Se pensate che Pistoia sia piccola e abbia poco da offrire, sbagliate.
E’ come una tavola imbandita: magari una tavola piccola, si, ma piena di tutti i cibi migliori. Non parlo di cibo in senso letterale stavolta: immaginate un banchetto sul quale al posto del cibo sono presentate tutte le esperienze che la città può offrire. In quattro giorni abbiamo fatto tantissime cose e per godersi la città appieno ne sarebbe servito almeno un altro.
Quali sono le cose da non perdere a Pistoia, al di fuori dei soliti monumenti?
La Compagnia dell’Orso
Vinciguerra Panciatichi era un nobile pistoiese nato oltralpe, che nel 1301 entrò al servizio Filippo il Bello, distinguendosi per valore in Francia e nelle Fiandre dove divenne capitano di alcune schiere dell’esercito. Nel 1314 fu richiamato in Toscana dai ghibellini e conquistò Lucca, Montecatini e alla fine Pistoia, dove finì la sua vita da Signore.
Questa è la storia del Capitano che ha ispirato la Compagnia dell’Orso, un gruppo di rievocazione storica che non si limita a raccogliere tra le sue fila musici e sbandieratori, ma giocolieri, arcieri, armigeri e spadari, giullari, danzatori, sputafuoco e giocolieri… insomma tutto ciò che serve per una rievocazione storia perfetta, senza lacune. Noi abbiamo avuto l’eccezionale opportunità di ammirarli all’opera: quasi un esibizione personale, un regalo per i blogger di #viraccontopistoia. Persone di ogni età riunite da un’unica passione e sotto un’unica bandiera (letteralmente in questo caso), che portano calore ed allegria. E’ stato un momento davvero emozionante. C’è poco da fare, quando uno ama quello che fa lo si vede subito, ce l’ha scritto in faccia, ed è quel tipo di amore che si riflette in ogni gesto. Ho visto addirittura bambini di sette anni esibirsi con orgoglio, fieri di ciò che facevano e col sorriso sulle labbra, lo stesso sorriso che avevano tutti gli altri, indipendentemente dall’età.
Il momento migliore per ammirare la Compagnia a Pistoia è il 25 Luglio, durante la festa di San Iacopo, patrono della città. Ne vale veramente la pena!
Torrefazione Moka J-Enne
Qui organizzano dei corsi dove si scopre la storia di un chicco di caffè, dalla raccolta alla tazzina, e come fare un caffè e un cappuccino perfetti: le 5 M della macchina per l’espresso (miscela, macinino, macchina, mano, manutenzione), le 5 L del cappuccino (latte, lattiera, lancia, lavorazione, latte art), e tanta tanta pratica insieme a dei maestri simpaticissimi, che ci hanno raccontato anche la storia dell’azienda, la prima in Italia a produrre caffè biologico. Io non vado pazza per il caffè, eppure il loro l’ho trovato veramente buono, per non parlare del cappuccino.
Grazie a loro ho scoperto la leggenda del caffè: lo sapevate che la sua scoperta si deve ad una capra?
In un piccolo villaggio dell’Etiopia un pastorello portava tutti i giorni le capre al pascolo. Ne notò una più allegra e attiva delle altre, al punto da saltellare, sembrava quasi danzasse. Stupito e incuriosito la seguì fino ai cespugli dove ruminava, notando così che era l’unica capra a mangiare delle bacche rosse. Ne mangiò un paio anche lui e poco dopo tutto il sonno e la stanchezza che sentiva sparirono. Portò le bacche magiche ad un tempio vicino al suo paese, dove i monaci provarono le bacche, ricevendone gli stessi effetti: riuscivano a stare svegli più a lungo. Iniziarono così a farne uso quotidiano, per potere restare più tempo a meditare. Un giorno però il tempio prese fuoco, e alle bacche contenute nei sacchi successe una cosa strana: divennero marroni e cambiarono forma. I monaci videro che così l’effetto delle bacche era anche maggiore. Presto si diffuse la notizia, e il caffè divenne ricercatissimo nell’Islam, dove l’alcol e altre bevande usate per dare energia erano proibite.
Pensavate anche voi venisse dal Brasile, vero?
Vivai Giorgio Tesi
Quando siamo arrivati al vivaio, l’accoglienza è stata delle migliori: crostata e succo di frutta sotto un gazebo in legno. Sembra poco, ma ogni piccolo gesto ci spiega tante cose…. e infatti poco dopo abbiamo avuto la conferma che questo non è vivaio come tanti.
D’altronde, se quest’anno festeggiano i 40 anni di attività e contano 18 vivai, non è perchè pettinano le bambole. No. Sono quattro le cose che li contraddistinguono e che mi hanno colpito: sono l’unica azienda italiana ad aver ottenuto le certificazioni EMAS (Eco-Management and Audit Scheme); sono specializzati nel trasformare le piante in opere d’arte, e lo fanno in modo eccezionale: quando siamo entrati nel giardino incantato, come lo chiamo da quel giorno, sembrava ci avessero portato a Disneyland, non sapevamo dove guardare tanta era la meraviglia; sono attivissimi nel sociale con la fondazione Giorgio Tesi Onlus; fanno dell’accoglienza un valore fondamentale, tanto che organizzano vere e proprie visite nei loro vivai, coccolando i clienti: li ospitano cercando alberghi convenzionati, ristoranti, ingressi gratuiti ai parchi…
Una bella curiosità che ci hanno raccontato: sapete che la vita di ogni persona è legata a quella di 10 piante? Per dare il giusto apporto di ossigeno a 7 miliardi di persone, servono sulla terra 700 miliardi di piante. E invece che fanno? Disboscano… Brutta bestia l’essere umano.
Panificio Giuntini
Poteva mancare il momento del gusto in Toscana? Assolutamente no! A Quarrata abbiamo conosciuto Nicola e il suo panificio, storico ormai, che con tutta la simpatia e il fare toscano ci ha fatto vivere l’esperienza di Baker for a day, insegnandoci l’arte dei forni toscani, mostrandoci come funziona il panificio e insegnandoci a preparare alcune ricette tipiche: pane toscano, crumble, tortino di farina di castagne, pizza e focaccia. Il bello è stato che dopo ci siamo mangiati tutte le bontà che abbiamo cucinato, proprio lì nel panificio, tutti assieme. Come dire di no ad un corso così delizioso?
Quali di queste esperienze vorreste provare per prima, andando a Pistoia?
Io sono un caffè-dipendente! Alla prima occasione andrò da Moka J-Enne, dalla foto quel cappuccino ha tutta l’aria di essere strepitoso!
Non solo l’aria… anche il sapore 😀