Le stazioni dei treni sono anche più belle degli aeroporti.
Sono più “libere”, si respira il vero spirito del viaggio, quello della valigia trascinata su una strada accanto ai binari, quello dall’intrecciarsi delle vite di migliaia di persone di ogni nazione e grado culturale. Nelle mie attese alla stazione ho osservato tanto la gente, anche se distratta come mio solito, e in genere facevo solo quello. Quel giorno però, non so perché, mi venne in mente di mettermi a giocare con le macchinette dei biglietti, tanto per ingannare il tempo. Vedevo varie soluzioni di viaggio, finché mi fermai di fronte a quella che mi sembrava un’offerta eccezionale: andata e ritorno per Venezia, 39 euro. Certo, si arrivava sabato mattina per ripartire domenica sera, ma chi se ne importa, avremmo potuto passeggiare per le strade di una città unica al mondo e, soprattutto, fare una delle cose della nostra lista: andare in gondola a Venezia.
Passare due giorni a Venezia, una città che non avevo mai visto e che sognavo da tempo! Ero lì lì per prenotare, ma mi fermai pensando che avrei prima dovuto sentire anche il parere di lui, almeno. Uscii dalla ricerca, nell’egoistica speranza che chi si sarebbe avvicinato alla macchinetta dei biglietti dopo di me non avrebbe visto l’offerta e non l’avremmo persa, essendo a posti limitati. Mi precipitai verso il binario dove sarebbe arrivato da lì a pochi minuti il treno che aspettavo, e per tutto il tempo camminai avanti e indietro nell’arco di un metro, in ansia. Il treno arrivò, puntuale, e come lui scese gli saltai al collo, ma non gli dissi ciao, bensì:
Scoprire Venezia in due giorni
Appena fuori dalla stazione, di fronte a noi appare già il primo canale ed il primo ponte, coperti da una leggera nebbia sotto le luci gialle dei lampioni. Un immagine quasi surreale, che nonostante la poca lucidità dovuta alla stanchezza, ci lasciò affascinati. Avevamo appuntamento con Cristina, la proprietaria del b&b, alle 9 del mattino, c’era quindi molto tempo da aspettare, ma in quel momento la nostra priorità era una: un cappuccino caldo, tanto caffè e un cornetto, o qualsiasi altra cosa, nello stomaco. Non avevamo la minima idea di dove andare, così iniziamo a seguire l’istinto e con la stazione alle spalle, seguiamo la strada verso sinistra, che fortunatamente si rivelò essere quella giusta. Venezia era nostra, eravamo gli unici in giro per la città a quell’ora, e osservammo la città svegliarsi piano piano, prendere lentamente vita. Ogni ponte che attraversavamo, ogni canale, ogni calle e ogni piazzetta avevano una loro particolarità, e nonostante la stanchezza, il sonno, la fatica di camminare trascinando le valigie, ci sentivamo felici, liberi, affascinati. Le spettacolari sensazioni del viaggio. Dopo circa 20 minuti di camminata, arriviamo a Ca’ d’oro, dove troviamo il primo bar aperto della città: la nostra speranza e salvezza. Quasi irrompemmo all’interno, assetati e affamati, divorando cornetti e bevendo a garganella latte e caffè. La caffeina e lo stomaco pieno, ci fecero acquistare una visione diversa della giornata (e forse proprio della vita, in quel momento), dandoci nuova energia per iniziare a visitare la città già a quell’ora, nell’attesa. Il cielo iniziava a colorarsi, la persone ad uscire dal caldo delle loro case, e vedemmo uomini camminare per le strade trascinandosi dietro carretti più o meno carichi, per rifornire i bar ed i ristoranti. Una cosa che notai, fu che a Venezia le indicazioni stradali e culturali sono ottime: chiare, precise e numerose. Grazie ad esse, senza perderci, ci ritrovammo di fronte il maestoso Ponte di Rialto.