Iniziamo col dire che se decidete di andare a fare una gita a Cassino, dovete portarvi da mangiare per conto vostro.
All’ora di pranzo, abbiamo deciso di andare a cercare un posto dove mangiare. In una stradina laterale al corso principale, c’era una trattoria con menù fisso a 13 euro, L’Antica Osteria Giallo Limone. Decidiamo di vedere le alternative, tanto era ancora presto, ma abbiamo perso un’ora di tempo: in tutto il centro e dintorni non c’è nemmeno una trattoria, un ristorante, una pizzeria, niente! Solo qualche pizzeria a taglio… chiusa. Alla fine siamo tornati indietro alla prima (e unica) trattoria.
E devo dire che ne è valsa la pena: il menù fisso comprendeva un primo a scelta tra amatriciana e carbonara, un secondo a scelta tra arrosticini e braciola, pane, acqua e caffè. Noi abbiamo alternato una cosa a testa, per poter assaggiare un po’ tutto. Le porzioni erano abbondantissime, e si sentiva che le cose erano cucinate con prodotti di prima qualità.
Comunque, incredibile ma vero, il fatto che abbiamo dovuto perdere tanto tempo a cercare un posto dove mangiare è stata una salvezza.
E devo dire che ne è valsa la pena: il menù fisso comprendeva un primo a scelta tra amatriciana e carbonara, un secondo a scelta tra arrosticini e braciola, pane, acqua e caffè. Noi abbiamo alternato una cosa a testa, per poter assaggiare un po’ tutto. Le porzioni erano abbondantissime, e si sentiva che le cose erano cucinate con prodotti di prima qualità.
Comunque, incredibile ma vero, il fatto che abbiamo dovuto perdere tanto tempo a cercare un posto dove mangiare è stata una salvezza.
Ma partiamo dall’inizio.
Decidiamo di andare a Cassino per l’evento “Terra di Natale”, e per vedere l’Abbazia che non avevo mai visto. Partiamo domenica mattina, guidando tra pioggia e nebbia. E già ci stava prendendo la paura di dover passare l’intera giornata sotto la pioggia. E invece come parcheggiamo la macchina, la pioggia smette e a tratti, tra le nuvole, spuntava anche il sole! Ci prepariamo a vedere mercatini, babbi natale, giochi, musica… e invece niente. Solo qualche bancarella (meno di una decina) allestite per il Natale, e una pista di pattinaggio su plastica di tre metri per quattro. Si, su plastica. Doveva essere su ghiaccio, ma in realtà si pattinava sopra una lastra di plastica. Però sulle bancarelle abbiamo comprato dei dolcetti tipici natalizi buonissimi, i “Susamelli”, biscotti secchi con miele, noci e mandorle. Qui la delusione era tanta, ma senza perderci d’animo andiamo a chiedere a che ora si poteva visitare l’Abbazia. Era mezzogiorno meno qualche minuto, e ci dicono che si poteva visitare fino alle 12 e poi dalle 15.30. Il panico. E mo che facciamo per tre ore e mezzo? Decidiamo di andare a mangiare, con la prospettiva di cambiare meta subito dopo. Invece, come ho raccontato su, trovare un posto dove mangiare si è rivelata un’impresa più lunga del previsto, e così quando siamo usciti dalla trattoria erano già le tre meno venti. A quel punto, valeva la pena aspettare un’oretta e vedere l’Abbazia. Risollevati, iniziamo a salire la montagna, che con le nuvole offriva panorami meravigliosi.
