“E’ la visione di una grande metropoli, palpitante di vita incessante, che batte al ritmo di un cuore immenso, capace di farsi intendere ai quattro angoli del mondo. Una delle visioni più impressionanti ed evocatrici che sia dato di vivere.” Theodore Dreiser
Impressionante, per tutti i grattacieli che sfiorano il cielo sotto ai quali ci si sente piccoli e, a volte, un po’ persi. Evocatrice, per tutte le storie, i film, i sogni a cui ha fatto da sfondo. Palpitante, per la vitalità che si respira sulle sue strade.
Questa è New York.
Una New York che ho scoperto sotto la neve che l’ha resa più bella. Suggestiva. È stato come entrare in uno di quei film natalizi che guardo sempre durante il mio periodo preferito dell’anno. La neve, i cantanti di strada al Chelsea Market, le luci di Natale che occupavano ogni vetrina e ogni strada, gli alberi di Natale ad ogni angolo, gli spettacoli natalizi nei teatri…
“Certo che New York ce la sta mettendo tutta per farsi amare…” Questa frase di Nunzio spiega bene il nostro stato d’animo durante il nostro primo viaggio insieme a New York (lui ci era già stato). Dico “Primo viaggio” per vari motivi: primo perché è impossibile pensare di poter conoscere una città come New York solo dopo un unico viaggio di qualche giorno; secondo perché dipende anche da che cosa si sceglie di vedere o fare nella Grande Mela, in base al tempo a disposizione: gallerie d’arte, musei (noi abbiamo rinunciato a visitarne molti per questa volta, che meritano molto più di una toccata e fuga, ma ci rifaremo la seconda) o lo shopping. A proposito, se siete interessati ad assaggiare l’atmosfera più glamour di New York, andate a leggere il post sul blog di Expedia Discover sullo shopping, molto più esaustivo di quanto potrei essere io! A Natale poi lo shopping a New York diventa un’esperienza da favola, con quell’atmosfera speciale che solo gli americani sanno creare. Terzo perché è così immensa e così ricca di cose da vedere che forse non ne bastano dieci di viaggi (vi basta dare un’occhiata agli articoli scritti dalla mia blogger preferita, Simona Sacri, per capire quanto New York sia una risorsa illimitata di cose da fare e da vedere).
Ora munitevi di CityPASS e andiamo a vedere il nostro itinerario di 4 giorni a New York!
Nota: l’itinerario è estendibile a 5/6 giorni. Noi camminiamo molto in viaggio, anche fino a 11 ore al giorno, per vedere il più possibile ma senza mai dover affrettare una visita. Quindi tenete conto dei vostri tempi!
Itinerario di 4 giorni a New York: Central Park e l’American Museum of Natural History
Prima di tutto vi consiglio di acquistare la guida di New York con la cartina estraibile… utilissima in assenza di navigatore!
Il primo giorno abbiamo deciso di dedicarlo interamente a Central Park e al museo del film “Una notte al museo” (di fronte a Central Park West e vicino al nostro hotel).
Perché un giorno intero per Central Park? Perché è il cuore di New York e il parco dei newyorkesi, è pieno di cose belle da vedere e soprattutto non basta una semplice passeggiata se lo si vuole conoscere bene. Ci abbiamo messo circa otto ore per girarlo a piedi, immaginate quanto è grande (circa 340 ettari, per la precisione)! Inaugurato nel 1857, divide L’Upper West Side dall’Upper East Side, i due quartieri residenziali che prendono il nome proprio dalla loro posizione rispetto al parco.
