Focaccia a Bari, per perdersi nel suo chiarore

Una delle cose che mi piace di più del viaggiare in inverno sono le giornate di sole.
Andare da qualche parte dopo aver vissuto una settimana di pioggia torrenziale nella tua città e trovare un meraviglioso sole ad attenderti.
In estate uno se lo aspetta, in inverno invece le giornate di sole sono sempre un terno al lotto, e forse per questo hanno più valore.

Così mi stupii anche quella mattina quando, intenzionati a mangiare una focaccia a Bari, raggiungemmo la città pugliese e un bel cielo terso illuminato dal sole ci accolse.

Focaccia a Bari - Lungomare

Un po’ meno cordialmente ci accolsero i parcheggi: passammo più di un’ora a cercare posto, mentre vigili urbani spuntavano qua e là, ma fu una ricerca inutile. Non andammo a cercarlo da altre parti, perché il nostro obiettivo si trovava proprio vicino alla stazione, ed a volte la pigrizia è regina: tanto che optammo per un parcheggio in seconda fila.


Dove mangiare la focaccia a Bari?

Anche stavolta lo avevo portato lì senza dirgli nulla, solo di prepararsi a partire. Da tempo diceva di voler provare la famosa focaccia a Bari, così lo portai da quella che conoscevo meglio e, probabilmente, il più famoso e buono panificio di tutta Bari: Magda.
Un locale in una via secondaria, di fronte un parco, una di quelle via che se non conosci la città e ti capita di passarci, è solo per sbaglio. Per chi invece la conosce, Magda sembra essere quasi un punto di riferimento, di ritrovo. L’odore della focaccia calda lo senti già da qualche metro prima, simile a quell’odore buono, che sa di casa, che si avverte quando la mattina presto si passa di fronte ad un fornaio. Ad un odore così non si può resistere, e sebbene conoscessi già il posto, quando entrammo mi sembrò di vederlo per la prima volta. Restammo un quarto d’ora abbondante di fronte quelle vetrine, incantati dalle focacce, dal pane, dall’odore, e dalla gente.

Alla fine optammo per una focaccia classica, al pomodoro, giusto per assaporare la vera tradizione. Spendemmo poco, appena 7 euro in due, lattine di cola comprese. Mangiammo nel parco lì di fronte, gustando la focaccia calda appena sfornata, e la pace del parco, dove studenti studiavano sdraiati sull’erba, e signori anziani osservavano il loro mondo seduti sulle panchine.

C’era così tanto da fare però che questo momento di pace durò poco: appena finita la focaccia, salimmo in macchina per andare verso il lungomare. Non amo molto guidare, preferisco stare dalla parte del passeggero e godermi il mondo dal finestrino… e visto che a lui guidare piace, ci dividiamo i ruoli perfettamente. Così osservavo la Parigi italiana scorrere dal finestrino, osservando i segni della storia sulla città, una città contesa per secoli a causa del suo sbocco sul mare così strategico, tanto che da lì partirono anche le crociate, conquistata da tanti regni diversi, che hanno dipinto nei secoli la Bari che conosciamo oggi, la “Bari porta d’Oriente”.
La prima cosa positiva del lungomare, quella che notammo subito, fu che di parcheggio ce n’era quanto volevamo: a pagamento, ma c’era.
Il lungomare barese non mi stanca mai. Mi piacciono i suoi colori, la sua disposizione, le sue panchine solitarie, le scalette che scendono nel mare, il faro che si vede in lontananza, che ha il sapore di avventure e vento dell’ovest. Diventa ancora più bello quando sorge il sole, sempre alle spalle del lungo mare, che tinge tutti di quel giallo-arancio tipico del sole che si sta addormentando, e da un tocco ancora più romantico, quasi antico, a quel posto dai colori immacolati.
Osservai le navi allineate al piccolo molo che avevamo di fronte, e mi venne da pensare, insieme a tante altre cose, alle immagini che settant’anni prima si erano trovati di fronte i baresi, quando la Luftwaffe mandò ottantotto bombardieri sulle navi militare attraccate al porto, affondandone 17 e colpendo tra le tante la John Arvey, una nave inglese carica di bombe all’iprite, un gas asfissiante che esplodendo fece incrementare vistosamente il numero delle vittime. Ci pensai così intensamente che quasi potevo sentire i fischi delle bombe che piovevano sul porto, le urla della gente, immaginare tutto il fumo nero e letale che si spandeva all’orizzonte e per le vie. Tornata in me, mentre camminavamo verso la Basilica di San Nicola, notammo una cosa che non ci era mai capitato di vedere: una pompa di benzina in mezzo al mare, per le barche. Ci venne da ridere, sembrava quasi una caricatura!

Focaccia a Bari - porticciolo
Per arrivare alla Basilica, seguimmo le mura della città vecchia, che in silenzio ci guidarono fino a trovare il simbolo più famoso della città.

Focaccia a Bari - San Nicola
O anche, come piace chiamarla a me, la Basilica della Leggenda, poichè si narra che fu costruita per nascondere e custodire il Sacro Graal. Ed entrare là dentro sapendo questo, raddoppia le sensazioni che regala già di suo il luogo. Un posto chiaro, perfino nella cripta, dove non c’è buio, nè nero, a differenza di tutte le basiliche medievali.

Dopo aver visitato e osservato ogni angolo della Basilica, ci muoviamo verso il luogo in cui avremmo dovuto incontrare degli amici, e strada facendo ci fermiamo al bar Matisse, un posto grigio, vuoto e costoso, nonostante la posizione meravigliosa… o forse costoso proprio per quella?


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