per spostarsi verso sud da Saginaw, 100 km a nord da Detroit. Due eventi in particolare rendono speciale questa strada: fu la prima strada asfaltata, nel 1909, e la prima in cui venne installato un semaforo a tre colori, nel 1919.
Lungo questa strada si svolge ogni anno anche la Woodward Dream Cruise, un raduno annuale di auto d’epoca considerato il più grande evento automobilistico di un solo giorno al mondo. L’evento è nato da un’usanza degli anni ’50 e ’60, quando gli appassionati di auto d’epoca si incontravano nei drive-in lungo la strada per sfoggiare le loro auto. Veniva chiamato fare “Woodwarding”.
Passeggiando lungo Woodward Avenue verso il centro, si finisce dritti a Campus Martius Park, il punto da cui la via inizia. Se capitate qui durante il periodo di Natale, troverete tutto allestito per le festività con il grande albero di Natale, la pista di pattinaggio su ghiaccio (progettata per assomigliare a quella della Rockfeller Plaza di New York, anche se questa di Detroit è più grande), il mercatino di Monroe Street Midway e la piazza arricchita da tante attività per le famiglie, come il golf, la casa di Babbo Natale, le macchine a scontro e molto altro.
Inaugurato il 19 novembre 2004, il nuovo Campus Martius Park è il punto d’origine del sistema stradale di Detroit: a sette miglia dalla piazza is trova Seven Mile Road, a otto miglia si trova 8 Mile Road (vi ricorda niente questa strada?) e così via. Qui si trova anche il punto preciso in cui venne fondata la città, segnalato da un medaglione sul pavimento vicino Woodward Fountain, e l’albero di Natale più grande di Detroit, che viene acceso con una cerimonia ufficiale e un conto alla rovescia, a cui partecipano migliaia di persone, il lunedì dopo il Ringraziamento.
Una volta in questa zona, potete facilmente raggiungere alcuni degli edifici più belli della città, come il Fisher Building, che ospita anche il Fisher Theatre. Costruito nel 1928 e nominato National Historic Landmark nel 1989, viene definito il “più grande oggetto d’arte di Detroit”. Anche questo edificio è legato in un certo senso all’industria automobilistica, porta infatti il nome dei Fratelli Fisher: Frederick, Charles, William, Lawrence, Edward, Alfred e Howard. Chi sono? Quelli che hanno inventato la Cadillac e trasformato l’automobile nel mezzo di trasporto più utilizzato al mondo. Diventati ricchi, desideravano avere gli uffici più belli del mondo ed erano disposti a spendere qualunque cifra per realizzare questo desiderio. Affidarono il progetto all’architetto Albert Kahn che utilizzò i migliori materiali, artigiani e appaltatori per costruire quello che sarebbe stato eletto l’edificio commerciale più bello dell’anno.
In stile Art Decò, il Fisher Building presenta soffitti a volta dipinti a mano e interni che utilizzano 40 varietà di marmo e diverse varietà di ottone e bronzo. Merita una visita anche solo per ammirarne lo splendore.
Un altro edificio da non perdere è il Guardian Building, costruito nel 1929 e dichiarato anche lui National Historic Landmark nel 1989. E’ ancora oggi uno degli edifici in mattoni più alti al mondo e tra i grattacieli Art Déco più significativi e suggestivi del mondo. Nasce come Union Trust Building per ospitare gli uffici della Union Trust Company, la quale dichiarò fallimento dopo la crisi del 1929. Venne reincorporata come The Union Guardian Trust Company e l’edificio venne ribattezzato The Union Guardian Building.