Cosa si può vedere nel polmone verde di New York? Al parco ho dedicato un intero post dettagliato, perché lo merita, ma in breve – molto breve – ecco le cose principali:
- The Blockhouse: la più antica costruzione di Central Park, è tutto ciò che rimane di una fortificazione costruita nel 1812 durante la guerra contro gli inglesi;
- Cleopatra’s Needle: In realtà, se parliamo di edifici antichi, l’Ago di Cleopatra è il più antico di tutti. Ne esistono due nel mondo: uno a New York e il gemello a Londra. Sono obelischi costruiti originariamente nell’Antico Egitto, il primo fu donato alla Gran Bretagna nel 1819 e il secondo al governo degli Stati Uniti nel 1880;
- Conservatory Garden: nonostante fosse ricoperto di neve e non avendo potuto godere delle sue bellezze, abbiamo amato passeggiare sotto la pergola dei glicini (Wisteria Pergola). Il grande cancello in ferro d’ingresso da sul giardino all’italiana, mentre a nord si trova il giardino francese e a sud il giardino all’inglese;
- Jacqueline Kennedy Reservoir: tra i luoghi più belli di Central Park, un tempo serviva come bacino idrico per tutta New York. Famoso per la sua bellezza, è amato anche dagli appassionati di jogging per il percorso di quasi 3 km che lo circonda;
- Bethesda Terrace e Bethesda Fountain: una splendida terrazza a due piani, con al centro una grande fontana che affaccia sul lago ed è considerata il cuore di Central Park (bellissima la galleria del Lower Passage);
- Great Lawn and Turtle Pond: Un prato immenso che è stato luogo di eventi importanti e molti concerti (come Bon Jovi e Simon&Garfunkel). In inverno è chiuso, ma durante la bella stagione è l’ideale per rilassarsi e fare un bel pic-nic, magari dalle parti del Turtle Pond, godendosi la vista delle tartarughe che lo abitano;
- Belvedere Castle: un castello in miniatura costruito nel 1869. Dal 1919 è una stazione metereologica e oggi un Visitors Center e uno dei punti panoramici migliori per ammirare Central Park dall’alto;
- Delacorte Theatre: un teatro all’aperto che da quasi 50 anni fa parte delle tradizioni estive dei newyorkesi. Gli spettacoli sono completamente gratuiti;
- Shakespeare Garden: dedicato al più importante scrittore e poeta inglese, il giardino raccoglie tutte le specie di piante e fiori citati nelle sue opere;
- The Ramble e il Bow Bridge: un’area di 15 ettari dove passeggiare, sedersi sulle panchine e camminare sul famoso Bow Bridge – il ponte che si vede in quasi ogni film girato a New York – o intorno al lago, tra numerosi alberi e piante che lo fanno assomigliare ad un bosco;
- Loeb Boathouse: qui è possibile noleggiare una barchetta o una gondola per fare un giro intorno al laghetto, magari dopo aver bevuto qualcosa nella caffetteria;
- Alice in Wonderland: una statua di bronzo che rappresenta la storia di Andersen, dedicata a tutti i bambini di New York (a poca distanza c’è anche la statua di Andersen stesso, dedicata ai bambini vittime dell’11 settembre o rimasti orfani quel giorno);
- Conservatory Water: una sorta di piscina, o laghetto, dove i bambini possono divertirsi – da Aprile a Ottobre – a far galleggiare le loro barche, mentre in inverno viene usato come pista di pattinaggio su ghiaccio;
- Strawberry Fields: il memorial dedicato a John Lennon, proprio sotto al Dakota Building, dove lui viveva insieme a Yoko Ono;
- Literary Walk: uno splendido viale lungo il quale si possono ammirare le statue dedicate ai più famosi scrittori della storia;
- Statua di Balto: la statua dedicata ai cani da slitta che salvarono Nome, in Alaska, da un’epidemia di difterite (vicenda a cui Spielberg dedicò il film d’animazione “Balto”);
- Carosello: una delle attrazioni più conosciute di Central Park, è il risultato del restauro di un carosello abbandonato vicino la stazione di Coney Island, che per anni rimase il più grande degli Stati Uniti;
- Wollman Rink: la famosissima pista di pattinaggio su ghiaccio di Central Park.
Vi siete fatti un’idea del perché ci voglia almeno una giornata per visitare Central Park? Noi abbiamo spezzato la visita andando a (riposare) mangiare una bella Deep Dish Pizza da Uno, una pizzeria vicina all’American Museum of Natural History, che ci è piaciuta molto di più di Giordano’s (provata a Chicago).
Raccolte le energie, siamo entrati nel museo, il cui ingresso è compreso nel CityPASS.
Si tratta di uno dei musei di storia naturale più importanti al mondo, ospitato in uno splendido edificio neogotico, davanti il quale da il benvenuto una grande statua di Theodore Roosevelt. I due enormi scheletri di dinosauro nella hall gettano direttamente nel mondo del museo, oltre a far sentire terribilmente piccoli!
