Fuori ci sono -2°, il cielo è grigio e a me torna in mente il Terminillo, la prima volta che ci siamo andati insieme: era un tappeto di neve bianca, l’acqua era ghiacciata tanto da formare piccole stalattiti di ghiaccio sotto i tetti e la nebbia avvolgeva ogni cosa.
Arrivammo di notte, dopo svariate avventure, tanto che appena parcheggiammo avevo voglia di buttarmi a terra a baciare la neve, per ringraziare di essere sani e salvi.
La situazione era più o meno questa nella foto:
Lì per lì non riuscii a considerarmi ancora del tutto sana e salva. Ma lui vedeva la neve per la prima volta e, nonostante tutto, in quel momento tornammo ad essere bambini: giocammo a palle di neve, a fare gli angeli sulla neve… eravamo gli unici presenti, nel buio e nel silenzio tra nebbia e neve, sembrava un luogo fuori dal mondo, uno di quelli di cui si legge nel Signore degli Anelli.
Dove dormire sul Terminillo: l’Hotel la Piccola Baita
Avevo prenotato l’hotel La Piccola Baita, una notte con cena e colazione al costo di 70 euro in due, ma gli imprevisti prima e l’entusiasmo poi, ci fecero ritardare. Arrivammo in albergo alle 22.30, un’albergo che sembrava uscito dalle favole, anche se arrivarci non fu facile: dovemmo affrontare a piedi una salita di quasi una cinquantina di metri, affondando nella neve fino alle ginocchia. La baita però ci accolse col calore del fuoco acceso nel cammino, dei colori caldi del legno, del verde e del rosso del Natale trascorso da poco.
Il proprietario, un signore sulla cinquantina disponibilissimo, ci informò che il ristorante ormai era chiuso, ma per non perdere la cena, che era compresa nel prezzo della camera, già pagata, avremmo potuto pranzare il giorno dopo. Felici della proposta, accettammo senza esitazioni, l’unico problema fu che quella sera rimanemmo a digiuno, perchè quei pochi bar, negozi e ristoranti nei dintorni erano tutti chiusi.
La nostra camera in albergo era estremamente calda, sembrava una baita in miniatura: arredamento, porte, finestre e pavimenti erano tutti di legno, le pareti e il pavimento tanto caldi da poterci camminare beatamente scalzi.
Purtroppo ho solo la foto della finestra qui, ma rende l’idea.
Quanto fu bello vedere quel bianco sulla finestra, sapevamo che fuori dal mondo caldo e piacevole dell’albergo, ci aspettava un altro mondo, bianco ed ovattato. Ed in effetti, dopo la notte passata tra le coperte morbide di un comodissimo letto, quando la mattina dopo ci svegliammo e spalancammo la finestra, la vista ci lasciò quasi senza fiato.
Non avevo mai visto così tanta neve tutta insieme, un mondo così completamente bianco. Sarei voluta rimanere finchè non si fosse sciolto anche l’ultimo fiocco di neve dalla terra e dalla cime di quegli alberi nascosti.
Quando uscimmo, alla luce fioca del sole coperto dalla nuvole, riuscimmo finalmente a vedere l’albergo da fuori e concordammo sul fatto che era stata una scelta ottima.
Come tutto il resto, nemmeno il pranzo ci deluse: cibi caldi, porzioni abbondanti e tutto ben cucinato.
Un posto che ci resterà nel cuore.