Il caratteristico mattone esterno di colore arancione-marrone chiaro fu successivamente commercializzato come “Guardian Brick”. All’interno, le decorazioni sono state influenzate dall’arte azteca e nativo americana, mentre la struttura è in marmo italiano e marmo nero belga, che oggi è esaurito nelle miniere da cui veniva raccolto. Il marmo rosso di cui è fatto è ancora più raro: è marmo numida, scelto per il suo insolito colore rosso sangue. All’epoca nessuna miniera al mondo lo estraeva, quindi Rowland andò in Africa, dove una miniera che era stata chiusa per 30 anni fu riaperta giusto il tempo necessario perché Rowland potesse scegliere il marmo di cui aveva bisogno per l’atrio. Per le sue caratteristiche decorative e architettoniche e per le aziende che ha sempre ospitato, è stato ribattezzato la “Cattedrale della Finanza”.
Se avete bisogno di una sosta gastronomica, vicino al Guardian Building trovate il Grand Trunk Pub, il pub ricavato nello spazio che in origine ospitava la gioielleria dei Fratelli Traub, che resero famoso l’anello di fidanzamento “Orange Blossom” (il classico solitario da fidanzamento). Diventati famosi e ricchi, ebbero bisogno di uno spazio più grande, così vendettero lo spazio alla Grand Truck Railway.
Oggi nel pub vengono servite esclusivamente birre artigianali prodotte in Michigan e ingredienti “Made in Michigan” e si vantano orgogliosamente di rappresentare la vera grinta di Detroit.
Per continuare il giro della Downtown, arrivate poi alla Spirit of Detroit Plaza, dove troverete la bellissima scultura in bronzo omonima. Inaugurata nel 1958, è considerata la scultura in bronzo più grande al mondo dai tempi del Rinascimento. Il lavoro venne affidato allo sculture Marshall Fredericks – lo stesso che si occupò della metropolitana di Detroit – il quale rinunciò al compenso, considerando il lavoro una sua responsabilità civica. La statua rappresenta un uomo che tiene nella mano destra una famiglia, a rappresentare le relazioni umane, e nella mano sinistra una sfera dorata che rappresenta il divino. Sul muro dietro la statua è scolpita un’iscrizione tratta dai Corinzi 3:17: “Ora il Signore è quello Spirito: e dov’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà”, mentre sulla targa sotto la statua si legge: “L’artista esprime il concetto che Dio, attraverso lo spirito dell’uomo, si manifesta nella famiglia, il rapporto umano più nobile”. La statua è diventata ben presto un simbolo di Detroit e in occasioni di eventi importanti o vittorie sportive, viene vestita a dovere e spesso ha indossato la maglia dei Detroit Red Wings (tradizione che, per paura di rovinare la statua, ora viene seguita solo nel caso in cui la squadra vinca importanti trofei nazionali o il campionato).
Poco più avanti si trova The Fist, il monumento dedicato al boxer Joe Louis. Scolpita da Robert Graham – lo stesso del Roosevelt Memorial a Washington – la statua rende omaggio al pugile Joe Louis che nel 1938 sconfisse il tedesco Max Schmeling e, dati i tempi burrascosi, venne considerata una vittoria americana sulla Germania (nonostante mancassero diversi mesi allo scoppio della Guerra e diversi anni all’ingresso degli USA nel conflitto). La scultura venne commissionata da Sport Illustrated e donata a Detroit in occasione del centenario del Detroit Institute of Art. Graham lavorò in completa segretezza e non svelò mai il vero significato dell’opera, lasciando a tutti la possibilità di farsi una propria idea.
Oltre questa scultura si trova Hart Plaza, il punto in cui Antoine de la Mothe Cadillac sbarcò nel 1701, momento celebrato da una statua a lui dedicata, proprio nella piazza. E’ un luogo ricco di opere d’arte: all’ingresso della piazza si può ammirare Pylon, un’opera di Isamu Noguchi ispirata alle eliche del DNA, mentre al centro si trova Transcending, che rappresenta l’eredità laborista del Michigan e commemora i successi del movimento operaio americano come la proibizione del lavoro minorile, l’istruzione scolastica pubblica gratuita, le pensioni e l’assistenza sanitaria pagate dai datori di lavoro. Si trova vicino al luogo in cui Martin Luther King Jr. pronunciò per la prima volta il suo discorso “I Have a Dream” il 20 giugno 1963, discorso che fu ripetuto più tardi quell’anno al Lincoln Memorial durante la marcia su Washington. La frase pronunciata dal Dr. King: “L’arco della storia si piega verso la giustizia”, è scolpita nella scultura.