Decidiamo di andare a Cassino per l’evento “Terra di Natale”, e per vedere l’Abbazia che non avevo mai visto. Partiamo domenica mattina, guidando tra pioggia e nebbia. E già ci stava prendendo la paura di dover passare l’intera giornata sotto la pioggia. E invece come parcheggiamo la macchina, la pioggia smette e a tratti, tra le nuvole, spuntava anche il sole! Ci prepariamo a vedere mercatini, babbi natale, giochi, musica… e invece niente. Solo qualche bancarella (meno di una decina) allestite per il Natale, e una pista di pattinaggio su plastica di tre metri per quattro. Si, su plastica. Doveva essere su ghiaccio, ma in realtà si pattinava sopra una lastra di plastica. Però sulle bancarelle abbiamo comprato dei dolcetti tipici natalizi buonissimi, i “Susamelli”, biscotti secchi con miele, noci e mandorle. Qui la delusione era tanta, ma senza perderci d’animo andiamo a chiedere a che ora si poteva visitare l’Abbazia. Era mezzogiorno meno qualche minuto, e ci dicono che si poteva visitare fino alle 12 e poi dalle 15.30. Il panico. E mo che facciamo per tre ore e mezzo? Decidiamo di andare a mangiare, con la prospettiva di cambiare meta subito dopo. Invece, come ho raccontato su, trovare un posto dove mangiare si è rivelata un’impresa più lunga del previsto, e così quando siamo usciti dalla trattoria erano già le tre meno venti. A quel punto, valeva la pena aspettare un’oretta e vedere l’Abbazia. Risollevati, iniziamo a salire la montagna, che con le nuvole offriva panorami meravigliosi.
Arrivati su l’Abbazia era già aperta alle visite. Ed è meravigliosa! Ampia, chiara, luminosa. Tanto ampia e luminosa fuori, quanto piena e scura dentro. E’ un contrasto ad effetto.
Scopriamone di più…
Scopriamone di più…
E’ stata fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia sul luogo di un’antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo.
Nel 581, durante l’invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del Santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Ricostruita intorno al 717 sotto l’impulso di Petronace di Montecassino, l’abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949.
Per tutto il medioevo, l’abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi… Il più illustre dei suoi abati fu forse Desiderio – il futuro Papa Vittore III – che alla fine dell’XI secolo fece ricostruire completamente l’abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimi affreschi e mosaici.
Nel 581, durante l’invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del Santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Ricostruita intorno al 717 sotto l’impulso di Petronace di Montecassino, l’abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949.
Per tutto il medioevo, l’abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi… Il più illustre dei suoi abati fu forse Desiderio – il futuro Papa Vittore III – che alla fine dell’XI secolo fece ricostruire completamente l’abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimi affreschi e mosaici.
In queste forme era giunto fino a noi l’antico monastero prima che nel febbraio del 1944,durante la seconda fase della battaglia di Monte Cassino, un bombardamento massiccio delle forze alleate, che vi sospettavano la presenza di reparti tedeschi, lo distruggesse nuovamente. Il bombardamento cominciò la mattina del 15 febbraio e ben 142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l’abbazia. Nel corso di questo trovarono la morte numerosi civili che avevano trovato rifugio all’interno dell’edificio, diversi soldati tedeschi e anche quaranta soldati della divisione indiana. Per merito dell’allora abate Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel della Divisione corazzata Hermann Goring, l’archivio ed i più preziosi documenti bibliografici furono posti in salvo. Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956, sotto la direzione dell’ingegner Giuseppe Breccia Fratadocchi.
Al suo interno però, si cela anche un mistero…
Durante la Seconda guerra mondiale, gli studiosi tedeschi dell’Ahnenerbe pianificarono una delle più segrete missioni della storia per recuperare alcuni manoscritti. Questa missione fu battezzata Diomede, dal nome dell’eroe omerico che dopo la caduta di Troia si rifugiò nelle Isole Tremiti e, insieme ai suoi compagni, fu trasformato da Venere nelle diomedee, gli uccelli di mare che nidificano sulla costa. L’Ahnenerbe concentrò le ricerche in Italia centrale, ed esattamente a nell’Abbazia di Montecassino.