Le sezioni del museo sono: antropologia, paleontologia, informatica, biodiversità, zoologia, genomica, fisica e astrofisica. Una lunga passeggiata nella storia e nel mondo, che lascia senza parole. Noi ci siamo incantati nel planetario Hayden e vi straconsiglio di non perdere lo spettacolo sullo spazio, “Dark Space”. Ogni piano è un viaggio, quasi un’avventura. Ci sono varie attività interattive, spettacoli, esposizioni speciali… impossibile annoiarsi e impossibile non imparare!
Il museo è aperto dalle 10 alle 17.45 (chiuso a Natale e il Giorno del Ringraziamento).
Consiglio: alla biglietteria ci hanno detto che c’è anche un’entrata sul retro che conoscono in pochi, dove non c’è mai fila e si possono fare tutti i tipi di biglietti come all’ingresso principale. Ottimo da sapere per i giorni affollati!
Itinerario di 4 giorni a New York: Liberty Island e Ellis Island, Wall Street e il 9/11 Memorial
Chiunque metta piede a New York non può non incontrare lei, Lady Liberty, che veglia da oltre 130 anni dalla baia di Manhattan, simbolo dell’America, di New York, della Libertà, dei sogni raggiunti, di una vita migliore (non per niente il suo nome è “La Libertà che illumina il mondo”). E noi questo incontro lo attendevamo con entusiasmo, tanto che il mattino alle 8.30 eravamo già a Battery Park, pronti a prendere il primo traghetto in partenza per Liberty Island (incluso nel CityPASS).
Sapete cosa si dice, che è molto più piccola di ciò che sembra (in fondo è alta “solo” 46 metri, non contando il basamento)? Personalmente ho avuto questa impressione solo dal traghetto. Una volta arrivati lì sotto era tutt’altra cosa… era magico. Lady Liberty è un crogiolo di simboli: una donna in toga, forse la rappresentazione della dea romana Libertas, che tiene in mano la fiamma eterna della libertà e un libro su cui è incisa la data della Dichiarazione d’Indipendenza Americana, 4 luglio 1776, mentre le sette punte della sua corona rappresentano i sette mari e le catene spezzate ai piedi la libertà dalla schiavitù. Il suo sguardo è sempre rivolto alla vecchia e conservatrice Europa.
La visita all’interno della Statua (che vale assolutamente la pena fare, anche solo nel basamento dove si può visitare il museo) va prenotata solo online. Una volta arrivati qui non è possibile fare nessun tipo di biglietto e se si è rimasti senza si può solo passeggiare sull’isola, ai piedi della Statua della Libertà… che comunque è una gran bella passeggiata, da cui si può ammirare anche lo skyline di Manhattan.
Riprendendo il traghetto, la tappa successiva è Ellis Island, l’isola degli immigrati.
Quella a Ellis Island non è una semplice visita. In quello che oggi è un museo si incontrano e si raccontano storie e memorie degli oltre 12 milioni di persone che hanno cercato nuova vita, nuove speranze e nuovi sogni negli Stati Uniti, scappando via da un paese che non gliene offriva più. Ellis Island è una raccolta di ricordi, sogni, emozioni, speranze… ma anche molte delusioni. Perché non tutti potevano restare. Chi arrivava veniva sottoposto a severi controlli sanitari e penali (per controllare che non fossero criminali, dissidenti politici o anarchici) e chi non li superava veniva rimandato a casa.
“Loro ci facevano delle domande. “Quanto fa due più uno? Qanto fa due più due?” Ma alla ragazza prima di me, che proveniva dalla mia stessa città, le chiesero: “Come lavi le scale, partendo da sopra o da sotto?” E lei rispose “Non sono venuta in America per lavare le scale”.
Pauline Notkoff, ebrea polacca immigrata nel 1917 in un’intervista del 1985
Il percorso nel museo segue passo passo quello degli immigrati, che prevedeva file interminabili, attese lunghe anche giorni: l’attesa nella Main Building, la Registry Room per l’intervista ed infine, approvato l’ingresso negli Stati Uniti, la tanto agoniata Porta Blu, che portava al traghetto per Manhattan. Una volta lì era fatta, si poteva iniziare una nuova vita. In ogni stanza vengono raccontate le storie di chi vi passava, in alcune sono visibili ancora oggi i graffiti lasciati sui muri dagli immigrati stessi: pezzi di storia, della nostra storia, che si possono toccare con mano. Ed è possibile anche cercare i propri avi nei registri, vedere chi è passato di qui… e magari ritrovare la propria famiglia americana!