Un’altra scultura importante nella piazza è l’International Memorial to the Underground Railroad, che commemora il ruolo importante che ebbe Detroit nella Underground Railroad. La scultura appresenta sei schiavi pronti a salire a bordo di una barca per arrivare in Canada, la cui direzione è indicata dalla statua che rappresenta George DeBaptist, un uomo di Detroit che aiutò gli schiavi nella loro fuga. Le altre figure sono un ex schiavo che alza le braccia per celebrare la sua emancipazione, una donna quacchera che offre assistenza a un’altra donna e a suo figlio, e alle loro spalle due bambini guardano indietro verso Detroit.
Ma cos’era la Underground Railroad?
Letteralmente si traduce come “Ferrovia Sotterranea”, ma in realtà non era sotterranea e non era una ferrovia, nè una metropolitana. Era una rete di persone, sia bianchi che neri liberi, che tra la fine del 1700 e l’abolizione della schivitù collaborarono per aiutare i fuggiaschi degli Stati schiavisti a raggiungere gli Stati del Nord e il Canada, dove la schiavitù era illegale.
Diversi percorsi di fuga passavano per il Michigan e il nome in codice per Detroit, usato lungo questi percorsi, era Midnight. Era uno dei punti più importanti della Underground Railroad.
Tornando a Hart Plaza, nella piazza si può ammirare anche la Horace E. Dodge and Son Memorial Fountain – una fontana con 300 getti d’acqua e 300 luci che Anna Thompson Dodge volle dedicare al marito e al figlio – e il punto esatto in cui fu firmato l’atto costitutivo della società Ford Motor Company nel 1903.
Il resto della giornata può essere sfruttato per visitare Belle Isle, il “Gioiello di Detroit”, l’isolotto in mezzo al Detroit River tra Stati Uniti e Canada. Considerate però che solo per arrivarci dalla Downtown ci vuole circa un’ora con i mezzi pubblici, quindi più tempo avete a disposizione, meglio è. Se invece siete in auto, il viaggio è di soli 15 minuti. Per entrare sull’isola in auto dovrete pagare un biglietto one-day pass di 11$, se invece siete a piedi l’ingresso è gratuito.
Per visitare l’isola occorrono almeno 3 ore, o potete passarci anche l’intera giornata, a seconda di quello che preferite. Considerate che è molto più grande di Central Park, è l’isola-parco più grande degli Stati Uniti, e che ospita molte cose che vale la pena vedere:
- Il Belle Isle Aquarium, l’acquario più antico degli Stati Uniti e il terzo più grande al mondo quando venne aperto nel 1904 (per gli standard di oggi invece sembra piccolo). Ospita l’unica collezione conosciuta di tutte le sette specie di Gar in Nord America e pesci da tutto il mondo, oltre a tutte le specie presenti nei Grandi Laghi e altre specie marine provenienti da tutto il mondo.