Da una parte si combatteva una guerra ufficiale con armi, mezzi e militari dall’altra, invece, si combatteva una guerra nascosta i cui retroscena erano noti ai servizi segreti di entrambi gli schieramenti e a pochi leader del Reich. Tra questi il Generale Frido Von Senger Und Etterlin, un monaco guerriero che ebbe un ruolo delicato, e in un certo senso ambiguo, nella tragica vicenda di Montecassino. Frido si era recato a Montecassino nel 1943. Il motivo ufficiale di questa visita andava oltre le intenzioni spirituali. Essa aveva per obiettivo il tentativo di sottrarre importanti documenti dall’archivio benedettino che sarebbero serviti a costringere il Vaticano a coprire la fuga dei nazisti nel dopoguerra. L’obiettivo fu raggiunto grazie all’Abwehr. In quel periodo, il servizio segreto militare tedesco, aveva bisogno di raccogliere informazioni di interesse strategico inerenti uno dei principali capisaldi della linea Gustav. Una linea difensiva che partiva dal porto di Minturno sulla costa laziale, attraversava la Valle del Liri e passava proprio per Montecassino. La montagna sulla quale sorgeva l’Abbazia, costituiva, e costituisce tuttora, uno sbarramento reso imprendibile dalla natura. Di conseguenza per meglio sfruttare il territorio ai fini militari, i tedeschi avevano bisogno di informazioni, come i rilievi topografici del territorio, la posizione delle caverne naturali della montagna destinate a ospitare nidi di mitragliatrici, la mappatura dei sentieri che salivano per i fianchi della montagna e che dovevano essere minati per evitare alle truppe alleate di raggiungere l’edificio. l’abbazia occupa una superficie di circa ventottomila metri quadrati, ma la zona che custodiva, e custodisce tuttora materiale di un certo interesse archeologico, si trova nei sotterranei. Attualmente è impossibile riportare in superficie questo materiale di inestimabile valore dal punto di vista culturale, poiché il bombardamento dell’abbazia ha ostruito i passaggi che consentono di raggiungerli. Il problema principale consisteva nel convincere i monaci a rivelare questi passaggi. La missione fu facilitata dall’intervento del barone Fidelis Von Stotzingen discendente della piccola nobiltà della Germania meridionale. La sua opera di mediazione si rivelò preziosa per aiutare il Generale a svolgere un duplice compito: avvicinare l’archivio e convincere Gregorio Diamare, vescovo abate di Montecassino, a evacuare l’archivio stesso per metterlo in salvo tra le mura del Vaticano. Era solo un pretesto per portare a termine un altro piano. Come testimoniato dalle stesse autorità vaticane, non tutto l’archivio giunse a destinazione. Una parte prese un’altra strada, oltre i confini dell’Italia.
Da una parte si combatteva una guerra ufficiale con armi, mezzi e militari dall’altra, invece, si combatteva una guerra nascosta i cui retroscena erano noti ai servizi segreti di entrambi gli schieramenti e a pochi leader del Reich. Tra questi il Generale Frido Von Senger Und Etterlin, un monaco guerriero che ebbe un ruolo delicato, e in un certo senso ambiguo, nella tragica vicenda di Montecassino. Frido si era recato a Montecassino nel 1943. Il motivo ufficiale di questa visita andava oltre le intenzioni spirituali. Essa aveva per obiettivo il tentativo di sottrarre importanti documenti dall’archivio benedettino che sarebbero serviti a costringere il Vaticano a coprire la fuga dei nazisti nel dopoguerra. L’obiettivo fu raggiunto grazie all’Abwehr. In quel periodo, il servizio segreto militare tedesco, aveva bisogno di raccogliere informazioni di interesse strategico inerenti uno dei principali capisaldi della linea Gustav. Una linea difensiva che partiva dal porto di Minturno sulla costa laziale, attraversava la Valle del Liri e passava proprio per Montecassino. La montagna sulla quale sorgeva l’Abbazia, costituiva, e costituisce tuttora, uno sbarramento reso imprendibile dalla natura. Di conseguenza per meglio sfruttare il territorio ai fini militari, i tedeschi avevano bisogno di informazioni, come i rilievi topografici del territorio, la posizione delle caverne naturali della montagna destinate a ospitare nidi di mitragliatrici, la mappatura dei sentieri che salivano per i fianchi della montagna e che dovevano essere minati per evitare alle truppe alleate di raggiungere l’edificio. l’abbazia occupa una superficie di circa ventottomila metri quadrati, ma la zona che custodiva, e custodisce tuttora materiale di un certo interesse archeologico, si trova nei sotterranei. Attualmente è impossibile riportare in superficie questo materiale di inestimabile valore dal punto di vista culturale, poiché il bombardamento dell’abbazia ha ostruito i passaggi che consentono di raggiungerli. Il problema principale consisteva nel convincere i monaci a rivelare questi passaggi. La missione fu facilitata dall’intervento del barone Fidelis Von Stotzingen discendente della piccola nobiltà della Germania meridionale. La sua opera di mediazione si rivelò preziosa per aiutare il Generale a svolgere un duplice compito: avvicinare l’archivio e convincere Gregorio Diamare, vescovo abate di Montecassino, a evacuare l’archivio stesso per metterlo in salvo tra le mura del Vaticano. Era solo un pretesto per portare a termine un altro piano. Come testimoniato dalle stesse autorità vaticane, non tutto l’archivio giunse a destinazione. Una parte prese un’altra strada, oltre i confini dell’Italia.