Dopo aver ripreso il traghetto ed essere tornati a Battery Park, in pochi minuti a piedi si arriva al centro economico di New York e del mondo: Wall Street.
Dopo una toccatina porta fortuna al toro (sapete che è stato realizzato da un’artista italiano, Arturo di Modica? E nonostante sia stata collocata senza autorizzazione, nessuno l’ha mai tolta ed è ormai uno dei simboli di New York), dirigetevi alla Federal Hall, un’edificio di grande importanza storica. Ispirato alle illustrazioni del Partenone, qui il 30 aprile 1789 George Washington prestò giuramento come Primo Presidente degli Stati Uniti d’America, esattamente nel punto in cui si trova oggi la sua statua, di fronte all’ingresso. Si può dire che fu la prima Casa Bianca americana e al suo interno si può vedere l’ufficio – con tanto di arredo originale – in cui lavorava George Washington e la sala in cui si riuniva quello che fu il primo Congresso degli Stati Uniti. L’ingresso è gratuito e la visita non porta via molto tempo, quindi è assolutamente da non perdere!
A poca distanza della Federal Hall, al 54 di Pearl Street, si trova la Fraunces Tavern, la taverna che servì come quartier generale durante la Rivoluzione Americana e in cui Washington pronunciò il suo primo discorso come Presidente degli Stati Uniti. All’ingresso non lasciatevi spaventare: la taverna è divisa in due parti, il vero e proprio ristorante (più classico e “ricco”) e il pub, più alla portata di tutti (noi ci abbiamo mangiato e i prezzi sono nella media di New York).
Da qui in circa 15 minuti a piedi si raggiunge Ground Zero.
Parlare in breve di questo luogo mi sembra quasi un’eresia. Le emozioni qui sono troppe, il ricordo di questo giorno è uno dei più vividi in chiunque lo abbia vissuto anche solo guardandolo alla tv. “Magari non ricordo cosa ho mangiato ieri, ma ricordo benissimo cosa stavo facendo l’11 settembre 2001.”
Ho visto gente piangere (e, purtroppo, anche chi si bagnava gli occhi per mostrare una falsa commozione prima di girare una Stories su Instagram…), ho sentito il silenzio nel museo, un luogo dove le parole diventano superflue.
2983 vittime, tutte incise sui bordi delle vasche che delimitano quello che 14 anni fa era il perimetro delle Twin Towers, quelle torri che hanno lasciato un vuoto indelebile nello skyline di New York.
Il museo ricostruisce minuto per minuto quella tremenda giornata, attraverso immagini, registrazioni vocali (anche dagli aerei dirottati, che non ho avuto il coraggio di ascoltare), racconti, articoli di giornale e oggetti. La paura, i soccorsi, la nuvola di polvere che ha avvolto città e speranze, l’impotenza di fronte alla follia umana. Ma anche ogni teoria, ogni cospirazione, ogni illazione, ogni prova, ogni colpa. Tutto viene raccontato, tutto fino alla rinascita tutt’ora in corso, perché da quel giorno l’intero mondo è cambiato e ancora deve capire perché.
Itinerario di 4 giorni a New York: Manhattan
Il terzo giorno del nostro viaggio a New York lo abbiamo dedicato ai pezzi forti di Manhattan.
Abbiamo iniziato salendo sull’Empire State Building, per regalarci una meravigliosa vista dall’alto di una New York innevata.
Un tempo era il grattacielo più alto del mondo con i suoi 443 metri d’altezza, mentre oggi si trova al 28° posto (ma resta il secondo più alto di New York, superato solo dalla Freedom Tower). Dentro e fuori, il grattacielo più famoso della Grande Mela è tutto in stile art decò, con marmi rosa e neri, personale in divisa rossa e ascensori che in 90 secondi salgono 86 piani. È proprio all’ottantaseiesimo piano che si trovano l’esposizione permanente che racconta la storia della costruzione del grattacielo e l’Observation Deck, con parti al chiuso e un’altra – la più bella – all’aperto. Si può salire fino al 120°, ma bisogna pagare un biglietto aggiuntivo (mentre il primo step è compreso nel CityPASS).