- L’Anna Scripps Whitcomb Conservatory (attualmente chiuso per ristrutturazione, dovrebbe riaprire a Maggio 2024), il più antico giardino botanico degli Stati Uniti ancora in funzione. Ospita piante provenienti da tutto il mondo e si divide in 5 ale con 5 diversi climi. Ospita la più grande collezione di orchidee (circa 600, donate da Anna Scripps Whitcomb a cui è stato dedicato il giardino botanico in segno di riconoscenza) di proprietà comunale del Paese, palme, felci, un roseto, piante in fiore e tantissime altre specie;
- Belle Isle Nature Center, un centro naturalistico con un’ampia area boschiva dove, tra le altre cose, si possono incontrare e far mangiare i daini, i quali fanno parte di un progetto di rivalutazione e conservazione della flora e della fauna del Michigan. Nel BINC si trova anche una mostra di tartarughe autoctone, un alveare coperto e protetto, per lo studio del comportamento delle api e la loro conservazione, e una mostra di ragni, tutte specie curate nei loro habitat naturali;
- Dossin Great Lakes Museum, che preserva e celebra la storia marittima dei Grandi Laghi e il ruolo di Detroit nella storia marittina nazionale. Ospita una delle più grandi collezioni di modellini di navi al mondo e l’ancora di prua della leggendaria SS Edmund Fitzgerald, la timoneria della S.S. William Clay Ford e l’idrovolante da corsa ad alta velocità Miss Pepsi;
- Inoltre, sull’isola si trovano: la James Scott Memorial Fountain, il cui getto arriva a 38 metri d’altezza; una stazione della Guardia Costiera e il William Livingston Memorial Light, l’unico faro di marmo degli Stati Uniti; l’elegante e storico Detroit Yacht Club, nonché il più antico club di canottaggio della nazione, il Detroit Boat Club.
Per concludere la giornata alla grande ci vuole una cena al Baker’s Keyboard Lounge, il più antico Jazz Club al mondo ancora operativo, con il suo particolare bancone a forma di tastiera del pianoforte. Aprì nel 1934 e da allora ha ospitato i jazzisti più famosi e non solo, tra cui: Nat King Cole, Louis Armstrong, Art Tatum, George Shiearing, Ella Fitzgerald, Tommy Flanagan, Charlie Parker, Gene Krupa, Oscar Peterson, John Coltrane, WesMontgomery, Art Blakey, Sonny Stitt e moltissimi altri, come un’ancora sconosciuta Barbra Streisand nel 1961. Nel 1986 è stato dichiarato Historic Site.
Se viaggiate con i bambini, tenete in considerazione che dopo le 19 non possono entrare (come in molti altri locali in cui si servono alcolici).
Cosa vedere a Detroit, secondo giorno: il “Ford Tour”
Il secondo giorno è dedicato ai luoghi della Ford, imperdibili se si viene a Detroit, per questo l’ho chiamato Ford Tour. Gli dedicherò un articolo completo, perché lo merita, ma intanto lo racconto in breve.
Prima tappa è la Ford House a Grosse Pointe, la casa dove Edsel Ford – l’unico figlio di Henry – e sua moglie Eleanor vissero dal 1929 fino alla loro morte. Fa parte della Motorcities National Heritage Area ed è ispirata ai tradizionali cottage inglesi delle Cotswold. Si entra dal nuovo Visitor Center, che ospita una piccola esposizione di automobili Ford e una mappa in bronzo della tenuta, oltre a varie attività durante l’anno. Nel periodo natalizio, quando ci siamo stati noi, c’era un laboratorio per creare la cartolina di natale fai-da-te!
Dal Visitor Center si prende un pullmino che porta alla bellissima casa. La visita offre uno sguardo unico alla vita privata della famiglia Ford e sul loro profondo amore per l’arte e il design (avevano una vasta collezione d’arte nella casa, inclusi dipinti originali di Cézanne, Renoir, Degas e Diego Rivera, molti dei quali furono donati al Detroit Institute of Arts dopo la morte di Eleanor). Visitare la casa è come andare a far visita ad un amico: è accogliente ed è ancora oggi rimasta uguale a quando ci vivevano loro, con tanto di fotografie e oggetti personali sparsi qua e là. Fu Eleanor a voler aprire la casa al pubblico dopo la sua morte, per renderla un luogo aperto a tutti in cui passeggiare e rilassarsi.