Le autorità vaticane, preoccupate del destino dell’archivio acconsentirono alle richieste di trasferimento, senza rendersi conto che in realtà si favorivano i piani segreti della missione Diomede. La fase finale di questa missione consisteva nello scegliere i testi giusti separandoli da quelli destinati al Vaticano. Questo lavoro venne svolto dai militari tedeschi controllati dal monaco archivista maltese Mauro Iguanez. Egli era contrario alla decisione di spostare l’archivio fuori dall’abbazia poiché aveva immaginato che non tutti i testi sarebbero stati consegnati al Vaticano. Mauro Iguanez, infatti, non si muoveva in piena libertà poiché, a sua volta, era controllato da Maximilian J. Becker, Capitano medico della divisione Hermann Göring. Fu proprio questo ufficiale, amante delle arti ed esperto archeologo a decidere la sorte dei testi giusti. Infatti una volta imballati i manoscritti, codici, pergamene e documenti vari, si provvide al trasporto e alla consegna al Vaticano. Giunti a destinazione, però, mancavano all’appello alcune casse che finirono in Germania. Parte ad arricchire la collezione privata di Hermann Göring, e parte in uno dei cinquanta istituti di ricerca dell’Ahnenerbe diretti dal professor Wurst. Quest’ultimo, docente di sanscrito all’Università di Monaco e specialista in antichi testi sacri, si occupò dell’analisi e della traduzione del materiale sottratto all’abbazia Furono proprio i risultati del lavoro del professor Wurst a costituire l’arma di ricatto che costrinse il Vaticano a collaborare con i nazisti. Un ricatto basato sulla diffusione di scomode verità capaci di mettere in seria discussione l’esistenza stessa della Chiesa cattolica. Per continuare a conservare il potere temporale, le autorità vaticane scesero a patti con l’Odessa, garantendo la fuga dei nazisti attraverso la cosiddetta via dei conventi. Silenzio in cambio di protezione. Il resto appartiene alla storia ufficiale narrata sui libri di scuola.
Io sono di Cassino! Ti posso elencare tantissimi ristoranti in cui mangiare! Se sei cieco non è colpa di nessuno….Risciò, Ristorante da Mario, K2, Il ristorante della stazione, almeno due ristoranti cinesi ottimi, Il Boschetto, La campagnola…etc etc etc…non hai fatto altro che criticare la città e che diamine!!!! Io prima di intraprendere un viaggio se so di essere così “impicciosa” mi informo prima su internet! Dire portatevi il cibo da casa mi sembra una gran cafonata!
L’articolo è di 5 anni fa 😀
magari le cose sono cambiate nel frattempo 😉
Il mio compito è raccontare la mia esperienza, non posso dire che è stata positiva se non lo è stata. Oltre al fatto che critico solo la mancanza di ristoranti (e ti assicuro che non sono cieca e che abbiamo girato a piedi per un’ora, ma era tutto chiuso). Nella trattoria ci siamo trovati bene a mangiare e la consiglio.
Inoltre non mi pare sia una bugia dire che oltre all’Abbazia c’è poco da vedere.
Una storia intigante quella dei misteri ( “ricattabili”) di Montecassino; oltre a qualche nome preso dalla storia vera, purtroppo nessun elemento chiarificatore a riguardo di tali misterosi documenti, oltre le affermazioni dell articoletto che potrebbero essere ( e credo siano) inventate del tutto. Quali sarebbero questi documenti? Di cosa tratterebbero? Come e da quale fonte si è conosciuta la loro esistenza ? Etc…
Se avessi una fantasia tale da inventare una cosa simile, sarei tra le più grandi scrittrici di romanzi spy. Di cosa trattano i documenti e come ne siano venuti a conoscenza, non ne ho idea non avendo partecipato alle indagini sulla storia, ne ho mai parlato di “mistero risolto” (tantomeno ho le pretese di volerlo risolvere). Ho semplicemente raccontato una delle tante storie che riguardano quei tempi.
Per indagare più a fondo può rivolgersi alle sedi appropriate.