Dall’Empire incamminandosi verso Times Square (circa 15 minuti a piedi) si incontrano la New York Public Library (dove bisogna assolutamente entrare. La biblioteca è meravigliosa, ci sono intere sezioni dedicate alla geografia con mappe e mappamondi e alla storia americana) e il Radio City Music Hall, IL teatro di New York, dove conviene fermarsi a comprare i biglietti per lo spettacolo, soprattutto se è il periodo natalizio ed è in programma il tradizionale “Radio City Christmas Spectacular”, portato in scena dal 1933. Si possono visitare anche gli appartamenti segreti del Radio City, la suite nascosta sopra il palco in cui viveva Samuel Rothafel, uno dei personaggi più noti dello spettacolo a New York nei primi anni del Novecento.
Infine si raggiunge Times Square, la piazza più famosa al mondo.
Descrivere Times Square è complicato. Si ha in parte la sensazione di esserci già stati, di conoscerla già, per tutti i film che l’hanno ritratta, ma allo stesso tempo tutti quegli immensi schermi colorati che si muovono a diverse velocità ti fanno sentire piccolo e sopraffatto. È un luogo da girare inevitabilmente a testa in su, perdendocela un po’ la testa. Qui ci sono decine di negozi, alberghi, teatri, ristoranti ed è qui che alla mezzanotte del 31 dicembre di ogni anno, sulla sommità dell’edificio One Times Square viene fatta cadere la sfera di cristallo Waterford, dando il via al nuovo anno e ai festeggiamenti del Capodanno più conosciuto al mondo.
Prendendo poi la metro siamo arrivati ai piedi del Flatiron Building, l’iconico palazzo in stile Beaux-Arts a forma di ferro da stiro. In realtà noi più che al palazzo (che è comunque una delle icone di New York da vedere) eravamo interessati alla casa natale di Theodore Roosevelt, 26° Presidente degli Stati Uniti, il Theodore Roosevelt Birthplace National Historic Site, che si trova a poca distanza dal Flatiron. La visita è gratuita e in breve racconta la vita del piccolo Theodore ma anche l’importanza che la sua famiglia (e tutta la dinastia Roosevelt) ebbe per New York. In realtà la casa è una ricostruzione fedele dell’originale, che venne demolita nel 1916, mentre i mobili e l’arredo sono quelli originali, donati proprio dalla famiglia Roosevelt. Si possono così ammirare i libri e i giochi con cui “Teddy” amava passare il suo tempo da bambino e da ragazzo, l’ambiente in cui è cresciuto e, soprattutto, un pezzo di autentica storia americana.
Da qui abbiamo raggiunto a piedi la zona di Chelsea, per passeggiare sulla High Line e nel Chelsea Market.
La High Lane in origine era una ferrovia sopraelevata sulla quale correvano per lo più treni merci. Nel 1980 venne chiusa e abbandonata e solo nel 1999 si decise di renderla spazio pubblico. Venne restaurata e aperta interamente solo nel 2014 e oggi regala quella che è, secondo me, una tra le più belle passeggiate di New York, con bellissimi scorci tra i palazzi, i binari originali su cui si può passeggiare e l’affaccio sul Pier 53 (in lontananza), il molo su cui avrebbe dovuto attraccare il Titanic che non arrivò mai.
Il Chelsea Market è un altro gioiello di New York, il mercato coperto più bello che abbia mai visto. È bello da ammirare e da gustare, si potrebbero perdere ore qui dentro a guardare i mattoni rossi e i cartelli vecchio stampo, gli artisti (noi abbiamo beccato i cantanti di strada, quelli che nei film a Natale bussano alla porta e iniziano a cantare!), i piccoli negozi e i numerosi ristoranti. Proprio qui si possono gustare le specialità culinarie di New York, soprattutto il famoso lobster roll.
Infine, per concludere la giornata, siamo tornati a Midtown per salire sul Top of the Rock.