Seconda tappa del tour è il Ford Piquette Avenue Plant, il luogo di nascita della Model T e la più antica fabbrica Ford ancora esistente. Costruita nel 1904 e in funzione fino al 1909, è iscritta al National Register of Historic Places. uno dei luoghi che più ho amato di Detroit. La costruzione è ispirata ai mulini del New England ed entrare qui è come fare un salto indietro nel tempo ai primi anni del ‘900: è rimasto tutto esattamente com’era quando la fabbrica era in funzione. Pensate che quando venne terminata la costruzione, i dipendenti domandarono a Ford se era certo di riuscire a produrre abbastanza auto da riempire tutto quello spazio! E ci mise solo 5 anni ad aver bisogno di uno spazio più grande. Gli uffici però rimasero a Piquette Avenue fino al 1910 e l’anno successivo tutto l’impianto fu venduto alla Studbaker.
Nel periodo natalizio, al secondo piano c’è anche Babbo Natale davanti una bellissima Model T e un mercatino natalizio!
Per una pausa pranzo a tema, ci consiglio di provare il Ford’s garage Restaurant, che trasporta in una stazione di servizio degli anni ’20, con tanto di Model T appesa al soffitto sopra il bancone. I panini sono buonissimi e l’ho adorato non solo per l’ottima cucina ma per l’attenzione ad ogni più piccolo dettaglio. Vale davvero la pena di provarlo!
Ultima sosta di questa intensa giornata è l’Henry Ford Museum of American Innovation, un museo che non è legato strettamente alla produzione delle auto Ford ma alla storia degli Stati Uniti d’America e alle sue innovazioni. Qui esplorerete il cambiamento tecnologico e non delle ultime decadi, la storia di come si è arrivati dal cavallo all’automobili, l’evoluzione degli aeroplani, dei mobili, degli strumenti musicali, oggetti di tutti i giorni e moltissimo altro. Il museo infatti si descrive come “2 km quadrati di innovazione: 300 anni di storia, 26 milioni di manufatti.” Ed è questo quello che troverete lungo il percorso espositivo dell’Henry Ford Museum. Tra le tante cose, qui si trova l’unico prototipo rimasto al mondo della Dymaxion House, la casa in alluminio progettata per essere l’abitazione più forte, leggera ed economica mai costruita, l’auto in cui venne ucciso JFKe il bus di Rosa Parks.
Il tour prosegue anche all’esterno del museo, nel Greenfield Village, in cui Henry Ford ha raccolto – nel senso che li ha proprio smontati dal luogo originale, trasportati qui e rimontati – edifici originali storici e appartenuti a personaggi famosi, come la casa di infanzia di George Washington, il laboratorio di Thomas Edison, il magazzino in cui Fratelli Wright progettarono il primo prototipo di un aereo, oppure un intero villaggio inglese del 1800, negozi del 1700, fattorie e tantissimo altro. Un autentico luogo di preservazione della storia degli Stati Uniti e del mondo. La parte migliore? Il villaggio si può visitare – pagando un biglietto aggiuntivo – a bordo di un’autentica Model T!
Infine, nel museo si può fare un tour anche nella Ford Rouge Factory (considerate che il museo chiude alle 17 ma l’ultimo tour per la fabbrica parte alle 15. Se siete interessati a vedere tutto, cosa che consiglio di fare, considerate di venire qui la mattina e prendervi tutto il tempo che vi serve. Il tour è all’interno di una vera fabbrica Ford in funzione, infatti alcune aree e alcuni giorni sono off-limits. Vi sono esposte alcune delle auto realmente costruite nella fabbrica, dagli inizia ai più moderni modelli elettrici. Uno sguardo sul passato e sul futuro.
Note: Considerate bene i tempi. Musei e attrazioni chiudono alle 17, quindi se volete visitare con calma ognuno di questi luoghi, potete modificare così l’itinerario:
– Primo giorno (considerando di essere già a Detroit e avere a disposizione l’intera mattina): Ford Museum e Belle Isle;
– Secondo giorno: Ford House e Piquette Plant la mattina, Downtown il pomeriggio.
Cosa vedere a Detroit, terzo giorno
Iniziate la giornata andando a visitare il Motown Museum, conosciuto anche come Hitsiville e fondato nel 1959. O meglio, a gennaio del 1959 è stata fondata l’etichetta discografica Tamia Records da Berry Gordy, grazie ad un prestito di 800$ avuto dalla famiglia, ribattezzata Motown Record Corporation l’anno successivo.
