Starbucks in Italia

Indipendentemente da cosa si pensa di Starbucks, è una delle prime cose che gran parte dei viaggiatori va a cercare all’estero.
E le richieste di aprire Starbucks in Italia, a giudicare dal numero delle fan page FB, aumentano sempre di più.
A quanto pare però la società Autogrill, proprietaria della famosa catena (almeno così ho letto. Se qualcuno può smentire, ditelo pure!) non ha nessuna intenzione di aprire in Italia.

E allora ci pensa qualcun’altro.
Girando l’Italia, abbiamo trovato almeno due catene american style che hanno avuto il coraggio di aprire, e, sembra, con ottimi risultati.

La prima è Arnold Coffee. Dall’idea di due ragazzi italiani, Andrea Comelli e Alfio Bardolla, appassionati viaggiatori e fans del caffè americano, è stata la prima catena simil-starbucks ad aprire in Italia. Sono presenti a Milano, Genova, Monza e Firenze, ma alla costante ricerca di nuove filiali nelle maggiori città italiane. E io spero aprano al più presto a Roma!

Qui ritroviamo il famoso Frappuccino, il Caramel Macchiato (il mio preferito!), anche nella loro versione Iced. E poi muffins, cupcakes, cookies, cheesecake e donuts. Il wi-fi gratuito è presente in tutti gli stores, e anche l’arredamento è in tipico stile Cafè Americano.
Quando ci siamo stati noi, avevo la sensazione di trovarmi all’estero!

La seconda catena è Cup Cap’s Coffee, presente per ora solo a Napoli con due stores (a Via San Carlo e Piazza Fuga).
Anche stavolta il proprietario è italiano, Gennaro Apicella, nato a Napoli e poi sbarcato negli USA dove ha aperto questa catena di coffee shop.
Il suo slogan, da sempre, è Stile Americano, Caffè Napoletano. Ed ha voluto che fosse proprio la sua città di origine ad ospitare il suo primo punto vendita in Italia.

Come è facile immaginare, ed anche scontato, ambienti, cibo e bevande sono in classico stile americano. Dai dolci al cioccolato e caramello, la Oreo Cake, la peanuts butter (buonissima!), alle classiche bevande Hot (Hotpuccino a tutti i gusti) e Iced (Icepuccino, Milkshake ecc…)

Insomma, all’estero ci sottovalutano anche in questo e, come al solito, rimediamo da soli!