Prima di tutto, cos’è un borgo Bandiere Arancioni?
La Bandiera Arancione è un premio, un marchio di qualità, assegnato dal Touring Club Italiano a quei piccoli paesi dell’entroterra che si distinguono per tutela dell’ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale, qualità della ricezione e dei prodotti tipici.
Immaginate quindi i migliori borghi d’Italia… e si che l’Italia ne ha così tanti! La cosa straordinaria è che tutti meritano una visita, per un motivo o per un altro. Inutile ripeterlo: il nostro territorio è un tesoro a cielo aperto.
Noi quest’anno abbiamo scelto, come meta per questa giornata Bandiere Arancioni 2013, Bolsena e il suo lago, ad un’ora appena di distanza da Roma.
Siamo stati anche fortunati: una giornata meravigliosa, piena di quel sole che rende ogni cosa migliore, e poca gente per le strade.
Secondo le informazioni raccolte prima di partire, due sono le cose principali che rendono speciale questo borgo: il lago e il Miracolo Eucaristico.
Invece no. No, no. C’è molto di più. C’è il castello e la vista magnifica che si ha da lassù, ci sono le stradine di ciottoli che si intrecciano sovrastate dalle mura antiche, ci sono i colori, ci sono quelle curiose teste sparse qua e là…
Il Borgo
Nata come città Etrusca, con l’antico nome di Volsinii, era una delle dodici città etrusche più importanti, ricche e floride, ma nel 264 a.C. venne distrutta e conquistata dai romani che la resero uno dei loro municipi.
Oggi il paese è un incantevole groviglio di strade e mura dall’aspetto medievale, sormontate dalle torri del castello, che piano scivolano verso il lago, venendo accolte gentilmente tra le sue sponde.
Di qui passa anche la famosa Via Francigena (l’antica via che collegava Roma all’Europa Centrale), che collega il Castello e il borgo con la parte più bassa del paese.
Appena entrati nel paese, arrivando dalla zona bassa, ci si ritrova di fronte la Basilica di Santa Cristina, la chiesa più importante di Bolsena.
Qui avvenne il Miracolo Eucaristico che cambiò la visione della Chiesa sulla presenza di Gesù nell’eucarestia. Pietro da Praga, un sacerdote boemo, nel 1263 si mosse verso Roma, per placare i suoi dubbi sulla presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati, e rinsaldare la sua fede. Giunto a Roma pregò sulla tomba di Pietro e, rinfrancato, si rimise sulla strada verso casa. Decise di fermarsi a Bolsena per una sosta, dove i dubbi lo assalirono nuovamente. Celebrò la messa nella chiesa di Santa Cristina, ma al momento della consacrazione l’ostia iniziò a sanguinare. Impaurito, cercò di nascondere tutto e si recò subito da Papa Urbano IV, a Orvieto, per raccontargli l’accaduto. Dopo i dovuti controlli, il Papa riconobbe il miracolo e, da quel momento, la Chiesa iniziò a celebrare il Corpus Domini, per celebrare la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia.
Oggi le pietre macchiate si sangue sono custodite nella Cappella del Miracolo, all’interno della Basilica di Santa Cristina, altro luogo di interesse di Bolsena. Santa Cristina è uno dei culti più diffusi nel mondo cattolico, e la sua basilica risale all’età romanica, anche se la facciata è rinascimentale. All’interno della Basilica, oltre alla Cappella del Miracolo, c’è la grotta di Santa Cristina e la statua della santa. Il 2013-2014 è anche l’anno del Giubileo Eucaristico, del quale la Basilica è fulcro.
Non so voi, ma a me piace molto di più visitare queste grotte nelle basiliche, piuttosto che le chiese stesse. Sono più autentiche, più vere, odorano di storia, ma anche di storie da raccontare… hanno il respiro pesante che porta il peso degli anni, dei secoli, e quel peso quando si entra lo si sente anche addosso… ed è un peso piacevolissimo, ci si sente un po’ più parte del mondo.
Dalla religione si passa alle architetture militari con la Rocca Monaldeschi della Cervara, e già questo da un’idea delle mille sfaccettature che questo borgo può offrire.
La Rocca venne fatta costruire da Adriano IV, quando decise di fortificare tutti i borghi sulla Cassia. La Rocca venne costruita con una sola torre, le altre due vennero aggiunte più tardi, nel 1295, quando gli orvietani presero il controllo del borgo e la rocca passo ai Monaldeschi. Si trova nel quartiere Castello, il più antico di tutta la Tuscia, e oggi ospita il Museo territoriale del Lago di Bolsena.
Al costo di 2 euro, si può salire sulla torre e la terrazza della rocca,e godersi una mista magica sul lago e sul paese.
Vale la pena vedere anche il Palazzo del Drago, ai piedi della rocca, uno degli edifici cinquecenteschi meglio conservati del Lazio; le Catacombe di Santa Cristina, e la Fontana di San Rocco, dall’acqua miracolosa che viene benedetta ogni anno il 16 agosto.
Il lago
Dal punto di vista naturale, questa è la parte più bella di Bolsena.
Il lago è nato oltre 300.000 anni fa e – scoperta che mi ha stupito particolarmente – è il lago di origine vulcanica più grande e più pulito d’Europa.
Le sue sponde sono tutt’altro che monotone: la costa è interrotta da punte e penisole, sulle quali si alternano spiagge di sabbia nera, tipica dei laghi d’origine vulcanica, a campi di ulivi, vigne, orti, a boschi di salici, querce e castagne. La natura nella sua più bella varietà.
Due fenomeni caratterizzano il lago: le sesse, un fenomeno simile a quello delle maree ma imprevedibile, e le onde anomale che a volte si infrangono sulla costa.
Il 90% del lago è balneabile e acque così pulite (tra i pescatori si dice che questo è “il lago che si beve”) hanno permesso lo sviluppo e la conservazione di specie animali e vegetali sparite in molti altri bacini. Tra le varie specie di pesci che popolano il lago si possono trovare: anguille, tinca, persico reale, coregone, luccio, carpa, latterino… e tanti altri ancora.
Il panorama più bello del lago si ha dal paese di Montefiascone.
E’ un luogo ricco di colori, odori, sapori, come in poche altri borghi e laghi del mondo si possono trovare.
Prodotti tipici
Ovviamente la cucina tipica bolsenese è composta per lo più da pesce di lago. I piatti tradizionali sono: coregone alla mugnaia, dove il pesce viene cotto con burro, infarinato e poi condito con limone e aceto; Anguilla alla vernaccia, dove l’anguilla viene completamente pulita e svuotata, cotta con aglio, salvia, sale, peperoncino, olio e rosmarino, poi dorata e ricoperta di vernaccia; Latterini alla brace; Minestra di tinca.
Il piatto più tradizionale di tutti è la sbroscia: i pesci (di specie diverse) ridotti in tranci vengono messi insieme in una pentola di terracotta, insieme a patate, erbe aromatiche, olio, peperoncino, aglio e cipolla. Si aggiunge acqua, in base a quanti piatti si devono preparare, che va poi fatta bollire. Si aggiunge il pomodoro e si versa in scodelle con pane abbrustolito.
Colori, storia, natura, sapori… se amate queste cose, è altamente raccomandato visitare Bolsena!
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