Una piccola casa bianca e azzurra tra le cui mura hanno registrato, nel suo famoso Studio A, alcune tra le più grandi voci della storia della musica, come i Jackson Five, i Temptations, Smokey Robinson and the Miracles, Marvin Gaye, Stevie Wonder, Diana Ross and the Supremes e molti altri. Fu la prima etichetta discorgrafica di proprietà afroamericana, che puntò tutti sui singoli fino agli anni ’70, quando si fecero strada gli album. Qui nasce il Motown Sound, caratterizzato da Cambi di accordi complessi e melodie sofisticate, uno stile vocale pop impreziosito da cori di influenza gospel, un uso frequente di archi e corni e tempo di batteri a quattro battute. Negli anni 70, Gordy aprì Hitsville West a Los Angeles, per ampliare la produzione musicale in ambito cinematografico, verso cui Gordy aveva un’ossessione, e nel 1985 la sorella di Gordy, Esther Gordy Edwards, trasformò Hitsville Detroit nel Motown Museum.
Il resto della giornata potete dedicarlo alla scoperta delle location dei film, a cui dedicherò un articolo a parte, o alla street art. La città ne è davvero ricca, negli ultimi anni è diventata uno dei più vivaci centri di street-art degli Stati Uniti. A partire dal Progetto Heidelberg, una via completamente trasformata e rivalorizzata grazie alla particolare arte di Tyree Guiton. Heidelberg Street era una via storicamente afroamericana – distrutta dalle rivolte del ’67, durante le quali Guiton ha perso tre fratelli – dove Tyree è cresciuto. Tornato qui negli anni ’80, ha deciso di rimetterla a nuovo grazie all’arte, coinvolgendo tutti gli abitanti della via. Per farlo utilizza i rifiuti e trasforma l’area in un museo a cielo aperto lanciando anche un forte messaggio contro il consumismo. Nel 1988 Guyton fonda unìassociazione no-profit, l’Heidelber Project appunto, con lo scopo di salvare i quartieri dimenticati e in rovina, ispirando le persone ad utilizzare l’arte come mezzo per migliorare il proprio ambiente.
Sulla Street Art di Detroit ci sarebbe da scrivere un intero articolo, cosa che ho intenzione di fare dopo che saremo tornati di nuovo a visitare la città, lavorando ad un percorso adatto. Ci sono centinaia di bellissimi murales che abbelliscono la città, creati dagli street artist più famosi al mondo ma anche da molti artisti locali. Le zone principali in cui vederli sono: Eastern Market, Lincoln Street Art Park, The Belt, Grand River Creative Corridor, Dequindre Cut e molti altri.
La prima opera di street art dipinta a Detroit è stata fatta da Diego Rivera, il marito di Frida Kahlo, che fu incarito dal Detroit Institute of Art di dipinger eil loro cortile, ora ribattezzaro Rivera Court. Proprio street non era, nel senso che era interna al cortile e la vera street art sarebbe arrivata decenni dopo, è stato un buon inizio e i primi murali della città. Rivera dipinse 27 murales che raffigurano gli operai della Ford – che incoraggiò l’opera – e i progressi nel campo della scienza e della tecnologia.
Cosa vedere a Detroit con i bambini
Un breve paragrafo utile se viaggiate con i bambini. Cosa vedere a Detroit con i piccoli viaggiatori?
La Motor City offre tantissimo anche per loro! L’Henry Ford Museum for American Innovation ad esempio è il luogo perfetto, perché offre tanti spazi di gioco e possibilità di interagire giocando con la mostra. C’è perfino una pista in cui far volare aerei di carta!
Per gli amanti degli animali ci sono il Sea Life Aquarium, il Detroit Zoo – tra i primi dieci zoo degli Stati Uniti – il Museo di Storia Naturale della Michigan University, Belle Isle con il Belle Isle Aquarium, il più antico degli Stati Uniti!