Il Rockefeller Center è un altro luogo di New York diventato icona grazie soprattutto alle scene cinematografiche che lo hanno reso protagonista, con la sua pista di pattinaggio (questa si che nella realtà è più piccola di quanto non sembri nei film) e il gigantesco albero di Natale. Ma è anche un grande centro commerciale con negozi e fast food nelle sue gallerie dorate. In effetti il Rockefeller Center non è solo la Rockefeller Plaza e il Top of the Rock, ma un grande complesso che riunisce 19 edifici commerciali, il più grande complesso privato del suo genere. Il suo punto forte è senza dubbio la terrazza panoramica all’ultimo piano del palazzo della General Eletric, secondo me la vista migliore su New York, perché pur essendo più in basso rispetto all’Empire, offre una terrazza completamente aperta, con una vista totale a 360° (e se ci andate nei mesi freddi come noi, copritevi bene!).
Itinerario di 4 giorni a New York: Coney Island e Brooklyn
Nonostante sapessimo che l’inverno non è un buon periodo per visitare Coney Island, non abbiamo voluto rinunciare a mettere piede in questa particolare zona di New York. Vedere la neve sulla spiaggia è stato impagabile!
Il luna park (a proposito, sapete che questo nome che usiamo ora per tutti i parco giochi, viene proprio da Coney Island? Infatti “Luna Park” è il nome che diede il proprietario al parco giochi in onore della sorella, Luna Dundy), aperto dal 1895, conquista non solo per le attrazioni e i divertimenti, ma anche e soprattutto per l’atmosfera retrò e l’affascinante boardwalk, una passerella di legno su cui camminare tra i negozi osservando il mare. E poi c’è Nathan’s Famous, colui che ha inventato gli hot dog. Non si può venire qui e non mangiarli (noi lo abbiamo fatto e sono squisiti)… e se passate da queste parti per il 4 luglio, ogni anno si svolge la folcloristica gara tra mangiatori di hot dog!
Dulcis in fundo, Brooklyn.
Non sottovalutate questa zona di New York… io l’ho trovata più autentica di Manhattan, oltre ad avere moltissime cose interessanti da vedere e visitare.
Non si può che iniziare dal Brooklyn Bridge, il Ponte di Brooklyn, altro simbolo di New York e tra i ponti più belli al mondo. Un ponte lungo quasi 2 km, che dal 1883 unisce Brooklyn a Manhattan. Il modo migliore per percorrerlo è iniziare da Brooklyn, perché ad un certo punto si spalancherà davanti a voi Manhattan (o almeno così dovrebbe essere, ma noi lo abbiamo visitato in un giorno di nebbia durante una nevicata… eppure ha mantenuto lo stesso il suo fascino). Qui sopra più che mai ho avvertito la sensazione di trovarmi a New York, di sentirmi in un film. Impareggiabile.
Scesi dal ponte vi consiglio subito una passeggiata a DUMBO (acronimo di Down Under Manhattan Bridge Overpass), la ex zona industriale ora residenziale che offre la vista più particolare sul Brooklyn Bridge e la più bella su Manhattan, lungo la Brooklyn Promenade. Altra cosa da non perdere è il Jane’s Carousel, il carosello al coperto (dal 2011, prima era scoperto) dove possono salire grandi e bambini (il biglietto costa 2$), nato nel 1922 e affacciato sull’acqua.
Se siete a New York nel periodo natalizio dovete assolutamente andare a Dyker Heights, il quartiere delle luci di Natale. Un ricco quartiere residenziale dove ogni anno tra i residenti si svolge una vera e propria gara a chi ha le migliori luci di Natale sulla casa. Un po’ complicato da raggiungere ma ne vale la pena.
Un piccola chicca: se come noi siete appassionati del Dr. Who, qui a Brooklyn dovete andare a bere una birra al Way Station Pub, un locale piccolo e con pochi posti a sedere ma a tema e con un Tardis all’interno!
Altre cose da non perdere a Brooklyn sono il NY Transit Museum, il museo dedicato ai vagoni della metropolitana di New York, e il Flea Market, il mercato delle pulci del sabato.
Infine, sempre durante il periodo natalizio, va assolutamente visto uno spettacolo gospel (assolutamente gratuito) alla Brooklyn Tabernacle, una delle più grandi chiese evangeliche di New York il cui coro – il Brooklyn Tabernacle Choir – ha vinto anche un Grammy. È uno spettacolo bellissimo, un musical con voci straordinarie, effetti scenici e… commovente.
Da vedere a New York c’è molto altro ancora, troppo…ma questo lo lasciamo per il prossimo viaggio!