Oppure se amate la scoperta, c’è il Legoland Discovery Center, il Michigan Science Center, l’Outdoor Adventure Center, l’Ann Harbour Hands-On Museum… insomma, ce n’è per tenere i bimbi (e i genitori) occupati per almeno una settimana!
Dove dormire a Detroit: l’Element Detroit at Metropolitan
Per soggiornare a Detroit vi consiglio l’Element Detroit at Metropolitan, dove abbiamo soggiornato anche noi. Qui potete vedere un reel che gli abbiamo dedicato.
L’hotel si trova in pieno centro e le prime cose che ne ho apprezzato sono state la pulizia e la grandezza (dopo il covid apprezzo molto di più i grandi spazi). Le campere sono ampie, noi avevamo a disposizione due letti taglia americana, una cucina, un grande bagno con vasca e tantissimo spazio.
L’Hotel si trova all’interno del Metropolitan Building, aperto nel 1925. Originariamente era una meta per gioiellieri e amanti dello shopping, tanto da essere soprannominato “Jewelers Building”. Quando l’edificio venne inaugurato, il Free Press scrisse: “Oltre a essere un perfetto esempio di architettura gotica, il Metropolitan è probabilmente uno dei centri commerciali e di vendita più singolari mai costruiti in America”. Con l’arrivo dei veri centri commerciali poi l’edificio fu piano piano abbandonato dai negozianti che lì avevano sempre meno clienti.
Dopo 40 anni di totale abbandono e incuria, l’edificio fu acquistato e ristrutturato per ospitare il primo Element Hotel del Michigan. Durante la ristrutturazione è stata posta attenzione a preservare il maggior numero possibile di caratteristiche originali dell’edificio, tra cui: la facciata esterna, un soffitto a volta ornato nella lobby interna, le scale decorative interne e il pavimento originale del terrazzo. Anche le gioiellerie originali al secondo piano e le loro vetrine sono state conservate e riutilizzate come sale riunioni.
Ma cos’è un Hotel Element?
Element by Westin, che fa parte di Marriott International, Inc., sfida le convenzioni grazie al suo design elegante e sostenibile. Vogliono offrire agli ospiti la possibilità di “rimanere nel loro Element” grazie a servizi esclusivi. Nel 2008, è entrato nella storia come l’unico grande marchio alberghiero a perseguire la certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) per gli edifici ad alte prestazioni in tutto il mondo.
L’obiettivo degli Element Hotels è anche quello di consentire agli ospiti di mantenere uno stile di vita sano e attivo mentre sono in viaggio, offrendo ogni mattina una colazione gratuita che comprende una stazione yogurt, una gamma fresca di frutta, pancake proteici e altro ancora. Chi vuole mantenersi in forma può usufruire del centro Motion Fitness di 830 metri quadrati, aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Gli ospiti possono anche allenarsi fuori grazie al programma Bikes to Borrow dell’Element, gestito in collaborazione con Priority Bicycles: su richiesta, si può usufruire di biciclette gratuite durante il soggiorno.
L’Element Detroit at the Metropolitan dispone di 110 camere da letto e monolocali, un bar e un patio sul tetto, The Monarch Club at The Metropolitan, con spazi per eventi privati e una vista impareggiabile sul centro di Detroit e sul Comerica Park, sede dei Detroit Tigers.
Ha anche un servizio parcheggio gratuito incluso: basta lasciare l’auto al valletto che la porta in un parcheggio vicino e quando bisogna uscire, si avvisa poco prima tramite sms e gli addetti vanno a prendere la macchina in modo da farvela trovare all’ingresso quando uscite. Tutto organizzato alla perfezione!
Wow! Complimentissimi. Hai pensato veramente a tutto, quest’articolo copre ogni dubbio e curiosità che si possano avere. Inutile dire che mi hai fatto venire una gran voglia di andarci con la famiglia. Grazie.
Grazie!